«Rigoletto», trionfo di un dramma perfetto

Il primo applauso arriva a scena - anzi a cambio di scena - aperta, all'interno del primo atto, quando dalle orge del palazzo del Duca si passa alla casetta di Gilda, nascosta nella penombra. Sipario alzato, palco e quinte in movimento, corde, macchinari, tecnici al lavoro: tutto davanti agli occhi della platea, all'inizio stupita, poi entusiasta. «Evviva il Carlo Felice!», «Bravi!» e poi di nuovo Verdi, avanti con la musica. Grande successo per la prima di Rigoletto al Carlo Felice, venerdì sera, con un pubblico che ha dimostrato il proprio affetto al teatro genovese: sala gremita e ovazioni a fine serata.
Bravo Rolando Panerai, che dopo quasi un secolo di palcoscenico calcato da baritono si è dato alla regia: ottima idea quella del cambio a vista, e ancor più ottima quella di rispettare in tutto e per tutto un'opera perfetta, senza invenzioni astruse o distrazioni sceniche, a lasciar trionfare il dramma profondo della musica. E apprezzabile, oltreché i costumi (Regina Schrecker) e le luci (Luciano Novelli), anche l'idea del riciclo scenografico: un sapiente collage, quello di Enrico Musenich, fatto con avanzi di magazzino - e che avanzi! - materiale utilizzato in altre opere e destinato, solitamente, all'oblio. Qui invece utilizzato al meglio, il che è buona tattica dal punto di vista del risparmio (genovesi si nasce!) sia di soldi che di spazio. Chapeau.
Ma torniamo a noi. Esecuzione sostanzialmente fluida, poche la sfasature, con un buon equilibrio buca/palcoscenico (direzione Carlo Rizzari), sempre con pieno rispetto delle voci, mai costrette a sforzare per emergere. Cast brillante, a partire dal protagonista (Alberto Gazale), personaggio tra i più intensi del panorama verdiano, buffone deforme, servitore disprezzato, che dietro ad una patina di squallore nasconde una fragilità umana straziante. Ecco, se una cosa possiamo notare - ma questa è anche scelta registica - è il poco contrasto tra quella patina esterna e il Rigoletto uomo, la cui umanità sofferta esplode dopo la fatale maledizione. Gazale, bella voce e drammaticità profonda, è capace di commuovere, magistralmente. Bravissima Nino Machaidze (Gilda), splendida voce e delicatissima musicalità, ha cantato con intelligenza e passione, regalando un personaggio fresco e intenso.

Meno convincente Jean-Francois Borras (Duca), voce un po' debole, a tratti gestita con difficoltà, specie negli acuti, nonostante si siano percepite alcune buone intenzioni musicali. Più che buona la prova di Andrea Mastroni (Sparafucile) e brava Annunziata Vestri (Maddalena); bene coro e il resto del cast.

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