Il senatore «luneziano» che ha cambiato gruppo dopo un giorno solo

(...) cessato di appartenere al gruppo Popolo della Libertà per aderire al gruppo Grandi autonomie e libertà». E insieme a lui sono andati otto senatori del centrodestra del gruppo misto, dal rappresentante di Grande Sud a pidiellini sparsi, e un senatore del gruppo del Carroccio.
Senatore Barani, non potrà negare che cambiare gruppo dopo un giorno di legislatura è comunque un record.
«Certo, capisco che non capita tutti i giorni».
E come ci si sente, nei panni di cambiacasacca? È pronto per fare il modello della collezione politica dolce & voltagabbana?
«Non mi ci sento proprio in quei panni, visto che la mia decisione è assolutamente concordata con il mio partito e in particolare con il presidente Berlusconi. Si figuri che io sono co-fondatore del Pdl, secondo lei posso tradirlo?».
No, anzi, nelle file pidielline lei è sempre stato fra i puri e duri. Proprio per questo, fa specie la sua trasmigrazione.
«Le racconto cosa è successo. Quando è stato deciso, per problemi di tattiche parlamentari e di maggiore rappresentanza nelle commissioni del Senato, di costituire questo nuovo gruppo, gli aderenti erano in nove e i vertici del centrodestra cercavano il decimo».
E come gli è venuto in mente di chiederlo a lei?
«Per un motivo molto semplice. Quella sera ero l'unico senatore che era rimasto a Roma a lavorare...».
Nel Parlamento accusato di avere troppe pupe, lei è un secchione?
«Faccia lei, nella scorsa legislatura avevo il 92 per cento di presenze in aula e il 100 per cento in commissione, livello quest'ultimo mai raggiunto da nessuno in sedici legislature repubblicane».
Quindi lei, eroico, era rimasto a Roma e l'hanno chiamata per chiederle di passare dal Pdl a Grandi autonomie e libertà. Ma chi gliel'ha chiesto?
«La volontà mi è stata espressa dal presidente Berlusconi, dal mio capogruppo Renato Schifani, da Angelino Alfano e da Denis Verdini».
E lei non ha potuto dire di no.
«Certo che ho accettato, volentierissimo. Anche perchè, così come nel Pdl di cui sono orgoglioso di essere un co-fondatore, ho apprezzato la presenza della parola “libertà“ nel nome del gruppo. Per un socialista, questo è ancora un valore notevole».
Eppure, nei retroscena dei giornali, soprattutto dei giornali di sinistra, il vostro nuovo gruppo è «indiziato» di studiare come dare sottobanco voti al governo Bersani. Come ci si trova nei panni del potenziale traditore?
«Non me lo dica nemmeno per scherzo. È un'offesa solo pensare a un'ipotesi simile».
Ma nel Gal mi sembrano esserci sfumature diverse fra le varie componenti. I siciliani seguono Miccichè, l'ex leghista Crosio si professa maroniano osservante. E lei?
«Il nostro gruppo è in assoluta e totale sintonia con la linea politica della coalizione che si è presentata alle elezioni indicando come proprio leader Silvio Berlusconi. Punto. Non c'è altra possibilità».
Insomma, lei non voterebbe un governo Bersani per nessun motivo al mondo?
«Sì, un'eccezione ci sarebbe...».
Vede l'ho presa in castagna...
«...lo farei, seppur senza particolari entusiasmi nei confronti del salumiere piacentino che si sta muovendo in modo politicamente sciagurato, solo se me lo chiedesse il presidente Berlusconi. Se me lo dice lui, io rispondo: “Obbedisco“».
Insomma, lei è un po' garibaldino. Poteva farsi eleggere nel collegio genovese di Quarto, se ci fossero stati ancora i collegi...
«Mi sento a tutti gli effetti ligure».
Ma lei è toscano, è stato sindaco di Aulla per tre mandati e di Villafranca Lunigiana per cinque anni e in quest'ultimo Comune è ancora consigliere di minoranza ed è stato anche candidato presidente della provincia di Massa-Carrara. Vabbè che si tratta di zone dove arriva questa edizione del Giornale...
«Le ribadisco: io mi sento assolutamente ligure, ligure-apuano per la precisione. E noi con i comunisti toscani non c'entriamo nulla».
Bè, non è che quelli liguri scherzino. Non trova?
«Guardi, non mi pare che Claudio Burlando sia un grande statista, ma almeno ogni tanto parla di crescita.

La inviterei invece a sentire parlare il governatore della Toscana Rossi e a vedere come gestiscono le Asl».
Insomma, lei sostiene che i comunisti liguri sono migliori?
«Penso che tutti e due mangino i bambini. Ma almeno Burlando li mangia cotti. In Toscana se li mangiano crudi».

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