(...) in tre giorni dell'intera dentatura. Di esseri umani, sia chiaro, non di animali bisognosi. Oppure finivano sul conto corrente di alberghi di Malta. O di società specializzate in ristrutturazioni immobiliari. O ancora finivano a chissà quali altri destinatari che di scopi animalisti ne avevano assai pochi.
Soldi, tanti. Centinaia di migliaia di euro solo nel 2011, ma i «movimenti» sospetti risalgono indietro nel tempo, fino al 2007. Ci sono riscontri contabili, ora nelle mani della Guardia di Finanza che ci lavora per conto della Procura. Così come c'è la traccia di ripetuti prelievi con carte bancomat e versamenti fatti da Enpa ad alcune associazioni «animaliste» la cui azione non era però sottoposta ad alcuna verifica dello stesso ente nazionale. Come fosse possibile tutto questo lo ha ricostruito un revisore dei conti dell'associazione, che per aver chiesto chiarezza è stato emarginato e poi costretto a lasciare l'incarico.
È una storia lunga quella che coinvolge l'Enpa. Una storia che parte da Genova ma esplode a livello nazionale. Una storia segnata da dimissioni improvvise e da commissariamenti che non cambiano però la linea della onlus sotto i riflettori. A sollevare la questione, come detto, la segnalazione di Massimiliano Suprani, commercialista genovese, socio e volontario Enpa, chiamato insieme ad altri due professionisti nel collegio dei Revisori dei Conti. La loro relazione, al 31 dicembre 2011, metteva già in luce qualcosa su cui valesse la pena fare attenzione da parte dei vertici. In particolare - segnalavano due dei tre revisori (uno non ha firmato la relazione) - «risultano a bilancio contributi versati e crediti verso alcune associazioni e fondazioni con attività prevista dal loro statuto assimilabile a quella di Enpa». Tradotto, Enpa metteva i suoi soldi nelle casse di due fondazioni sedicenti animaliste, ma con attività che sembrano indirizzate più alle soddisfazioni umane che a quelle animali. I soldi erano tanti: 775mila euro e spiccioli alla Fondazione Regionale Ligure Diritti Animali e 300mila alla Fondazione Diritti Animali.
Il problema è che, una volta entrati in queste casseforti, i soldi non potevano più essere controllati dalla stessa Enpa, i cui bilanci sono garantiti da gettiti annuali rilevanti. Tra convenzioni per la gestione di canili e altre strutture, donazioni, lasciti e contributi con il 5 per mille, nel solo 2011, gli animalisti incassavano circa 11 milioni di euro. Molti di questi denari, oltre che per il funzionamento della struttura, sono andati sicuramente a sostenere iniziative lodevoli. Molti altri, però, prendevano la via dell'Egitto, con versamenti più o meno regolari ed ingenti. Una sorta di mutuo per la villetta sul Mar Rosso, pagato con i soldi della pappa sottratta a Fido. Dai conti di queste fondazioni o di associazioni varie venivano prelevate somme di denaro, pagate le fatture di alberghi all'estero e di cliniche specialistiche. Per l'appunto c'era anche il pagamento di un intervento di ristrutturazione di un immobile privato.
Tutto questo è stato scovato con una lunga attività di ricerca, da Massimiliano Suprani, che ha a lungo chiesto ai vertici di Enpa, un intervento. Intervento mai avvenuto, neppure dopo l'assemblea dei soci del 2012 che portò comunque alle dimissioni da tesoriere nazionale di Piero Villa, che molti genovesi ricorderanno come l'assessore al Traffico che non aveva neppure la patente di guida. L'inerzia dei vertici Enpa (alcuni dirigenti erano peraltro anche dirigenti delle stesse Fondazioni-cassaforte), ha spinto Suprani a insistere a a chiedere espressamente, nell'agosto 2012, di commissariare la sezione genovese, da 25 anni nelle mani di Rosanna Zanardi, compagna dello stesso Villa. Nell'apparente, ennesimo silenzio dell'associazione, il revisore dei conti ha iniziato da un lato a subire una serie di emarginazioni, dall'altro a raccogliere quanto più materiale possibile.
