Gianni Brera scrisse: «Tutti masturbavano calcio, ma poi arrivò il gol di un aspirante suddito di Gheddafi». Laspirante suddito era Giuseppe Minaudo, nato a Mazara del Vallo (da qui lidea caparbiamente lombarda del suddito...), cresciuto nelle giovanili dellInter, scovato da Mario Corso per la prima squadra. Oggi Minaudo ha quasi 41 anni, ha smesso di giocare da una decina danni, si è dedicato ad una società di servizi finanziari. Ma in camera ha sempre il poster di quel gol che lo ha legato alla grande storia dei derby. 6 aprile 1986: Inter 1- Milan 0. «Intervallo tra il primo e il secondo tempo, un dirigente accompagnatore mi dice: scaldati, entri nella ripresa. Arriva Corso e mi dà la sveglia: entri subito. Aggiunge: quando calciamo gli angoli, o le punizioni, vai sempre vicino al portiere. Tu sei piccolo, non si sa mai! A 12 minuti dalla fine Fanna calcia una punizione, sale in alto Mandorlini che colpisce: palla sul palo. Io ero lì, ci ho preso di piatto eppoi ho sentito lo stadio esplodere. Da quel momento non ricordo quasi più nulla. Volevo correre per il campo, ma Ferri mi ha sollevato di peso e non ce lho fatta. Ho ancora la cassetta di quel gol, un giorno vorrei farla vedere ai miei figli».
Il ricordo e lorgoglio. Non sono soltanto parole. Come una foto a tinte nitide. Cosaltro poteva chiedere un ragazzino cresciuto nelle giovanili? «Interista per tifo. Feci un provino sia per il Milan sia per lInter. Mi dissero: puoi scegliere. Figurarsi! Mio papà mi parlava di Corso, Mazzola, Jair. Non ho avuto dubbi». La sua storia nellInter dei grandi fu breve: tre stagioni, 40 partite, tre gol. Un tipo di giocatore alla Beppe Baresi. Ma predestinato ai gol del buon ricordo.
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