Gesù sa che cosa vuole, irruenza e fiducia, per questo non bada alla qualità dei suoi apostoli, «perché quello che ha deciso di fare non richiede né vera e propria intelligenza, né cultura che vada al di là delle conoscenze scritturali che qualsiasi buon ebreo possiede. Per interrompere il circolo vizioso della legalistica, egli sa ormai che l'unico strumento valido, l'unica cosa da fare è compiere l'azione illegittima, infrangere tutte le prescrizioni e i tabù da cui è sorretta momento per momento la speranza degli Ebrei di rendersi accetti a Dio».
Stabilito questo punto, Ida Magli affronta il problema del Sacro. Il Sacro è potente e si infiltra dappertutto, anche dove non ci rendiamo conto della sua presenza. Persino noi, che al Sacro oggi sembriamo pensare poco, in realtà attribuiamo valore sacrale (e quindi di tabù) a certi ambiti ideologici con ricadute pratiche e sociali concretissime. «Pensiamo per esempio - sostiene Magli - a cosa è diventata per noi un'idea astratta come la democrazia: a parlarne contro, si prova come un senso di disagio, un pudore, quasi una sensazione di colpa e di timore di una punizione. La verità è che questo concetto per noi comporta della sacralità». Per Gesù rompere il Sacro non significava soltanto rompere tutto il sistema di credenze degli Ebrei, significava anche rompere la coesione sociale della società ebraica: proprio perché il gruppo individuava se stesso, la propria identità, la propria storia nel «rapporto matrimoniale con Dio».
Gesù scaccia dal tempio i venditori di colombe perché ai suoi occhi non è più necessario il sacrificio delle colombe. Sacrificio è un termine fondamentale, e sul sacrificio è stato perpetrato il maggiore tradimento all'insegnamento del Cristo. È stato un tradimento dettato dalla volontà di fondare il Potere, il quale ha come base necessaria simbolica e concreta il sacrificio, che consiste nell'uccisione di una vittima vicaria e più debole al posto di quella originaria, umana. La vittima è necessaria per fondare qualsiasi Potere. È per questo che Gesù non voleva vittime. La Chiesa invece ha addirittura teorizzato Gesù stesso quale vittima sacrificale. «Io sono convinta che Gesù non voleva affatto essere ammazzato: e non solo non lo voleva perché, nel suo cuore d'artista, amava la bellezza della vita terrena, non lo voleva anche perché proprio lui aveva negato la necessità del sacrificio. E se negava la necessità del sacrificio animale, tanto più aborriva il sacrificio umano. Non voleva essere ucciso, e mi sembra demenziale pensare che lui si ritenesse vittima sacrificale necessaria alla salvezza degli uomini. Le vittime sono una forma di ricatto per la salvezza degli altri, dell'integrità del gruppo sociale, e io credo che Gesù avrebbe rifiutato un simile affronto alla dignità e all'unicità di ogni essere umano».
Tuttavia il Potere i capi del primo Cristianesimo rifondò immediatamente il sistema sacrificale, e tutta la storia dei primi secoli è imperniata su quel sacrificio umano che sono i martiri, vittime necessarie per la fondazione della struttura gerarchica, la struttura delle chiese. La Messa cattolica, poi, è un sacrificio continuamente rinnovato: «Credo che molti si siano allontanati dalla pratica religiosa perché l'idea di mangiare l'ostia come carne della vittima sacrificale ripugna alla sensibilità moderna. Eppure la Chiesa Cattolica ha sempre rivendicato la concretezza del sacrificio eucaristico, che per essa non è soltanto simbolico, contrariamente a quanto sostengono molte confessioni protestanti».
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Secondo Ida Magli, Gesù ha tolto di mezzo tutte le strutture che avevano creato gli Ebrei, dicendo ai suoi contemporanei: da adesso in poi viviamo; questa è la nostra Storia, questa è la nostra realtà, amiamoci nel rispetto della libertà di ciascuno e della sua dignità; quello che conta è quello che pensiamo, la verità che diciamo, quello che facciamo.
Qui sorge un nuovo problema: è veramente possibile organizzare una società, e quindi anche un Potere, senza renderlo Sacro? E con Sacro non si intende solo ciò che rientra nella sfera del religioso: come abbiamo visto, il Sacro può anche circondare e rendere tabù un concetto apparentemente laico e politico come democrazia, e l'effetto necessario è che non posso più parlare male della democrazia. Ida Magli introduce un'ulteriore domanda: «Come sarà mai venuta in mente a Gesù una serie così drastica di tagli col passato e col suo presente, tagli che gli sono costati tanto cari? E mi sono data anche delle risposte. Ad esempio: che Gesù era un grandissimo poeta, un genio, un artista che amava la bellezza. Pensiamo alla luce dei suoi paragoni: i gigli del campo, gli uccelli del cielo, la dura roccia che rende infecondi i campi così faticosamente coltivati col sudore umano. Lui guardava la natura attorno a sé con l'occhio dell'esteta che vede la bellezza nelle cose. Io credo che, amando la bellezza, si possa arrivare in fondo alla verità delle cose con molta semplicità, senza tanti passaggi. Gesù non era un logico che costruiva le sue strutture mentali con faticose connessioni, passo dopo passo. Ad esempio, quando voleva trasmettere alla folla qualche concetto, lui, prima e semplicemente, compiva dei gesti. Solo in seguito, e spesso solo in privato, li spiegava. E la bellezza che lui coglieva nelle cose escludeva le forme ripetute. L'arte non può mai essere ripetizione; il rituale è invece ripetizione e come tale è morto, mentre l'arte è cosa sempre viva. Un'altra risposta, collegata alla precedente, è che la bellezza non può mentire, non può essere ipocrita e lui infatti condanna l'ipocrisia. Ma forse non perché quelli che aveva intorno fossero realmente ipocriti, nel senso che pensiamo noi: erano forse solo persone che ripetevano le preghiere senza saperne neanche il senso.
Ma ripetere uccide e questo è anche il senso profondo dell'insegnamento di Gesù: la lettera uccide, è lo spirito quello che anima. Ma non vi pare che ci sia l'artista in tutto questo? Io credo che lui sia arrivato prima di tutto attraverso l'emozione della bellezza a capire cosa fosse falso e ingiusto intorno a lui».
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