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Utilizzare le armi nucleari in risposta all’attacco di un drone? Per Yevgeniy Prigozhin è un’ipotesi surreale e fuori discussione. Il capo e fondatore del gruppo di mercenari Wagner ha espresso la sua opinione su Telegram, in risposta alle numerosi voci apparse sui social network che, in seguito al blitz realizzato da due droni contro il Cremlino, ipotizzavano una durissima reazione di Mosca contro Kiev, accusata di aver ordinato l’attentato. C’era, addirittura, chi paventava l’utilizzo, da parte delle forze russe, di bombardieri nucleari. Eventualità stroncata sul nascere da Prigozhin.
Le parole di Prigozhin
"L'uso di armi nucleari in risposta a un drone, ovviamente, è fuori discussione! È necessario punire colui che ha mandato il drone. Non facciamo i pagliacci che minacciano una 'bomba vigorosa' a causa di un drone per bambini", ha tuonato Prigozhin, di fatto, inviando un chiaro messaggio anche all’indirizzo di Mosca. Che, in sostanza, si sarebbe fatta sorprendere in maniera ingenua da un velivolo quasi innocuo.
Lo stesso comandante della Wagner non ha dato l’impressione di voler aggiungere ulteriori frasi sull’attacco contro il Cremlino. "Non posso commentare in alcun modo questo fenomeno. Forse è stato un fulmine. La cosa principale per me è ottenere le munizioni per avanzare a Bakhmut. E la seconda cosa è che i fianchi dell'esercito non vengano danneggiati", ha scritto Prigozhin sempre su Telegram.
Messaggio a Mosca
Sembra quasi che Prigozhin, concentrato sulla battaglia di Bakhmut, non sia per niente interessato alla vicenda dei presunti droni ucraini inviati per colpire presumibilmente Vladimir Putin. Anzi, il fondatore della Wagner ha espresso, per l’ennesima volta, insofferenza nei confronti dell’apparato russo, accusandolo di non voler inviare sufficienti munizioni ai suoi uomini impegnati sul fronte al fianco dell’esercito regolare di Mosca.
In un altro video pubblicato sul suo canale Telegram, Prigozhin ha infatti dichiarato di aver bisogno di almeno 300 tonnellate di proiettili d'artiglieria al giorno per l'assalto alla cittadina dell'Ucraina orientale. "Trecento tonnellate al giorno corrispondono a 10 container da carico, non molto. Ma ce ne viene fornito non più di un terzo", ha detto, mentre ispezionava scatole di fucili in un magazzino che ha detto essere nella città di Soledar, a nordest di Bakhmut.
In un filmato precedente, davanti a un edificio distrutto a Soledar, Prigozhin parlava dell'anniversario della fondazione di Wagner. Nel caso in cui il gruppo dovesse morire, aggiungeva, "non è per mano dell'esercito ucraino o della Nato, ma per colpa dei nostri bastardi burocrati nazionali".
Tensione con il Cremlino
Prigozhin ha più volte accusato il ministero della Difesa russo per la sua gestione della guerra in Ucraina e per la mancanza di rifornimenti ai suoi uomini.
Lo scorso 15 aprile, il capo della Wagner aveva diffuso un comunicato nel quale suggeriva a Vladimir Putin di annunciare la fine della guerra e radicarsi nei territori conquistati. "L'opzione ideale sarebbe annunciare la fine del conflitto. Informare tutti che la Russia ha raggiunto i risultati previsti e, in un certo senso, li abbiamo davvero raggiunti. Abbiamo abbattuto un numero enorme di combattenti delle forze armate ucraine e possiamo riferire che i nostri compiti sono stati completati", si leggeva nel citato comunicato firmato dal capo della Wagner.
Ricordiamo, di recente, due notizie che confermerebbero la presunta diffidenza venutasi a creare tra il Cremlino e il gruppo Wagner. La prima relativa alle accuse di alto tradimento rivolte da Prigozhin contro Mosca per il mancato invio di sufficienti munizioni al fronte.
La seconda includerebbe invece le voci di un ipotetico complotto guidato da Putin e dal segretario del consiglio di Sicurezza, Nikolai Patrushev, per "neutralizzare" il gruppo Wagner. Voci mai confermate ma che, in una situazione sempre più tesa, contribuiscono ad alimentare la tensione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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