Panariello in scena: la svolta popolare della vera cultura

(...) la sua sublimazione lunedì sera sul palco del teatro Modena, in occasione del primo incontro del nuovo ciclo dei «Lunedì FEG - Le parole tra noi», curato da Giovanna Zucconi e dedicato al racconto del proprio lavoro da parte di quattro personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo (per la cronaca, il 18 marzo tocca a Geppi Cucciari, il 2 aprile a Francesco Tullio Altan, quasi una rimembranza di quel troppo alto di cui si diceva prima, e il 22 aprile ad Alessandro Baricco).
Proprio la prima serata, con Giorgio Panariello sul palco, è stata la dimostrazione che - anche a Genova - un'altra cultura è possibile. Che si può riempire un teatro (vabbè, a ingresso gratuito, come tutti gli appuntamenti della FEG, ma Panariello sarà anche al Carlo Felice il 16, stavolta a pagamento, con il suo In mezzavvoi), con una comicità leggera, dolce, fresca, delicata. Senza insultare nessuno, senza spacciare comiziacci per satira, senza volgarità o attacchi gratuiti a destra e a sinistra, solitamente più a destra che a sinistra, ma non è questo il punto che conta.
E qui sta il doppio miracolo della nuova stagione della FEG insieme all'Archivolto, dolce e salata insieme come una delle straordinarie torte di Pina Rando, che del Modena è contemporaneamente contabile e cambusiera, direttrice e cuoca, anima e cuore, queste ultime due (ma solo queste, per la fortuna dei commensali) insieme a Giorgio Gallione. Da un lato, siamo usciti dalla logica dei «soliti noti», dei nomi del salottino buono della «comicità intelligente» o dell'«artista impegnato» o di quello che «piace alla gente che piace». Dall'altro, abbiamo visto una serata dove si è parlato di comicità pura, dove un attore ha fatto l'attore e non si è improvvisato altro: politico, capopolo, trascinatore, moralizzatore...No, Giorgio, con la grandezza che solo i grandi veri hanno, ha fatto l'attore.
Significativo, al proposito, anche l'episodio raccontato da Panariello sul palco del Modena. Della stagione trionfale in cui Torno sabato fece il 40 per cento di share per quindici puntate di fila, risultato mai più raggiunto da nessuno nella storia della televisione italiana. Altrove, a uno così, avrebbero fatto un monumento equestre da mettere al posto del cavallo di bronzo in viale Mazzini, come nuovo simbolo della Rai vincente. A Panariello, che non rientra nei canoni della «comicità intelligente», quella che non può superare il 10 per cento di share per definizione, toccò invece la copertina dell'Espresso in compagnia di Alena Seredova con un attacco alla «tivù deficiente». Addirittura Franca Ciampi intervenì sul tema. Risultato: per l'appunto, nessuno ha mai più fatto ascolti simili senza parolacce e volgarità. Geniale. E, ribadisco, l'invito a tutti coloro che vogliono passare una serata rilassante, è quello di vederlo anche il 16 al Carlo Felice. Ne vale la pena.
Ecco, mi piace pensare che non sia stato casuale iniziare la stagione della FEG proprio con un personaggio come Giorgio e con parole come quelle di Giorgio. Così come mi è piaciuto vedere, sul palco e in platea, Alessandro Garrone - che della Fondazione è il nuovo presidente - divertirsi e ridere insieme e prima del pubblico.

Immagine anche fotografica, con quella risata aperta e persino gli occhi che si divertivano, del piacere di un sorriso. Di come si possa fare cultura anche senza, necessariamente, martellarsi i cosiddetti. Per poi sentirsi migliori.
Lunedì sera, invece, siamo usciti sentendoci meglio.
(3-continua)

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