Greggio, fattura da 21 miliardi (+27%)

Secondo l’Up pesano i rincari Opec e l’euro meno forte. Nel 2006 prezzi in calo

da Milano

Quest’anno pagheremo quasi 5 miliardi in più per importare petrolio e gas, e questo nonostante i consumi italiani siano diminuiti del 3,7 per cento. Nel 2005 infatti la fattura petrolifera è balzata di 4,6 miliardi di euro, con una variazione del 27% circa, passando dai 17,021 miliardi di euro del 2004 a quota 21,6 miliardi. È questa la stima dell’Unione Petrolifera nel Preconsuntivo 2005, che spiega come il risultato sia dovuto alla «vertiginosa ascesa» del costo internazionale del greggio importato, aumentato del 40 per cento. Un valore - spiega l’Up - che sarebbe stato sicuramente maggiore se non fosse intervenuta la contrazione del 3,7% dei consumi, che ha comportato un risparmio di 940 milioni di euro, su cui ha inciso per 180 milioni la ripresa della produzione nazionale di idrocarburi, in aumento del 12 per cento.
Il costo del greggio importato in Italia - sostiene l’Up - ha riflettuto in modo quasi totale l’incremento in dollari, del 38,5 per cento. Se il cambio medio registrato nei primi quattro mesi dell’anno, con il dollaro a circa 1,3 euro, si fosse mantenuto sugli stessi livelli anche per il resto del 2005, la fattura petrolifera - sottolinea l’Up - si sarebbe attestata a 20,3 miliardi di euro, circa 1,3 miliardi in meno.
Quanto alla fattura energetica, a fine anno dovrebbe attestarsi a 36,5 miliardi di euro, 7 miliardi in più, ossia il 24%, rispetto al 2004. Essa rappresenta il 2,6% del Pil contro una media dell’1,5% registrata nel corso degli anni ’90.
Per il 2006 l’Unione petrolifera si attende una bolletta petrolifera compresa tra 18,5 e 25,2 miliardi di euro. I calcoli si basano sull’ipotesi di un greggio con un costo compreso tra i 45 e i 55 dollari al barile, un profilo di consumi in contrazione secondo le dinamiche attuali e un cambio euro-dollaro vicino all’attuale. La fattura energetica, invece, dovrebbe rimanere intorno ai 36,5 miliardi di euro previsti per il 2005, considerato che il calo dei consumi di petrolio dovrebbe essere bilanciato dall’aumento delle altre fonti, se ci sarà una ripresa della crescita economica un po’ più sostenuta.
«La crisi del petrolio rientrerà, non ci sono i fondamentali perché i prezzi continuino a salire», ha infatti sostenuto Pasquale De Vita, presidente dell’Unione Petrolifera. Fare previsioni sull’andamento del prezzo del petrolio «può risultare azzardato» per l’Up, che cita tuttavia le stime della maggior parte degli analisti, che per il 2006 «sembrano convergere verso valori compresi tra 45 e 55 dollari al barile». È infatti pari al 10-20%, ossia tra i 5 e i 10 dollari al barile, l’impatto sui prezzi del petrolio derivante dal «premio speculativo», ossia dalla speculazione fatta principalmente dai fondi pensione americani ha affermato De Vita, per il quale è ingiusto «attribuire la responsabilità alle compagnie petrolifere quando sono i fondi che gestiscono il mercato».


L’aumento della bolletta energetica si è tradotto in una maggiore spesa di 500 euro l’anno per ogni famiglia, sostiene l’Intesa consumatori: e anche il 2006 sarà «pesante, soprattutto se non ci sarà nessun taglio delle accise e nessuna apertura della vendita dei carburanti alla grande distribuzione».

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