(...) dell'Imposta sugli immobili. L'idea è stata lanciata ieri a Genova dalla riunione del coordinamento metropolitano del Popolo della libertà con i parlamentari liguri del partito. «L'emergenza di Genova è il lavoro, e l'Imu rischia di massacrare migliaia di imprese - sottolineano gli onorevoli Sandro Biasotti e Michele Scandroglio -. La partecipazione del 17 per cento del Comune in Iren è del tutto inutile, è in netta minoranza, non incide sulla politica industriale. Oltre tutto Iren produce solo perdite e ha distribuito utili attingendo dal fondo straordinario di riserva. Dalla vendita delle quote, Tursi potrebbe ricavare più di 115 milioni di euro - aggiungono Biasotti e Scandroglio, all'unisono con i parlamentari Giorgio Bornacin, Roberto Cassinelli e Eugenio Minasso - per eliminare l'Imu a chi dà lavoro in un momento così difficile per l'economia».
L'Imu, comunque, non è l'unica «emergenza» cui si trovano di fronte i genovesi. C'è la mancanza di sicurezza, ad esempio, avverte Gianni Plinio che della Sicurezza è il responsabile Pdl Liguria: «A Sampierdarena, in particolare, la situazione è insopportabile. In occasione della visita del ministro Cancellieri a Genova, chiediamo la salvaguardia dei presisi delle forze dell'ordine sul territorio». Altro problema spinoso, le infrastrutture, e se ne fa portavoce il senatore Luigi Grillo, presidente della Commissione Lavori pubblici di Palazzo Madama: «Le perplessità della giunta Doria sul Terzo Valico e sulla Gronda rischiano di affossare la città - afferma Grillo -. Mi preoccupano soprattutto gli atteggiamenti ondivaghi sul Terzo Valico: è già disponibile un finanziamento di 1,5 miliardi di euro, Dio non voglia che a Roma si accorgano che qualcuno manifesta perplessità sull'opera, c'è chi non aspetta altro per aggiudicarselo». Sembra tutto fermo, inoltre, per «il nodo autostradale di Genova, che è il più trafficato d'Italia. Solo Genova continua a sopportare un'autostrada in mezzo alle case». Migliori notizie, ma non certo per merito del vertice di Tursi, arrivano dalla nuova legge sui porti di cui Grillo è stato promotore e artefice indiscusso. E ora sottolinea: «L'introduzione dell'autonomia finanziaria che siamo riusciti a far passare, tramite il recupero di Iva e accise sia pure al limite dell'1 per cento consentirà agli scali di autofinanziarsi. Genova, sapendo che avrà 25 milioni di euro da investire nei prossimi 20 anni - conclude Grillo - potrà andare da Banca Carige e chiedere da subito uno sconto di 200 milioni per fare la diga foranea o importanti infrastrutture».
È lungo l'elenco delle «cose da fare che la giunta Doria non fa, mentre sembra molto più presa dalle preoccupazioni per le unioni civili e i matrimoni fra gay». Il coordinatore metropolitano Barci, il vice Oppicelli e l'ingegnere Donatella Mascia ricordano rapidamente: lo smaltimento dei rifiuti - «basta con la discarica più grande d'Italia, ci vuole un termovalorizzatore», tuona ancora Grillo -; l'alienazione degli immobili pubblici che potrebbe liberare risorse ingenti a fronte dell'emissione di obbligazioni di scopo acquistate dai genovesi; lo scolmatore del Bisagno per evitare le ricorrenti alluvioni; la necessità di creare le condizioni non solo per il mantenimento, ma anche per la crescita dell'occupazione giovanile. Per far presente tutto questo, l'onorevole Michele Scandroglio, coordinatore regionale del Pdl, sostiene che «occorre fare un appello sereno al sindaco. Nessuna guerra», ma la richiesta perentoria - par di capire - per ottenere risposte che finora dal vertice di Tursi non sono arrivate. Quindi il partito ha deciso, con frequenza quindicinale, di intensificare la consultazione e la verifica fra parlamentari e quadri a livello locale. «Riusciremo, così - dichiara il capogruppo nella Sala rossa, Lilli Lauro, insieme ai consiglieri Balleari e Campora - a mettere meglio a punto la nostra azione nei confronti di una giunta e di una maggioranza che stanno affossando la città».
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