Quando era ormai pronto a depositare una lunga e dettagliatissima memoria alla procura (depositata il 25 settembre), sono arrivate le dimissioni di Rosanna Zanardi, accolte con incredulità e dispiacere dall'assessore regionale Renata Briano e dal commissario della Provincia di Genova, Piero Fossati. Dimissioni ufficialmente motivate da un passaggio di consegne a «forze fresche». Il fatto è che la sezione di Genova è stata commissariata con l'arrivo di Massimo Pigoni, da sempre membro delle giunte nazionali di Enpa e lui stesso dirigente di quelle Fondazioni-cassaforte. Un segnale di forte continuità dettato dalla presidentessa di Enpa, Carla Rocchi, plurideputata per Verdi e Margherita, plurisottosegretaria per i governi Amato e D'Alema. A guardare il sito di Enpa Genova neppure l'attività sembra così intensa. E addirittura i «volontari» (il commissario è lautamente ricompensato) non si muovono neppure per salvare una gru che rischia di essere sbranata dai gabbiani, perché la convenzione con la Provincia di Genova è scaduta. Niente soldi, addio senso animalista. Stessa scena vissuta nei giorni scorsi al parco Villa Duchessa di Galliera a Voltri, dove un daino è morto, prigioniero del fango, sotto gli occhi angosciati dei presenti, dopo due ore di agonia. I «volontari» Enpa non sono intervenuti perché non hanno più la convenzione. «Non abbiamo neppure i soldi per la benzina», dichiara Pigoni. Quelli del suo stipendio arrivano regolarmente? Gli 11 milioni l'anno incassati da Enpa dove sono finiti? Ah già... E come mai tante sezioni invece lavorano sodo? Loro hanno la benzina?
Ci ha messo poco a capire che le cose non sarebbero cambiate granché lo stesso Suprani, che ha visto chiudersi le porte (e i libri contabili) dell'Enpa. Il professionista vorrebbe evitare di parlare di questa vicenda. Ma anche a fronte di una serie di procedimenti giudiziari in corso, non può negare quanto accaduto. «Effettivamente per me è diventato impossibile avere accesso ad atti e documenti necessari a svolgere il mio ruolo - conferma oggi il commercialista genovese -. Io stesso sono associato Enpa, soffro di questa situazione. C'è anche un'indagine in corso e non vorrei esprimermi su questo. Anche perché dopo le mie segnalazioni sono stato oggetto di attacchi pesanti e diffamatori. Alla fine sono stato costretto a lasciare l'incarico e a rispondere con una nuova denuncia». Come lui, si è dimesso un altro revisore. Il terzo è quello che non aveva firmato la relazione del 2011. Chi verifica ora i bilanci?
Le mail mandate dal revisore dei conti per segnalare casi di gestione sospetta sono state addirittura «girate» a chi era oggetto di segnalazione interna, a veterinari sul cui comportamento era il caso di svolgere approfondimenti. Al Comune di Genova sono addirittura arrivate segnalazioni diffamatorie nei confronti di Suprani. Una situazione che ha portato il professionista a querelare per diffamazione chi stava cercando di screditarlo. «Ho conosciuto Suprani quando mi ha chiesto di assisterlo in questa difesa della sua immagine - racconta l'avvocato Roberta Marallo -. Ho letto tutto il carteggio, tutte le sue segnalazioni. Ho ascoltato le sue testimonianze e la cosa che mi ha più colpito è stata la tristezza con la quale ha dovuto affrontare un vero e proprio tradimento. Per spiegare quanto abbia creduto, e continui a credere, nei valori animalisti, racconto solo un piccolo ma significativo aneddoto. Come revisore dei conti ha scritto lettere per chiedere che Enpa non rimborsi ai suoi funzionari e dirigenti pasti a base di piatti confezionati con animali. Non voleva dare l'assenso a spese per tagliate di carne, aragoste e affettati misti. Gli sembrava qualcosa di assurdo per un'associazione animalista. Mi ha detto che è stata una delle cose che meno gli hanno perdonato».
L'idea che i soldi destinati alla tutela di animali indifesi possano finire in villette da sogno o vacanze all'estero lo hanno amareggiato. Ha provato a lungo a cambiare il sistema dall'interno, senza scandali.
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