Guerra tra clan: sparatoria al funerale della moglie del boss

da Reggio Calabria

Dopo il sanguinoso ed efferato agguato di 'ndrangheta (una donna uccisa e tre persone ferite di cui una in modo molto grave) compiuto a San Luca nel tardo pomeriggio di Natale, nella cittadina aspromontana e in diverse zone della vallata del Bonamico persistono con insistenza, tanto da avvertirle anche nell'aria che si respira, timori e paure per la possibile ripresa di una cruenta e orribile faida paesana tra clan avversi (i Nirta-Strangio da una parte e i Pelle-Vottari dall'altra) che nell'arco degli ultimi 15 anni ha già causato 7 morti ammazzati e una decina di persona ferite. Non a caso nel tardo pomeriggio di ieri, a conferma del clima di altissima tensione e terrore che c'è in tutta la zona, alla periferia di Bovalino, dopo i funerali della donna assassinata nell'agguato di quattro giorni fa, gli agenti della Polizia di Stato del commissariato di Bovalino hanno arrestato un giovane di San Luca dopo averlo ferito con un colpo di pistola al polpaccio destro. In manette, con l'accusa di porto e detenzione illegale di una pistola, è finito Giovanni Strangio, di 28 anni. Il giovane, che si trovava in compagnia di altre due persone, all'alt dei poliziotti si è messo subito a correre e, dopo aver udito un primo colpo di revolver sparato in aria da uno degli agenti, ha estratto dalla tasca di un giubbotto una pistola. A questo punto un agente della polizia gli ha sparato addosso un secondo colpo, centrando il fuggiasco al polpaccio destro. Di seguito, dopo le cure ricevute all'ospedale di Locri, il giovane sanluchese è stato arrestato.
Ai funerali della donna uccisa, Maria Strangio, 33 anni, mamma di tre figli ancora in tenerissima età, non ha partecipato il marito della vittima, Giovanni Luca Nirta, 37 anni, di San Luca, scampato all'agguato di Natale e irreperibile da quattro giorni.


Ma, dopo l'efferato agguato di Natale, a scomparire da San Luca e dintorni non è stato solo il marito della vittima, ma a quanto pare gran parte degli esponenti maschi delle quattro famiglie coinvolte nel più che decennale scontro. Ciò - secondo gli investigatori dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e del Reparto territoriale Locride - per evitare di incappare in altri agguati malavitosi.

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