Grant Wood, angelo in volo sulla campagna americana

La "regionalist vision" del maestro statunitense cattura il cuore della provincia. E lo rende universale

Grant Wood, angelo in volo sulla campagna americana

Guardando all'alba i calanchi in prossimità di Aliano, in Basilicata, dove fu in esilio Carlo Levi, e oggi è in esilio dalla sua anima chi non sia qui, ho pensato che solo una strana idea di progresso e un'insensata distribuzione della ricchezza rendono alcuni luoghi centro e altri periferia del mondo. In questo momento, non Londra, non Parigi, non New York ma Palmira è il punto di concentrazione del nostro pensiero, mentre è in ostaggio di barbari che ripetono contro la storia la catastrofe dell'11 settembre. Oggi i calanchi di Aliano, a perdita d'occhio, sotto la luna in attesa del sorgere del sole, sono protetti dal pensiero non marginale di Franco Arminio, che ha portato qui le anime e i corpi di chi sa che un paese piccolo può essere grande e che lo Yemen, come apparve a Pasolini, qui è come allora. E così, mentre guardo avverto questa centralità, il ritrovarsi nella sperdutezza; e le geometrie molli dei calanchi mi riportano a un archetipo ancora più remoto dello Yemen e di Palmira: vedo i paesaggi di Anamosa, nello Iowa, dove un grande pittore americano, Grant Wood (1891-1942) deviò il nostro sguardo, che prima si era riposato sui paesi di Piero della Francesca e di Paolo Uccello, poi sugli orizzonti italiani di Claude Lorrain, poi sui mari del Nord di Caspar David Friedrich, verso le soleggiate campagne dei luoghi della sua infanzia. Non diversamente da un pittore della Basilicata, Grant Wood è un convinto sostenitore del regionalismo artistico, e descrive il mondo rurale con una poesia e fascinazione senza precedenti. A presidiarlo, parenti di Franco Arminio, è una coppia di agricoltori dallo sguardo intenso e concentrato, noti come American Gothic , in un dipinto che è l'equivalente americano della Gioconda di Leonardo. Ma quelle campagne viste a distanza, sorvolate, quelle vedute da un picco all'altro, «a cavaliere», sono luoghi del cuore, nostri, qui e ora, a Aliano, Sant'Arcangelo, San Chirico Raparo, Guardia Perticara, Craco, Castel Saraceno, Castronovo di Sant'Andrea, San Martino d'Agri. La Basilicata come lo Iowa.

Chissà se Grant Wood conosceva quel formidabile dipinto del '400 italiano che è la Tebaide , già attribuita a Gherardo Starnina (da alcuni ritenuta di Fra Angelico o di Paolo Uccello), ora agli Uffizi? Perché non c'è dubbio che la visione della natura che la sua opera testimonia è ispirata ai principî della prospettiva «a cavaliere», praticata al tramonto della civiltà gotica da pittori ormai consapevoli della prospettiva rinascimentale. Questa particolare visione, oltre che dal supposto Starnina, fu coltivata da un genio delle tecniche ottiche quale era Paolo Uccello, e continuò a mandare riflessi su artisti come Piero della Francesca, il Pollaiolo, Alessio Baldovinetti. Doveva appassionare questi metodici visionari l'immaginazione aerea che la prospettiva «a cavaliere» favoriva. Un altro collega di Grant Wood, e certamente da lui conosciuto, il Sassetta, si può dire che non potesse vedere paesaggio senza immaginare di essere un angelo sospeso in aria a guardarlo. Paolo Uccello portava questa vocazione nel nome, e anzi aveva, come ricordano le fonti, ali posticce, che Leonardo non avrebbe saputo usare, indossando le quali usciva di mattina, sul presto, lasciando in casa con pochi soldi e poco cibo la sua compagna Selvaggia. Un giorno, rientrando da una di queste escursioni, la vide tranquillamente dormire in un angolo. A forza di volare si era dimenticato di lei per una settimana, e Selvaggia, devotamente, senza danaro e senza cibo, era morta. La faccia da maniaco, in grado di compiere simili imprese, non mancava a Grant Wood, come dimostra il suo Autoritratto , nel quale egli ci guarda di traverso, dietro le lenti di un paio di occhiali cerchiati d'oro. Uno sguardo che Wood presta o prende dal suo contadino con il forcone in mano, ritratto insieme alla moglie, e quasi minacciosamente pronto a difendere i suoi diritti e le sue proprietà. Per questo celebre dipinto, a conferma di un destino che ha il suo simbolo nella finestra, anzi nella bifora, della fattoria, Grant Wood scelse il titolo American Gothic .

