Siamo sempre alla solita storia. Potremmo stare qui a riproporre un ragionamento già sentito, ovvero: se un neonazista invocasse violenze su un ministro del Pd, staremmo per giorni a discettare di quanto pericoloso possa essere il ritorno del nazionalsocialismo in Italia; invece, se un neo-comunista con fare serafico non si fa problemi a dichiarare in tv che veder pestato Guido Crosetto non gli provoca alcuno sdegno, tutto sommato già sappiamo che le polemiche si esauriranno nel giro di un amen.
È sempre la solita storia, dicevamo, che stavolta si è consumata in una (poco) partecipata manifestazione di sindacati e partiti di estrema sinistra andata in scena a Roma. Soliti slogan: “Siamo stanchi di aspettare, noi vogliamo lavorare”. Solite bandiere di Potere al popolo. Soliti striscioni: “Contro il governo dei padroni, moderno fascista Meloni, lotta di classe Rivoluzione”. Sabato scorso i “proletari comunisti” hanno contestato la manovra e l’invio di armi in Ucraina, e ci sta. Voglio dire: tutti hanno diritto di protestare. Poi magari fa sorridere che al corteo ci fossero effigi di Stalin, non proprio un sant’uomo, e che non pochi immigrati non fossero neppure in grado di spiegare al cronista di Quarta Repubblica il motivo del loro manifestare.
Grazie, grazie di cuore, da parte mia e della mia famiglia, a chi semina odio solo per vendere una copia in più o per avere un voto in più, sapendo che quell’odio farà germogliare violenza. pic.twitter.com/08RBkJmx60
— Guido Crosetto (@GuidoCrosetto) December 5, 2022
Ma ciò che più preoccupa sono i toni e le velate minacce di un mondo in subbuglio che contro il governo Meloni sembra pronto “ad una stagione di lotta”. Cioè di rivoluzione, guerriglia di classe, magari dittatura del proletariato e via dicendo. Marx ed Engels scansateve. “Il pericolo di una violenza c’è oggettivamente nell’evoluzione della situazione”, dice un signore distinto con fare serafico. “Quanto pensano che i lavoratori possano accettare salari che calano da 30 anni, contratti che non vengono rinnovati, attacco al reddito di cittadinanza, disoccupazione e aumento delle bollette? La violenza sta lì. Se poi la violenza colpirà Crosetto… non mi strapperò i capelli”.
Capito? Che la “violenza” colpisca un ministro di un governo legittimamente votato dal popolo non dovrebbe farci “strappare i capelli”. È giustificata, compresa: effetti collaterali della “rivoluzione”. E ci sta che il diretto interessato a Nicola Porro si dica “choccato”. “Fino a 50 giorni fa facevo un’altra vita piena di soddisfazioni - ha spiegato Crosetto - Ho accettato l’offerta di mettermi al servizio del Paese, sacrificando qualità della vita, famiglia e soddisfazione economica perché servire il Paese è un onore. E il risultato è che un pacifista afferma che la violenza contro di me è accettabile? E questi sono quelli che manifestano per la pace? Io sono disgustato come cittadino, preoccupato come persona. Ma mi dà la forza per combattere sempre di più".
Secondo il ministro della Difesa, dietro quelle parole c'è l'avanzare di una campagna di legittimazione ben precisa. "La mano di quel cretino - afferma - è stata armata da alcuni politici che da due mesi ci accusano di essere ‘guerrafondai’ e mercanti di armi”. Il riferimento è a Giuseppe Conte, ma non solo.
Anche ad “alcuni giornalisti” e “direttori dei giornali”: “Grazie di cuore, da parte mia e della mia famiglia a chi semina odio solo per vendere una copia in più o per avere un voto in più, sapendo che quell’odio farà germogliare violenza”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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