«Paganini», il tempio della musica

«Dichiaro ufficialmente aperto l'anno accademico al Conservatorio Paganini». Il direttore dell'istituto musicale genovese, Claudio Proietti, papillon giallo e sorriso soddisfatto, saluta la platea gremitissima del salone dei concerti: docenti, studenti, giornalisti, artisti, ex allievi, autorità e protagonisti della vita cittadina; persino Nicolò Scialfa, appassionato dichiarato di musica e teatro, non può mancare, nonostante i più che lubrificati «tritacarne mediatici» sempre in funzione.
La serata è l'evento clou del cosiddetto Open Day del Paganini - Istituto di Alta Formazione Musicale - due giorni interi (venerdì e ieri) di porte aperte, con concerti gratuiti e lezioni aperte al pubblico, strumenti musicali a disposizione, conversazioni e svariate attività artistiche. Venerdì sera, la festa, con l'assegnazione dei diplomi e i momenti musicali, regalati da ex allievi ormai sulla cresta dell'onda: un bell'assaggio di Pianoforte jazz con Andrea Pozza e l'immancabile lirica da camera con il tenore Francesco Meli.
«Siamo orgogliosi di presentare il nostro istituto - Proietti ha ormai compiuto il suo primo anno istituzionale - che ha il compito di formare dei musicisti completi e di accompagnarli sul trampolino di lancio della professione e della carriera. L'Alta formazione è una grande responsabilità e noi, giorno dopo giorno, con fatica, stiamo cercando una collocazione più definita all'interno del vastissimo panorama delle scuole italiane. È un percorso ad ostacoli, che si snoda tra mille difficoltà e che ci costerà ancora un bel po' di fatica». Eh già, perché il Paganini, come del resto tutti i conservatori italiani, è in fase di riforma già da parecchi anni, ma ancora non ha acquisito un'identità precisa.
Università? Istituto a se stante? Accademia? Insomma, una foresta linguistica e concettuale, che a confronto la Selva d Birnam di Macbethiana memoria è un ameno boschetto di campagna. Del resto, non è semplice inquadrare un istituto che al suo interno ospita allievi dai dieci ai trentacinque anni; quando non più anziani, considerando i corsi di formazione docenti e quelli che completano o equiparano i diplomi del cosiddetto vecchio ordinamento. «Siamo talmente tanti, che oramai ci stiamo stretti, qui dentro!». Non fatichiamo a crederlo. E ci auguriamo che il progetto di trasformare il gazebo di Scalinata Borghese in una emanazione del Paganini si concretizzi ben presto.

Il che non guasterebbe, per altro, all'igiene e al decoro della città.
E allora, come si suol dire tra artisti, «toi toi toi» Paganini! un «In bocca al Lupo» speciale per la cultura e per il futuro delle nostre nuove generazioni di artisti.

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