Il Giornale deve tacere Vietato pubblicare scoop

La libertà di informazione o è usata contro Berlusconi o è reato. Escort e gossip, altre 100mila intercettazioni sul premier. Ma processano lui per una telefonata di Fassino

Il Giornale deve tacere 
Vietato pubblicare scoop

Non ce n’è.La libertà di informazione o è usata contro Silvio Berlusconi o è reato. Ti fanno ta­cere, con le buone o con le cattive. Nel giorno in cui vengono diffuse centomila (sì, proprio centomila) inutili e costose intercettazioni per dimostra­re che Silvio Berlusconi ama passare alcune serate con amici e amiche, la famiglia che edita questo giornale (Berlusconi stesso,il fratello Paolo)e l’ex direttore Mauri­zi­o Belpietro finiscono nei guai giudiziari per avere pub­blicato una ( sì, solo una) intercettazione che metteva al­la berlina Fassino, all’epoca dei fatti segretario dei Ds. Era il Natale del 2005 e il partitone della sinistra stava se­gretamente brigando per scalare una banca, cosa brutta da fare ma soprattutto da dire. Quando Consorte, capo di Unipol (la compagnia assicurativa d’area), comunica a Fassino che l’obiettivo è praticamente raggiunto, il se­gretario non trattiene l’entusiasmo ed esclama quel: «Dai, che abbiamo una banca», entrato nella leggenda. A noi del Giornale la trascrizione dell’intercettazione, un vero scoop, arrivò per vie traverse e rocambolesche, co­me è ovvio che sia. Le stesse che portano i faldoni di verba­li a La Repubblica , al Corriere , al Fatto.

Ma, cosa unica nel­­la storia giudiziaria, solo su quella fuga di notizie la Procu­ra di Milano aprì una caccia all’uomo, manco avessimo ucciso qualcuno, che sembrava terminata con il rinvio a giudizio dell’editore,Paolo Berlusconi.E invece no.Ieri, sei anni dopo i fatti, un magistrato superiore ha ordinato al Pm dell’inchiesta di mandare a processo anche Silvio Berlusconi e, per non farsi mancare nulla, pure il diretto­re dell’epoca.

Negli ultimi tre giorni, tre Procure hanno sfornato mi­gliaia di pagine di intercettazioni del premier e di gente a lui collegata per davvero o per millantato credito. Ma in nessuna, dico nessuna di queste, c’è una sola frase di qualcuno che accusi Berlusconi di aver compiuto un rea­to. Non nell’inchiesta sul duo Lavitola-Tarantini,non in quella sulle ragazze ospitate dal premier, non in quella su il Giornale . Questa enorme, costosa, gigantesca pa­gliacciata messa in piedi da magistrati irresponsabili sta uscendo dai confini dell’accanimento giudiziario per en­trare in quelli del ridicolo. Centomila intercettazioni di ragazze a Bari, oltre centomila quelle del caso Ruby a Mi­lano.

Totale: oltre duecentomila ascolti per sapere con

chi passa le notti Berlusconi. Secondo me bastava chie­derglielo. Avrebbe risposto, magari esagerando, ma ri­sposto senza reticenze.

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