A Bruxelles qualcosa sta cambiando. Le ultime elezioni parlamentari hanno scosso l'Unione europea dal torpore politico degli ultimi anni. Ci sono nuovi equilibri, nuovi volti, nuove alleanze che incidono in positivo sui processi decisionali. C'è però ancora tanto da fare per riportare del tutto la rappresentanza democratica degli elettori davanti agli intrighi di Palazzo, ai giochi di potere e alla burocrazia dei tecnici. Lo ha spiegato in maniera chiara, limpida e cristallina l'onorevole Carlo Fidanza. Il capogruppo europeo di Fratelli d'Italia (Fdi) e vicepresidente del gruppo parlamentare Ecr è stato intervistato dal vicedirettore de IlGiornale Francesco Maria Del Vigo in occasione della 14esima festa annuale dei lettori de Il Giornale in corso di svolgimento ad Abano Terme e ospitata dall'hotel Mioni Pezzato.
La “nuova” Europa: l'intervista a Carlo Fidanza
Dalle parole di Fidanza emerge un fossato abbastanza notevole tra la politica decisa a Bruxelles e quella che, invece, vorrebbero gli elettori. L'Europa mantiene ancora le distanze dalle esigenze espresse con i voti dalla maggior parte dei cittadini. Prosegue lungo traiettorie spesso incomprensibili, percorre strade poco logiche, sembra talvolta persino non curarsi della rappresentanza democratica. Le ultime elezioni europee hanno tuttavia premiato le forze conservatrici che adesso hanno la grande possibilità di correggere storture e difetti vari. “Siamo in mezzo al guado. È vero, c'è una grande affermazione delle forze conservatrici ma ci sono dei però da considerare”, ha spiegato Fidanza. In che senso? Semplice. Mentre la sinistra è considerata “sdoganata” la destra crea ancora preoccupazioni.
“Mi spiego meglio: i popolari europei, che sono il primo partito a livello europeo, fanno abitualmente alleanze a sinistra senza timori di essere impallinati dalla grande stampa mainstream. Quando però devono fare alleanze a destra si preoccupano, frenano, tentennano. Certo, con noi dell'Ecr che siamo la delegazione parlamentare più numerosa dei conservatori europei dialogano abbastanza bene. A chi è alla nostra destra viene però applicato quello che in termine tecnico bruxellese si chiama un cordone sanitario”, ha aggiunto Fidanza. Il risultato è che i popolari non parlano con le forze politiche più a destra dell'Ecr (quelle che includono, per intendersi, Salvini, Le Pen e Orban). “Quando all'inizio del mandato del Parlamento europeo i gruppi devono suddividere le cariche istituzionali gli attori sopra citati vengono saltati come se i loro elettori non avessero alcun diritto ad una rappresentanza democratica. L'idea che qualcuno abbia meno diritto ad essere rappresentato è inconcepibile...”, ha puntualizzato Fidanza facendo notare come questo non valga per la sinistra.
Cosa significa tutto questo? “Che bisogna muoversi con i piedi di piombo perché i popolari possono scegliere, di volta in volta, se allearsi con la destra o con la sinistra. In campagna elettorale hanno però preso i voti con un programma di centrodestra. Si iniziano però a intravedere episodi positivi e uno spostamento c'è effettivamente stato. Se le forze di centro non avessero la puzza sotto al naso, con i numeri che hanno ottenuto le forze conservatrici, vinceremmo ogni volta. Sia nella plenaria che nelle singole commissioni”, ha aggiunto Fidanza.
La stortura green
Fidanza ha sottolineato come l'Ue debba cambiare marcia su due temi fondamentali: l'immigrazione e il green. “Ci sono resistenze pazzesche. Da parte della politica ma anche dei burocrati europei, che sono quelli che scrivono le norme. Se possono fare uno sgambetto con qualche norma tecnica non ci pensano due volte. Ecco, ci troviamo in una fase del genere. Adesso però la politica deve riprendersi il suo luogo, deve essere conseguente al mandato ricevuto dagli elettori e realizzare le politiche che i cittadini hanno chiesto”, ha dichiarato Fidanza. “Il nostro auspicio è che chi - come i popolari - ha preso i voti con programmi di centrodestra sia coerente e riprenda a votare con noi per correggere le schifezze che abbiamo dovuto ingoiare negli anni precedenti. Adesso i numeri ci sono e dobbiamo usarli per cambiare l'Europa”, ha specificato il vicepresidente del gruppo parlamentare Ecr.
A proposito del green, ricordiamo che dal 2035 – a meno di cambi di programma – non si potranno più vendere auto a benzina e diesel. “Peccato che al momento l'auto elettrica più economica costi intorno ai 25-30mila euro. La scelta di Bruxelles è classista e va incontro soltanto ai più ricchi. Ma chi non può permettersi di comprare un auto del genere cosa dovrà fare?”, ha fatto notare Fidanza, secondo cui il tempo per invertire la rotta è quasi scaduto. Anche perché “dal 2025 si cominceranno a calcolare i coefficienti di riduzione del parco circolante di ogni casa produttrice”. Ovvero: se le aziende dell'automotive non raggiungeranno determinate soglie dovranno fare i conti con multe salatissime. “È così che molti grandi costruttori, che non sono esenti da colpe, per evitare le multe si ritrovano a comprare i certificati verdi da altre aziende. Lo fanno, in particolare, comprandoli da Tesla e dalle case cinesi. Stiamo sostanzialmente arricchendo i nostri principali competitor internazionali. È una follia assoluta”, ha detto Fidanza. “L'Europa non ha né il controllo né la proprietà di niente di quel che serve a realizzare la transizione elettrica: è tutto cinese. E intanto negli Usa c'è Donald Trump che fa marcia indietro sull'elettrico...”, ha aggiunto lo stesso europarlamentare.
Il caso Almasri
Fidanza ha quindi parlato del caso Almasri evidenziato alcuni aspetti curiosi di una vicenda a dir poco bizzarra. “La prima cosa strana è che viene emesso un ordine di arresto internazionale da parte della Corte penale internazionale su Almasri, accusato di torture nei confronti dei migranti, non appena questo generale libico arriva in Italia. Eppure, nei giorni precedenti, aveva girato una buona parte d'Europa toccando altri Paesi. La Corte, forse fino a quel momento distratta, si fa comunque sentire soltanto quando Almasri mette piede in Italia. A quel punto il governo italiano lo arresta”, ha spiegato Fidanza.
C'è però dell'altro, perché a quel punto viene evidenziato un vizio di forma da un tribunale italiano. “Non era stato notificato l'ordine di arresto internazionale di Almasri alla procura competente. Il tribunale di Roma ne decide quindi la scarcerazione. Il signore Almasri era libero. Il governo italiano, per assicurare la sicurezza dei cittadini, decide di caricarlo su un aereo e di portarlo in Libia per esigenze di sicurezza nazionale. Non è stato liberato dal governo. È stato liberato da un tribunale che ha considerato non valido un ordine di arresto della Corte penale internazionale”, ha proseguito Fidanza. È qui che accade l'impensabile. “Succede che un cittadino fa una denuncia che capita curiosamente nelle mani dello stesso procuratore protagonista del fallimentare processo a Salvini. E cosa che fa il procuratore? Non valuta se la denuncia sia fondata o meno. Fa subito partire la letterina”, ha aggiunto Fidanza.
“Il problema non è tanto di Meloni.
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