Gil canta l’eterna giovinezza

«Ognuno può cantare e suonare la musica brasiliana in maniere differenti. Gilberto Gil, classe 1942, le ama e le usa tutte: questo è il suo modo di comunicare con il pubblico». Così presentavano nel lontano 1967 «Louvaçao», l'album d'esordio, e a distanza di oltre 40 anni si può dire che questa frase continua ancora a spiegare al meglio la musica e l'arte dell'intramontabile compositore, cantante, strumentista, pensatore, politico e organizzatore culturale originario di Salvador de Bahia, con Caetano Veloso e Maria Bethania tra gli iniziatori del Tropicália, il movimento (una specie di Sessantotto cultural-politico giudicato a tal punto eversivo dal regime militare dell'epoca da essere soffocato con arresti a go-go e da costringerlo all'esilio in quel di Londra) che, tra le altre cose, ha allargato in maniera esponenziale la popolarità della musica brasiliana dopo l'esplosione della bossa nova e ha contribuito a creare molteplici contaminazioni con jazz, reggae, musica africana, rock e latin pop.
Mente aperta, musicalità incontenibile e una curiosità che con gli anni accenna solo a crescere: questi i segreti dell'elisir di eterna giovinezza del cantante-chitarrista, in concerto stasera (ore 21.30, ingresso 18 euro) nel ventennale del Festival LatinoAmericando nell'area del Forum di Assago sulla scia di «Fé na festa», il suo disco numero 56, testimonianza di una prolificità fuori del comune, nonché riuscito mix di tradizione (si sentono forti le influenze del Nordeste) e modernità. La prova provata di avere ancora qualcosa da dire, aldilà e oltre le mode e il mezzo secolo di carriera, e che gli anni trascorsi da ministro della Cultura del suo Paese nel governo del presidente Lula da Silva (dal 2003 fino al 2008) non l'hanno cambiato di una virgola. Semmai è vero il contrario. D'altronde è stato Gilberto Gil, l'anima più afro del tropicalismo, quella legata al reggae e al Caribe, ai ritmi vorticosi delle origini nere, all'esplosione di gioia e alle rivendicazioni libertarie, a portare all'attenzione dei politici del «continente brasiliano» problemi che non erano mai stati affrontati: la discussione sulle diversità intellettuali, sul diritto d'autore, sull'emergenza dei settori più poveri della società, sulle possibilità di creare nuove opportunità di lavoro per i giovani in accordo con i loro valori e le tradizioni locali e sulla salvaguardia del patrimonio popolare in relazione a Internet e dintorni.

«Il compito di ogni politico dovrebbe essere quello di realizzare una società più equilibrata, che impari a rispettarsi e a rispettare il mondo che la ospita - ha dichiarati di recente, spiegando il suo credo -. Per realizzare questo non basta seguire una singola ideologia, ma rispettare le differenze - ideologiche, politiche, di religione- che ci sono tra i popoli».

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