«Il governo frena la crescita e minaccia le imprese edili»

Anna Maria Greco

da Roma

«Abbiamo chiesto al governo e a tutti i ministri competenti un incontro urgente perché siano riviste le misure penalizzanti e punitive per il nostro settore del decreto Visco-Bersani e della Finanziaria». Paolo Buzzetti è stato eletto nemmeno un mese fa Presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili, e già si trova a condurre una dura battaglia contro le nuove misure dell’esecutivo Prodi.
Il suo debutto come leader dell’Ance avviene in un momento caldo per i costruttori. Perché contestate i provvedimenti del governo?
«Perché non si può da un lato riconoscere che il nostro settore è uno dei motori fondamentali dell’economia e poi, invece di lanciare segnali di spinta, varare misure che penalizzano le nostre imprese, mentre sono insufficienti le misure per favorire lo sviluppo. Ecco perché chiediamo una discussione sulle regole fondamentali e un impegno preciso sul doppio fronte delle infrastrutture e degli interventi di riqualificazione delle città».
Il Rapporto Cresme dice che l’edilizia non cresce più, che frenano gli investimenti e cala l’occupazione. Siete pessimisti per il futuro?
«Siamo pronti a presentare i dati del nostro Osservatorio congiunturale e posso anticipare che non sono così negativi. Il mercato è in fase di tenuta, anche se i dati non sono buoni come quelli di 2-3 anni fa. Proprio per questo il momento è molto delicato ed è importante che ci siano segnali positivi, che non lo deprimano. Ci vogliono norme che aiutino la ripresa e non blocchino la crescita. Ecco perché il governo deve correggere il decreto Visco-Bersani e la Finanziaria».
Di che cosa hanno bisogno gli imprenditori edili?
«Per cominciare, di regole più semplici e univoche. Negli ultimi 20 anni sono spesso arrivati segnali contraddittori, con una sedimentazione di nuove norme sulle vecchie. Questo spesso ha frenato l’azione delle amministrazioni pubbliche e creato grande confusione, impedendo l’adeguamento alle direttive europee. In particolare, chiediamo una nuova spinta per il project financing, che sta andando bene ma incontra ancora difficoltà».
In un’audizione alle commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato lei ha espresso le sue critiche alla Legge finanziaria. Quali sono i punti più negativi per l’Ance?
«Abbiamo forti perplessità sulle misure che riguardano fisco e lavoro. Mancano politiche organiche per infrastrutture e città e risorse per la casa. La manovra contiene disposizioni che minacciano l’operatività delle nostre imprese».
E l’aumento del 25 per cento dei finanziamenti per le opere pubbliche?
«Apprezziamo lo sforzo del governo, ma manca una strategia e le altre misure rischiano di vanificarlo. Poi, non abbiamo garanzie su questi stanziamenti, perché dipendono dal fondo Tfr, soggetto al vaglio europeo e della tassa di scopo che dovrebbero mettere i Comuni. Le incertezze prevalgono».
Quali norme criticate, in particolare?
«Inaccettabili sono quelle sul valore di mercato dei beni immobiliari ai fini tributari, quella che stabilisce l’obbligo dell’appaltatore di versare l’Iva dovuta dai subappaltatori, quella che condiziona il pagamento delle imprese appaltatrici alla verifica estremamente complessa dell’inesistenza di cartelle tributarie non definite. E poi l’aumento dell’imposizione fiscale sui trasferimenti immobiliari, l’esclusione potenziale dei costruttori dalla possibilità di utilizzare per la realizzazione di opere pubbliche il contratto di locazione finanziaria».
E sulla lotta al lavoro nero e la sicurezza nei cantieri?
«Condividiamo questi obiettivi, ma c’è il rischio di un aumento eccezionale dell’incertezza, del contenzioso e del carico sulle imprese di un enorme cumulo di documenti contabili, spesso inutili. Gli immigrati nel nostro settore sono il 30 per cento del milione e mezzo di occupati.

C’è da fare un grosso lavoro di formazione e prevenzione, sulla cultura del cantiere, preparando magari gli stranieri anche con corsi nei loro Paesi. Per gli incidenti sul lavoro i dati sono migliori di Francia, Spagna e Germania, ma si deve fare di più. Abbiamo creato l’Agenzia per la sicurezza con i sindacati e dobbiamo proseguire su questa strada».

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