Il sapore dei krapfen degli anni '60

Il sapore dei krapfen degli anni '60

La lettura sul Giornale delle pagine delle «cose perdute» continua a sollecitarmi ricordi che, come tanti «file» mi si aprono nella mente, uno dopo l'altro. E mi rivedo chierichetto, quando don Carlo Crovetto, curato a Bogliasco negli anni Cinquanta, organizzava concorsi a premi per chi frequentava regolarmente il servizio in parrocchia; ogni messa servita due punti, un punto mi pare ai Vespri, tre punti per un funerale... Le cerimonie religiose erano sempre affollate di piccoli chierici, ansiosi di vedersi segnato a fine messa il punteggio su un gran tabellone. E a fine anno premi per tutti, anche per i meno assidui. E a proposito di funerali, ricordo che, con essi, ci si offriva l'occasione di fare un viaggio in macchina, cosa abbastanza inusuale per i tempi. Infatti, dopo aver accompagnato il defunto al Cimitero, noi chierichetti si saliva insieme al parroco sul carro funebre per tornare in parrocchia: davanti il don, e noi dietro... dove poco prima qualcuno aveva fatto il suo ultimo viaggio.
Passando al profano, ricordo un personaggio che nelle estati degli anni Sessanta visitava le spiagge della riviera, da Voltri a Camogli. A Bogliasco veniva ogni anno. Era un omino magrissimo, esile e sicuramente aveva più di sessant'anni. Arrivava in spiaggia sempre il 15 di agosto; una giornata con la spiaggia affollatissima. Noi ragazzi eravamo come al solito «sott'a-o cian», si stava in compagnia, «lepegando» con la milanese di turno, giocando a carte.
Quest'ometto (chissà che nome aveva) arrivava sul bagnasciuga, in costume da bagno, con un grosso masso in braccio: una pietra presa in spiaggia ma che poteva pesare almeno una decina di chili. Lanciava un urlo, per richiamare l'attenzione dei bagnanti. Diceva forse qualcosa, ma non ricordo cosa. Poi, quando tutta l'attenzione era concentrata su di lui, si caricava il masso sulle spalle, avanzava di qualche metro nell'acqua e si lasciava sommergere, sedendosi sul fondo con il peso sulle spalle. Qualcuno che non lo conosceva faceva l'atto di gettarsi a salvarlo, pensava ad un suicidio. Ma veniva trattenuto. Passava un minuto, due, tre, non ricordo esattamente quanto, ma sembrava un'eternità. Poi con un altro urlo quasi disumano, il vecchio riemergeva, e dalla spiaggia partiva un applauso; qualche spiritoso chiedeva il bis. Raccolta la sua pietra l'uomo girava tra i bagnanti: aveva un berrettino da ciclista, bagnato perché si era immerso con quello, e dentro raccoglieva le dieci, le cento lire che la gente gli donava. Ripartiva in silenzio, dopo aver ringraziato tutti; destinazione un'altra spiaggia, a Sori, a Recco: la giornata doveva essere sfruttata fino all'ultimo per raccogliere quei pochi soldi che sapevano di fatica e di acqua salata per poter mangiare qualcosa. Intanto dal juke-box Gino Paoli cantava «Sapore di sale».
E restando agli anni Sessanta non possiamo dimenticare i «Krapfen» di Romano. I «giovani» genovesi di sessant'anni hanno ancora in mente il loro profumo e il sapore della calda crema pasticciera che contenevano. Nel tardo pomeriggio davanti al suo laboratorio vi era regolarmente una interminabile fila di ragazzi e ragazze che aspettavano il loro turno per assaggiare i «krapfen». E non è raro oggi, se incontro qualcuno che viene a sapere che sono di Bogliasco, mi chiede per prima cosa dei celebri «krapfen». Romano Zampriolo era un pasticcere che aveva il laboratorio vicino alla spiaggia. Proveniente da Diano Marina, aveva iniziato a Bogliasco questa attività negli anni Cinquanta. Poi un giorno pensò ai krapfen. Non era un dolce bogliaschino, né tantomemo ligure, ma volle lo stesso provare a lanciarlo e proporlo tra i bignè e i cannoli alla crema pasticciera. La ricetta era semplicissima: un delicato impasto di farina manitoba, uova, zucchero e burro. Fu un successo che aumentò progressivamente nel giro di pochi anni e che finì nel 1984 con la prematura scomparsa del mitico pasticcere.
Dal 1994, a dieci anni dalla sua scomparsa, per una felice intuizione della locale Associazione Commercianti, si è riproposto questa tradizione dedicando una giornata ai krapfen di Romano.

Utilizzando la ricetta avuta dalla moglie, signora Maria, decine di volontari, preparano nuovamente i famosi dolci, che vengono distribuiti in piazza, destinando a scopo benefico il ricavato della vendita. Il successo, ogni anno a giugno, è enorme, anche per la gioia dei sessantenni golosi che ricordano, gustando i krapfen, i loro pomeriggi giovanili in quel di Bogliasco.

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