Ospedale pediatrico Gaslini all'avanguardia da 75 anni

Ogni anno sono un migliaio i bambini di novanta diversi Paesi del mondo che vengono ricoverati al Gaslini, e almeno altri ventimila arrivano da tutte le regioni italiane, la metà di tutti i piccoli pazienti. Ne ha fatta di strada l'ospedale pediatrico genovese che, inaugurato il 15 maggio del 1938, ha appena compiuto 75 anni. Quel primo giorno, a testa alta e petto in fuori a varcare la soglia di quello che già era un centro futuristico di diagnosi e cura per l'infanzia, fu il duce in persona, durante una visita di tre giorni a Genova. Accanto a lui il fondatore, quel Gerolamo Gaslini, un self made man lombardo di nascita e ligure d'adozione, che qualche anno prima aveva avuto il dolore inesauribile di veder morire la secondogenita Giannina di peritonite a soli 11 anni, senza che la medicina potesse fare nulla per salvarla. La vita di un padre da quel momento cambiò. E poco importa, oggi, sapere se sia vero o no che dietro la scelta di costruire un nosocomio per i bambini ci fosse anche un patto di «risarcimento» con il governo fascista cui l'imprenditore del settore oleario avrebbe sottratto milioni in tasse. Gaslini, da uomo di grandissima lungimiranza, investì 64 milioni in un progetto architettonico che vale ancora oggi per la sua modernità: 20 padiglioni ben collegati tra loro anche in via sotterranea, su una superficie di oltre 73mila metri quadrati, due terzi dei quali destinati al verde e dove le camere di degenza sono tutte rivolte a sud, sud-est, da cui il motto «Pueris floribusque lumen solis» («Ai bambini e ai fiori la luce del sole»).
Fin dalla sua fondazione, Gerolamo Gaslini volle all'interno dell'istituto la presenza dell'Università di Genova con le proprie cattedre di pediatria al fine di assicurare all'assistenza il supporto qualificato della ricerca e della formazione delle nuove generazioni di pediatri, di infermieri e tecnici. Il risultato è un centro di eccellenza sotto il profilo della diagnosi, della cura e della ricerca clinica, che nel 2011 ha visto la pubblicazione di oltre 300 articoli scientifici di qualità mai raggiunta prima. Alcuni dei suoi reparti sono oggi i centri di riferimento europeo per quella patologia, come il dipartimento per la cura del neuroblastoma. Ma tutto cominciò allora.
Gaslini affermerà qualche anno più tardi: «Io non sono un uomo di scienza, ma mi rendo perfettamente conto che solo partendo dalla ricerca scientifica, opportunamente diretta, i medici che hanno cura dei bambini possono assolvere in piena coscienza il loro non facile compito». Per capire quanta importanza il fondatore desse allo sviluppo e all'innovazione basta ritornare al 1949, anno in cui egli si spogliò di tutti i suoi beni (società, stabilimenti, immobili, partecipazioni azionarie, titoli e persino la propria dimora) facendoli confluire nella Fondazione Gaslini, disponendo che le risorse del suo patrimonio dovessero essere devolute per sempre al potenziamento della ricerca, delle cure e formazione dell'Istituto. Alla morte dell'ultima discendente del fondatore, la presidenza della fondazione passò all'arcivescovo di Genova in carica. E sabato scorso, al Ducale, è stato proprio il cardinal Angelo Bagnasco a celebrare la storia di eccellenza dell'ospedale pediatrico, raccontata in un volume fotografico «Gaslini: una storia di eccellenza» edito da Rizzoli. «Il Gaslini ha sempre difeso, custodito e promosso la vita - ha detto il porporato - la prende in cura sia dal punto di vista professionale e tecnico, sia dal punto di vista della famiglia, dei bambini e quindi attraverso un tratto umano che è da tutti riconosciuto, con continui riscontri di ringraziamento e gratitudine per il clima che queste famiglie trovano all'Istituto».
Tra gli interventi quello del presidente Vincenzo Lorenzelli, che ha ricordato come l'ospedale nacque «in un momento difficile per il Paese, che stava per affrontare una guerra lunga e dolorosa».

Condizioni difficili che non gli hanno impedito negli anni di diventare eccellente, «non grazie e finanziamenti straordinari, ma allo straordinario impegno umano e professionale di tutte le persone che con il loro lavoro e la loro dedizione ne hanno fatto la storia». Il libro, insieme a tanti momenti di vita all'interno dell'istituto, racconta le visite di personaggi illustri, tra cui la principessa Maria José e da ultimo papa Benedetto XVI.

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