Gotica è propriamente la visione della natura, anzi del territorio, che Grant Wood osserva con apparente candore. E da questo quadro simbolico si può partire per intendere tutta l'opera dell'artista, che era nato nel 1891 in una fattoria vicino ad Anamosa, nello Iowa. Per dieci anni, fino alla morte del padre, Grant visse in questa fattoria, seguendo il ritmo delle stagioni, vivendo la vita della campagna fra galline, anatre, tacchini, osservando avidamente la vita degli animali domestici e selvatici, e imparando il nome degli uccelli, delle piante e dei fiori. Anamosa era un mondo e un'isola, e la sua vita era regolata, come quella di tutte le civiltà contadine, dal ritmo delle coltivazioni e dai riti festivi, le fiere, le domeniche, le Messe e i giorni di Natale. Quando, venduta la fattoria, Grant Wood si trasferisce con la madre e con i fratelli in città, a Cedar Rapids, subito Anamosa diventa un luogo mitico: «Nel mio mondo privato, Anamosa era importante come l'Europa per Colombo, e la Wapsie Valley, una mezza dozzina di miglia dalla nostra fattoria, aveva tutto il fascino dell'Oriente per Magellano e Vespucci». E ancora: «Alessandro, Cesare, Napoleone, avrete avuto i vostri grandi momenti, ma non avete mai assaggiato il supremo trionfo: non siete mai stati un ragazzo di campagna che corre a cavallo nei campi».

Nasce di qui la regionalist vision , da questa genuina, ma un po' retorica visione del mondo contadino. Eppure quel luogo appartato d'America diventa, nell'immaginazione di Wood, tutte le campagne del mondo, e i suoi straordinari paesaggi sono universali, sono la campagna. L'immaginazione mitica di Wood trasforma i luoghi conosciuti e identificabili in assoluti, sfiorando, per forza di concetti, l'astrazione. Come scrive Wanda M. Corn, curatrice della grande mostra itinerante di Wood, l'artista «si sentiva chiamato a creare una storia leggendaria del Midwest rurale, per redimerlo e sottrarlo all'immagine realistica e limitata dei pittori della fine Ottocento». E in questa impresa egli affronta con lo stesso spirito sia la rappresentazione dei paesaggi, ampi, felici e coloratissimi, sia quella delle persone, con due stati d'animo diversi, corrispondenti a due universali psicologici che erano in lui e che in qualche modo derivavano dai rapporti con i genitori.

Penetrabili appaiono, come di gomma, e anche erotici, i suoi paesaggi i suoi «calanchi»: si pensi allo straordinario Spring Turning . Siamo improvvisamente sollevati a una altezza dalla quale possiamo dominare tutto; noi in cielo e quindi sulla terra il cielo bassissimo; l'erba verde-bagnata ricopre la campagna come un morbido tappeto delimitato dalla terra arata. Una piccola casa, qualche albero, un contadino che segue l'aratro e i cavalli, i buoi al pascolo; una strada stretta e lunga che si perde nei campi all'infinito. Tutto si svolge in un silenzio sovrumano, come se questo straordinario omaggio alla natura fosse in realtà un artificio realizzato con imitazione perfetta ma inanimata; nello stesso tempo determina un effetto dolcissimo agli occhi, soffice al tatto e, anche, gradevole al palato come una torta. C'è qualcosa, in questa campagna totale , dei lontani orizzonti di Thomas Gainsborough e di Richard Wilson, con l'aggiunta della commozione del più sensibile e sotterraneo dei sensi, quello della psiche. Attraverso questa via, Grant Wood si sottrae al limite di una dimensione provinciale e trasporta la natura nella sfera degli affetti.

L'affetto di Wood investe anche la vita contadina, intesa come collana di episodi domestici, dove l'uomo è anch'egli natura, fa parte della terra: ecco i grandi pannelli Dinner for Threshers , ora al Fine Art Museum di San Francisco e Breaking the Prairie , nella Iowa State University Library, nei quali la grande epopea contadina ha la genuinità e la forza della nuova civiltà americana, che se ha in Whitman il suo Omero, in Grant Wood ha il suo Giotto. Impensabile sarebbe per un pittore europeo poter raggiungere la semplicità e l'essenzialità d'immagine e di spazio visivo che mostra Grant Wood, restando totalmente autentico e totalmente realistico in pannelli come Agriculture o Home Economics , fisse e fotografiche riproduzioni della realtà.

Per questa forza nativa American Gothic è diventato un manifesto nazionale, «a national icon». E per questo, sullo stesso tema di storia americana, il dipinto in costume Parson Weems' Fable (1939), che racconta la storia di George Washington bambino, ma già con la faccia da adulto, non è un quadro retorico, né banalmente didattico, anche se s'incentra sull'apologo del presidente bambino che, al padre che gli domanda chi aveva tagliato il suo ciliegio favorito, confessa di essere stato lui, perché non può che dire la verità, anche di fronte al rischio della punizione: ed è quindi premiato. Questa morale dell'America è sentita con fiducia e convinzione, e si stampa con assoluta sincerità nelle opere di Grant Wood, i cui valori vanno ben oltre lo Iowa perché non aspirano ad altro che a rimanere nello Iowa circoscritti.

E così raggiungono una classicità che compete con quella dei grandi italiani e fiamminghi del '300 e del '400, senza alcun artificio e intellettualismo. Wood ha voluto ricreare in Iowa l'universo delle forme. Per questo la sua regionalist vision è in realtà una visione universale del mondo.

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