Pdl, ecco la ricetta per ripartire Uomini nuovi e addio disertori

(...) dedicato la sua vita e il suo impegno alla rivitalizzazione di un quartiere che prima di lui era simbolo del degrado - nella sua lista. Besana era ed è un caro amico di Grillo, era ed è una persona perbene ed era ed è un candidato caro a Burlando. Poi, messo di fronte a macchine da voti come Armando Ezio Capurro e Gianni Crivello, solo per dirne due, Besana non è entrato in Regione. Ma, al di là dell'esito finale, l'idea di Burlando di sterilizzare la protesta grillina candidando suoi uomini in lista, era politicamente ottima.
Infatti, probabilmente, non è un caso se esponenti del MoVimento Cinque Stelle erano presenti nelle liste delle regioni confinanti: ad esempio, in Piemonte, dove hanno avuto due eletti, ed in Emilia Romagna, dove pure hanno avuto due consiglieri regionali. E, invece, i grillini non erano candidati alla Regione Liguria, dove pure Beppe vive e dove pure domenica e lunedì hanno conquistato la maggioranza dei voti.
Allo stesso modo, è impossibile non ricordare quanto avvenne nel 2009, quando Grillo pensò di diventare segretario del Partito democratico e di correre alle primarie dell'epoca, ma venne stoppato dall'apparato con la motivazione che non era tesserato. Piero Fassino, allora segretario, spiegò serioso: «Se Grillo vuol fare politica, fondi un partito, metta in piedi un'organizzazione e si presenti alle elezioni. Così vediamo quanti voti prende, perchè non lo fa?». Toni sprezzanti che erano unanimi nel Pd. Unanimi tranne uno, il furbo Burlando, che invece perorò la causa di Beppe, spiegando che era giusto che potesse correre per la segreteria del Pd. Nessuno se lo filò. Ma, come si è visto, il governatore ligure fu molto più lungimirante dei soloni del suo partito.
Il terzo caso di cui voglio parlare oggi è quello del centrodestra e del Pdl in particolare. Dico subito che penso che sia giusto che i vertici del partito debbano dimettersi, perchè il risultato in Liguria è stato molto peggiore di quello nazionale e, quindi, se fossi in Michele Scandroglio, coordinatore regionale, ed Eugenio Minasso, vicecoordinatore vicario, non ci penserei un attimo a dimettermi. Sono rimasti fuori dal Parlamento a causa dell'incredibile sconfitta nazionale per un pugno di voti, ma soprattutto si sono trovati a gestire una pesante sconfitta regionale. Anche se, lo dico subito, non ne sono certo gli unici colpevoli, anzi.
Però, detto questo e ribadito che penso che l'esempio virtuoso sia quello del senatore Gigi Grillo che - nonostante fosse fuori dalle liste - ha lavorato ventre a terra per il bene del suo partito, dico anche che ho trovato surreale l'atteggiamento di molti, troppi, nel Pdl. E faccio anche nomi e cognomi, partendo da quattro carissimi amici personali, visto che penso che proprio agli amici vada detto tutto, anche le cose più scomode, senza sconti. Ma, proprio perchè sono amici, spero che lo restino ugualmente anche di fronte alle critiche e magari, da oggi, lo siano anche di più proprio per questo.
E, ad esempio, a Genova, trovo incredibile non aver visto particolare campagna elettorale da parte di una parte degli ex An e, a fronte di un grosso lavoro di Franco Marenco, non ho visto altrettanto impegno da parte di Giorgio Bornacin e di Gianni Plinio, soprattutto sulla lista alla Camera, peraltro non esaltante, ne convengo. E, soprattutto nel caso di Plinio, mi pare surreale perchè, se fosse scattato il premio di maggioranza nazionale, Gino Garibaldi sarebbe diventato deputato e Plinio sarebbe rientrato in consiglio regionale, ottimo risultato anche per il consiglio regionale, con un oppositore serio e capace in più.
Allo stesso modo, mi spiace non aver visto in prima fila un consigliere regionale come Gino Morgillo, che pure avrei votato se avessi dovuto dare una preferenza per le regionali alla Spezia, perchè l'ho sempre visto lavorare in Regione per il suo territorio. Ma come è possibile che il vicepresidente del consiglio regionale, messo lì in quanto Pdl, non dia il tutto per tutto per il suo partito? Oppure, penso al capogruppo in regione del Pdl Marco Melgrati, che come Morgillo è un caro amico, ma che non ho visto ovunque come è capace, come fa benissimo di solito e come avrei voluto.
Ma le parole più surreali di tutte mi sono sembrate quelle dell'ex ministro Claudio Scajola, che pure ha avuto in passato la dignità delle dimissioni e che ho difeso in momenti difficili, ma che non ha trovato di meglio di dire che, se lui avesse fatto le liste, avrebbe potuto vincere. Ma su, siamo seri. Oppure, il presidente della provincia di Savona Angelo Vaccarezza che ha attaccato le liste «completamente inadeguate», proponendo insieme il classico elogio di Scajola, genere letterario del ponente ligure, addirittura con segnalazione e comunicato ufficiale dell'ufficio stampa della Provincia savonese.


In certi casi, un bel tacer non fu mai scritto. Ma può essere l'occasione per fondare un nuovo Pdl, senza gli sconfitti Scandroglio e Minasso ai vertici, ma anche senza avere alla guida chi ha lasciato il peso della battaglia a Berlusconi. Immenso, ma solo.

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