Le verità più evidenti sono spesso quelle più disattese. E così, se è tanto evidente quanto banale che prima ci si laurea e maggiori sono le possibilità di trovare lavoro, per decenni le università italiane hanno sfornato i laureati più vecchi dEuropa, con le conseguenti ricadute negative in termini di competitività sui mercati sia interni che internazionali. La riforma del 3+2 introdotta dal 2000 voleva colmare questo divario e, a quanto pare, i risultati iniziano a essere tangibili. Il Politecnico di Milano, nellambito del Career Day, lappuntamento annuale dedicato allincontro tra studenti dellAteneo e aziende, ha reso noti ieri i risultati dellultima indagine occupazionale dei suoi laureati in Ingegneria, Architettura e Design. Relativa al 2007, la ricerca ha coinvolto un campione di circa 3.500 ragazzi. Il quadro è decisamente confortante: drastica riduzione delletà alla quale si arriva alla laurea, brevissimo intervallo tra il termine degli studi e linizio dellattività lavorativa e altissime percentuali di laureati occupati.
Sia tra i laureati specialistici, quelli che dopo il triennio approfondiscono gli studi per altri due anni, che tra quelli che si fermano dopo il primo modulo triennale, le percentuali di occupazione sono elevate: 88% nel primo caso, 70% nel secondo. Per i triennali occupati, l80% trova lavoro entro due mesi dalla laurea, percentuale che sale all82% per gli specialistici. Ed è proprio dai dati relativi a questi studenti che si può misurare lefficacia della formula del 3+2 sulla velocizzazione del percorso accademico. Se con il tradizionale ciclo quinquennale laurearsi dopo i 25 anni era la norma, nel 2007 il 66% degli studenti specialistici del Politecnico si è laureato prima di quella soglia. Età che si abbassa ancora per il triennio, con il 70% delle lauree conseguita a meno di 23 anni. E con un dato prevalentemente femminile: per la laurea breve, le ragazze che terminano a 22 anni sono il 50% in più rispetto ai colleghi maschi. E anche nelle specialistiche le laureate sono più veloci, specialmente in Ingegneria, dove si laureano in corso 75 ragazze su cento contro il 65% dei ragazzi.
«Il 3+2 funziona - ha detto Giulio Ballio, rettore del Politecnico -. Dopo una fase iniziale di perplessità, le aziende hanno percepito il valore dei laureati con il nuovo sistema, anche di quelli triennali».
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