Ottonello: «Così cambio il Coni»

L’aplomb è quello di un gentleman all’inglese, un atteggiamento - che è un naturale modo di essere - mutuato anche dalla lunga pratica sportiva a livello agonistico e dirigenziale. Ma il Vittorio Ottonello che si presenta candidato alla presidenza del Comitato olimpico regionale ligure (le elezioni si svolgeranno l’11 marzo prossimo) promette d’essere un ciclone che investe il mondo sclerotizzato dello sport in Liguria. Intendiamoci: non certo per demonizzare l’attività sportiva e chi la pratica, ché anzi meritano, a giudizio di Ottonello, benedizione e considerazione, a fronte della scarsità o addirittura assenza di sostegno da parte delle istituzioni. Il programma del candidato presidente, che ieri si è presentato ufficialmente, forte dell’appoggio di quattro vertici provinciali e undici rappresentanti dei comitati regionali di specialità, punta invece su una radicale ristrutturazione innanzi tutto organizzativa, in grado di incidere di conseguenza sul positivo accoglimento delle istanze. Tra le quali Ottonello indica, in particolare, l’annoso problema del palazzo dello sport. «È vero, c’è quello nel quartiere fieristico - ammette il candidato, 61 anni, già eccellente mezzofondista “in servizio permanente effettivo“, diplomato Isef e laureato in pedagogia a pieni voti, poi docente e manager sportivo -. Ma il Palasport della Fiera - precisa - dovrebbe essere trasformato in modo da rappresentare un punto di riferimento di tutte le discipline, comprese quelle cosiddette minori, in modo che all’interno si svolgano sì le manifestazioni, ma trovino posto anche le sedi delle federazioni, per offrire un servizio continuativo al pubblico degli sportivi praticanti e degli appassionati. Insomma: più che Palazzo dello sport dev’essere il Palasport degli sportivi».
Il vulcano-Ottonello è solo all’inizio dell’esposizione: parla di «rivitalizzare la Scuola regionale dello Sport, che oggi praticamente non funziona», sostiene la necessità di «individuare una squadra di quattro, cinque sponsor, primarie imprese e società pubbliche e private, che finanzino alcuni eventi di rilievo in maniera non episodica», spiega l’urgenza di «destinare i soldi pubblici, attualmente pochi e mal distribuiti, solo a strutture che funzionano, tagliando i piccoli impianti improduttivi». Non basta: Ottonello è lanciatissimo anche nel mettere al centro dell’attenzione «i 350mila praticanti sportivi liguri, i 13mila dirigenti volontari, le centinaia di tecnici che, senza godere di gratificazioni o privilegi, continuano a sostenere il settore».

Tanta passione e determinazione, del resto, è pienamente giustificata dall’importanza sociale del settore, al di là dell’agonismo, soprattutto nell’ottica della promozione dei valori presso le giovani generazioni. A cominciare dalla scuola, «dove - conclude Ottonello - deve riprendere quota la sensibilità nei confronti dell’attività sportiva».

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