Nella notte arriva l'accordo tanto atteso. I ministri delle Finanza dell'Eurogruppo decidono per il sì all'invio di 130 miliardi legati al programma d'aiuto per la Grecia. Lo fanno dopo 12 ore di dibattito, stabilendo poco sopra il 120% l'obiettivo debito/Pil che Atene dovrà raggiugere entro il 2020 e riuscendo a convincere le banche esposte ad accettare una riduzione consistente dei rendimenti del loro investimento obbligazionario.
L'accordo trovato dall'Eurogruppo permetterà secondo l'Institute of International Finance la cancellazione di 107 miliardi di debito greco e porta anche alla perdita di valore netto sui bond ellenici da scambiare coi nuovi titoli a 30 anni, in salita al 75%, con un taglio del valore nominale dei titoli che passa dal 50% al 53,5% e un contributo privato aggiuntivo di 2,8 miliardi.
A subire una riduzione notevole saranno anche i tassi sulla "greek loan facility", in modo che il margine scenda a 150 punti base (da 200 pb). Inoltre i profitti realizzati con i bond ellenici detenuti dalla bce saranno trasferiti alle banche centrali nazionali le quali li trasferiranno ai governi. Un insieme di operazioni del valore di circa 3,2 miliardi.
L'intesa raggiunta in seno all'Eurogruppo viene salutata da tutti come un traguardo importante. A partire dal presidente della Bce Mario Draghi, che parla di "un accordo molto buono", fino al presidente del Consiglio Mario Monti, secondo il quale l'obiettivo raggiunto è "un bel risultato per Grecia ed Eurozona", che dà speranze anche sulla risposta dei mercati. "L'Europa è in grado di funzionare", sottolinea ancora Monti, lasciando la sede dell'Ue poco dopo le 5.00.
Con l'arrivo dell'accordo per il piano d'aiuti si fanno più forti le garanzie sul futuro greco. È il presidente dell'Eurogruppo Jean Claude Juncker a fugare ogni dubbio sulla permanenza di Atene all'interno dell'Eurozona, parlando di una garanzia sulla tenuta economica della Grecia, che porterà a un percorso di crescita sostenibile.
Positiva anche la reazione dei diretti interessati, con il premier greco Lucas Papademos che lancia rassicurazioni sull'applicazione delle riforme concordate anche dopo le elezioni.
Il commissario Ue per gli affari economici Olli Rehn sottolinea la necessità di una presenza più forte della troika nella capitale greca, un "commissariamento di fatto" che possa garantire una stretta sorveglianza sull'attuazione del secondo programma, ma parla anche della volontà degli Stati membri di abbassare gli interessi sui prestiti economici verso Atene.
"Entro marzo", commenta Christine Lagarde, direttore generale dell'Fmi, dal Fondo verrà una partecipazione "importante". Sulla quale però non c'è ancora nessuna certezza. Una risoluzione che potrebbe essere "sull'aumento del firewall", come dice Olli Rehn, che punta nella direzione di una combinazione tra fondo salva-Stati transitorio (Efsf) e permanente (Esm), che porterebbe la dote monetaria a 750 miliardi di euro.
Reazione delle borse
Le Borse europee hanno accolto l'accordo per la Grecia con estrema cautela. Le principali Piazze si trovano in territorio negativo.
Secondo gli operatori l'accordo trovato lascerebbe troppo spazio a "ulteriori ostacoli" e non sarebbe "certo se il prossimo governo di Atene avrà qualche interesse o vorrà rinforzare il piano di austerità che è stato deciso dopo aver ottenuto gli aiuti finanziari". A esprimer questo timore London Capital Group, con una nota ai propri clienti divulgata da Bloomberg.
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