Dalla Germania alla Cina: i "manovratori" in campo

Dalla Germania alla Cina: i "manovratori" in campo

Nel giorno in cui il calcio italia­no si è scoperto di nuovo malato di scommesse truccate il Sole 24 Ore an­nuncia che fra Serie A, Serie B e Lega Pro l’azienda nazionale del pallone ha da un lato ricavi in diminuzione e dall’altro debiti e costi in crescita. Dal 2008 al 2010 le entrate dei due campionati maggiori sono state infe­riori alle spese per circa 180 milioni e quella che una volta era la Serie C dal 2007 ha realizzato perdite per quasi 950 milioni. Insomma, come viene giustamente messo in eviden­za dal quotidiano della Confindu­­stria, il calcio italiano in crisi di dena­ro, e non solo, è sempre meno difen­dibile dagli attacchi condotti a suon di bigliettoni e minacce (la carota e il bastone) dalla criminalità organiz­zata. Che fra i suoi business di base ha sempre avuto il gioco d’azzardo.

Infatti la Fifa, la federazione mon­diale del calcio, ha appena siglato con l’Interpol un accordo da 20 mi­lioni di dollari. Perché? «Le scom­messe illegali rappresentano la più grande minaccia per lo sport dopo il doping». Così risponde indiretta­mente Jacques Rogge, presidente del Comitato olimpico internazio­nale. Si stima che il fatturato mon­diale delle giocate truccate, gonfia­to a dismisura dai bookmaker onli­ne basati - si fa per dire- nelle locali­tà più improbabili dei Caraibi e del Sudest asiatico, si avvicini ormai ai 90 milioni di dollari. Qualche esempio, senza pretese di completezza. «Se non seguiamo le istruzioni mi bruciano la casa», disse il presidente del club macedo­ne Podeba ai suoi giocatori durante l’intervallo del preliminare di Champions League 2004/2005 con gli armeni del Pynik Yeveran. Nel 2006 in Cile viene fuori che la mafia russa corrompe i presidenti della Serie A per «aggiustare» le partite. Negli States quattro anni fa l’Fbi,in­dagando sulle scommesse clande­stine gestite dalla mafia, pizzicò un arbitro di basket che scommetteva (non di persona e non da solo, natu­ralmente) sulle partite del campio­nato Nba che arbitrava lui stesso.

E le giocate clandestine, con il corolla­rio di «torte», «biscotti» eccetera, di­lagano nei campionati universitari di football, baseball e basket. Ci sa­rà un motivo perché negli States dal 1992, grazie al Professional and Amateur Sports Protection Act, le scommesse sportive sono piena­mente legali solo in Delaware, Ne­vada, Montana e Oregon. Nel 2009 la Cina scopre che quattro «mano­vratori » comprano arbitri e calciato­ri; nello scandalo finiscono anche sei giocatori della nazionale. Nello stesso anno si conclude la maxi-in­chiesta internazionale sulle scom­messe truccate che conduce a una ventina di arresti in Germania e Svizzera: duecento partite truccate fra Champions ed Europa League, Europei Under 21 e campionati di mezza Europa. La tentazione di concludere che tutto il mondo è paese è molto forte.

Ma poi si apprende che un ex calcia­tore della serie A coreana, 29 anni di età, ha scritto su un pezzo di carta «Mi vergogno di aver preso parte al­la truffa del match» e poi si è impic­cato. Gira e rigira, le scommesse truccate sono uguali in tutto il pia­neta. Il senso dell’onore e della di­gnità no.

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