«Il nostro gol più bello? Dopo il G8»

Informatori medico-scientifici di giorno, cabarettisti la notte. Sulla piazza genovese, e non solo, sono diventati più che popolari. Da sempre intramontabili amanti del calcio o meglio, intramontabili sostenitori del Genoa. Andrea Possa e Marco Rinaldi, conosciuti come i «Soggetti Smarriti», si raccontano al Giornale attraverso le metafore del football, il loro sport preferito. E se ridere fa bene al cuore, rassoda gli addominali, è considerato l'antidepressivo migliore e favorisce il rilascio di endorfine (ormoni del benessere), sedetevi e buona lettura.
Esordio. «Ricordare la data precisa del nostro debutto è cosa ardua. In quel tempo imperversavano ancora i tirannosauri, non esistevano ancora i laboratori di cabaret e tanto meno i programmi televisivi dedicati, quindi se si desiderava esibirsi il lavoro era duro. Era necessario, prima di tutto, accordarsi con i gestore di locali, discoteche e latterie. In secondo luogo costringere parenti e amici a venirti a vedere ma soprattutto creare un repertorio adeguato e accontentarsi magari di un paio di consumazioni gratis come paga artistica».
Ruolo. «Precisiamo subito, noi giochiamo a tutto campo. Possediamo, come si dice, sia fiato sia gambe per reggere ogni "competizione agonistica". Se dobbiamo identificarci metaforicamente in ruoli calcistici, Marco è più un regista centrale, un ragionatore di centrocampo, quello che detta i tempi, mentre Andrea è più una punta, un finalizzatore istintivo e imprevedibile, capace di risolvere la gara in ogni momento e su qualunque campo di gioco, soprattutto a tavola».
Mister. «Un vero e proprio "mister" non lo abbiamo mai avuto, lo avremmo esonerato almeno duemila volte, battendo persino il record di Zamparini. Un maestro vero e proprio neppure. Siamo degli autodidatti della battuta, dei self-made-man della risata e giuriamo di non avere velleità politiche e tantomeno intenzione di scendere in campo. Se poi, oltre a divertire, si riesce anche a fare riflettere, è cosa buona e giusta».
Fallo. «Non esiste artista, comico o intrattenitore che non abbia mai sbagliato nella sua carriera. L'importante è trarne la giusta esperienza. Quando si fa spettacolo dal vivo e si gioca con il pubblico, è un rischio che si corre facilmente. In questo Andrea è un maestro. Ha un talento naturale nel scegliere la persona giusta da prendere bonariamente in giro».
Tifosi. «Trasmettere emozioni, divertimento, allegria è il nostro obiettivo principale. L'unica vera droga che ci porta allo sballo totale è l'applauso del pubblico, come in uno stadio. Fare ridere in tutta Italia non è una cosa facile, far ridere i genovesi, belin, è un'impresa eroica!».
Allenamento. «Un comico ha sempre la testa lì, proiettata a trovare un lato umoristico in tutte le cose. Abbiamo la fortuna di possedere buon fiuto e un'intesa unica che spesso rende lo show già gradevole in prima battuta».
Gol memorabile. «Ci viene in mente una grande performance al Porto Antico di Genova. Era la fine di luglio del 2001, pochi giorni dopo quel fatidico G8. Sembrava quasi blasfemia proporre uno spettacolo comico dopo quei giorni maledetti ma, anche grazie alla collaborazione del pubblico che aveva riempito tutti i posti dell'arena, ci siamo riusciti con molto tatto, sobrietà e con la giusta dose di satira. È stato quello il nostro gol artistico più bello».
Moviola.

«È sempre importante rivedere la performance artistica, anche se poi non si è mai contenti di ciò che si è fatto, ma questo è un bene. E poi, guardandoci allo specchio notiamo che l'avvenenza fisica non ci ha mai abbandonato. Peccato che la vista stia calando così drasticamente».

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