Ora i manager pensano ai body guard

Ora i manager pensano ai body guard

Le ore, i giorni che passano dal rapimento del giovane imprenditore spezzino non fanno altro che aumentare l'angoscia e i timori. Non c'è alcuna notizia o alcuna richiesta di riscatto per Andrea Calevo, l'industriale di 31 anni rapito lo scorso 16 dicembre a Lerici. Oltre a mantenere estrema riservatezza, gli inquirenti non hanno perso la speranza di trovare il giovane ancora in vita, forse nascosto in una zona non molto distante dall'area dove si perdono le sue tracce. Nei giorni delle feste, le ricerche sono proseguite con un elicottero dei carabinieri dotato di una «telecamera termica» per rilevare le variazioni di temperatura, utilizzabile anche di notte. Rapimento classico, è questa l'ipotesi investigativa ufficiale, perché di racket e vendetta sino ad oggi gli inquirenti (pur indagando molto in questa direzione) non ne hanno apertamente parlato.
Eppure, nella massima discrezione, qualcosa si muove nell'ambiente imprenditoriale spezzino. Si tratta di timori, paure, preoccupazioni che hanno motivato alcuni ad «investire» in maggiore sicurezza per la propria abitazione e per la propria azienda. Negli scorsi giorni alcuni esperti del settore hanno lavorato in case isolate un po' in tutto lo spezzino, mentre (ma qui al di là delle indiscrezioni non si può andare) un paio di imprenditori e manager di aziende nautiche hanno chiesto la consulenza di addetti alla sicurezza, in pratica guardie del corpo. Timori infondati? Esagerazioni? Forse, almeno a fronte della «blindatura» della provincia da parte delle forze dell'ordine, ma resta il fatto che per molti la storia di Calevo assomiglia un po' troppo alla propria.
Resta poi la convinzione, almeno tra gli abitanti (molti si sentono a rischio se pur oggi la zona sia presidiata in forze da settimane) delle alture di Lerici dove molte ville sono state rapinate anche con azioni di forza dei malviventi negli ultimi 30 mesi, che dietro a quel blitz vi debba necessariamente essere un basista, o peggio una persona che possa aver attirato l'imprenditore in una trappola. «Se non conosci dove andare e come uscirne qui non c'è storia - commenta un residente che abita a pochissime centinaia di metri dalla casa dei Calevo - devi sapere chi c'è in casa e che auto possiede, poi deve sapere come scendere verso l'autostrada. Non c'è un posto dove nascondersi con l'auto davanti a quel cancello almeno senza destare sospetti, questi devono essere saliti qui con lui e così sono scesi».
Sul fronte delle indagini non vi sono poi particolari novità di rilevo. «Non ho elementi per poter dubitare dell'esistenza in vita di Andrea Calevo, ma non ho neanche nessuna prova positiva che stia benissimo». Ancora una volta il procuratore capo di Genova, Michele Di Lecce, che in qualità di responsabile della locale direzione investigativa antimafia dirige le indagini sul sequestro, dice e non dice, facendo capire che oggettivamente anche gli investigatori sono pronti a qualunque sviluppo del caso. «Per il momento non ci sono novità da riferire - ha poi aggiunto Di Lecce - le nostre ricerche sono condotte prevaletemente nelle aree in cui è avvenuto il sequestro, ma non solo in quelle».


Poche e scarne notizie anche sul fronte delle indagini, qui la procura dice solo che: «Stiamo lavorando su aspetti specifici di cui non possiamo parlare. Il nostro obiettivo principale resta quello di trovare vivo Calevo».

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