(...) Amplificatori annessi. Immaginiamoci dunque un repertorio sempre uguale, con i decibel a livello discoteca, intonato sotto le finestre di uffici legali, studi di architettura o di commercialisti. Insomma di gente che lavora con la testa e che non ce la fa più a vivere sotto assedio. Una musica assordante che penetra anche nei bar, nei ristoranti, nei negozi.
Perché è questo che avviene in piazza Matteotti, un assedio tollerato dall'amministrazione comunale della città dei diritti (per tutti tranne che per i genovesi onesti), un sopruso insopportabile per chi è costretto a subirlo. E sono in tanti quelli che hanno provato a chiamare i vigili o a chiedere lumi al Comune, sentendosi rispondere picche.
Numerose lettere sono state inviate anche al presidente del Municipio. Dov'è finita l'ordinanza sul pubblico decoro? Si chiedono i cittadini interessati. «È finita la pioggia e purtroppo siamo daccapo - dice un professionista della zona, che insieme a tanti altri colleghi sta cercando di ottenere un intervento serio del Comune - tante attività commerciali, studi legali e di altri professionisti hanno più volte chiesto interventi, senza alcun risultato». «Non è possibile dover ascoltare per ore la stessa musica ripetuta all'infinito ad alto volume e contemporaneamente svolgere la propria attività professionale - dice un noto architetto della zona -. Non è giusto non essere tutelati nei propri elementari diritti a vantaggio di quattro musicanti che presidiano la piazza fregandosene del resto del mondo. E non è legale secondo tutti noi che sia tollerata una permanente occupazione della piazza pubblica, che venga prodotto un volume così alto e si debba stare in ufficio con scarsissimi risultati anche a finestre chiuse».
C'è chi cerca di portarsi il lavoro a casa, c'è chi si vergogna persino a ricevere i clienti perché l'orchestrina non si ferma mai e quando i musicanti sono stanchi attaccano magari il sottofondo che «si esibisce» al loro posto in playback. «I musicanti non sono detentori di salvacondotti che li rendono impermeabili a normali principi del vivere collettivo - dicono -. Esistono norme che obbligano le aziende che pagano le tasse a dotarsi di mille autorizzazioni acustiche, possibile che qui non ne valga una?».
«Valuteremo la situazione in maniera condivisa con l'assessore alla Legalità competente in materia», è la risposta del presidente del Municipio. Ma intanto con l'inizio della bella stagione e le finestre aperte si ripropone l'ormai noto problema, dicono tutti.
«Qui non si tratta più della classica esibizione per raggranellare un po' di spiccioli che sarebbe previsto dal regolamento comunale - attacca un avvocato che ha lo studio che affaccia sulla piazza -, questa è un'attività vera e propria con un presidio quotidiano e organizzato degli spazi pubblici. Per chi è di passaggio sarà anche un intrattenimento momentaneo, ma per chi vive e lavora a portata d'orecchio delle esibizioni la faccenda è seria. Spero che chi di dovere possa avere un'idea su cosa significhi sentire questo continuo tormento mentre si lavora cercando di concentrarsi per produrre qualcosa».
La rabbia dei professionisti e dei titolari dei negozi è che nel caso specifico la legge è costantemente raggirata. Se si pensa infatti che per una qualunque attività all'aperto è necessario ottenere autorizzazioni riferite proprio agli aspetti acustici questa è una colossale presa in giro.
E la richiesta è sollecitare chi ne ha le competenze perché ponga un rimedio anche lenendo mano al regolamento comunale.
Infatti il «Regolamento per l'arte in strada» già prevede (Art.9) che tali eventi e che la durata massima (art. 4) sia di «1 ora nella stessa posizione».
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