Dalla Cina al Papa fino a Lula. Rebus diplomazia per la pace. Missile russo su un ospedale

Dalla Cina al Papa fino a Lula. Rebus diplomazia per la pace. Missile russo su un ospedale
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n Akademika Obraztsova street le forze di polizia faticano a tenere a distanza le persone ipnotizzate dal macabro spettacolo. Le fiamme sono state spente completamente intorno alle 18, ma dalle macerie fumanti vengono ancora estratti feriti e cadaveri. Ieri Dnipro, città dell'Ucraina orientale, ha vissuto uno dei giorni più terribili dall'inizio della guerra. Alle 10.40 di mattina un missile Kh-MD-E, lanciato da un drone, ha colpito un ospedale e una clinica veterinaria. Il razzo, dotato di una testata a frammentazione ad alto potenziale esplosivo, ha sbriciolato le due strutture sanitarie, provocando un vasto incendio. Le immagini girate poco dopo il blitz di Mosca mostrano corpi inanimati come bambole di pezza, ma anche le urla strazianti dei feriti, così come dei soccorritori. «I terroristi russi confermano ancora una volta il loro status di esseri privi di umanità», scrive Zelensky, che ha tenuto un summit con i generali, mentre di ora in ora il bilancio si aggrava. Dalle macerie sono stati estratti per ora 3 corpi privi di vita, sistemati alla meno peggio in strada e coperti da sacchi neri della spazzatura. I feriti sono 31, almeno 8 in gravi condizioni. Nella vicina clinica veterinaria quasi tutti gli animali ricoverati sono stati divorati dalle fiamme. La polizia ha aperto un punto di informazione per i cittadini. Al momento risultano esserci 5 dispersi e i vigili del fuoco lavorano anche di notte per recuperare chi è ancora intrappolato nell'inferno dei detriti. Le forze dell'ordine stanno inoltre dando la caccia ad Anna Alkhim, una blogger che potrebbe aver accidentalmente o intenzionalmente aiutato i russi a lanciare l'attacco sull'ospedale. Poco prima del bombardamento, la donna ha pubblicato l'indirizzo del nosocomio, spiegando che la struttura ospitava in realtà una caserma dell'esercito ucraino. Secondo quanto emerso la Alkhim, in un recente passato, avrebbe già aiutato le truppe russe con operazioni di intelligence, ricevendo dal Cremlino in premio un'abitazione. Per questo, funzionari ucraini chiedono ai residenti di non pubblicare foto o video di attacchi per non rivelare informazioni sensibili al nemico. Esplosioni sono state segnalate a Kiev, dove le difese aeree hanno scongiurato il peggio. Le forze del comandante Zaluzhnyi (apparso in nuovo video vivo e vegeto) hanno invece colpito strutture strategiche a Berdiansk (Zaporizhzhia), città sotto l'occupazione di Mosca da febbraio 2022. Droni di Kiev si sono spinti ieri mattina nel centro di Krasnodar, capoluogo del territorio meridionale russo, senza provocare feriti. E tra il suono sinistro delle bombe riemerge la parola «diplomazia». Il capo dell'ufficio presidenziale ucraino, Andriy Yermak, ritiene necessario un vertice per la pace. «L'augurio è che si tenga il prima possibile, l'ideale sarebbe a luglio. Tuttavia, la base per questo summit dovrebbe essere il piano di 10 punti presentato da Kiev. Siamo molto vicini al successo di queste consultazioni. Ci aspettiamo un gran numero di partecipanti al vertice». Dal Vietnam, dove si trova in visita ufficiale, l'ex presidente russo Medvedev ritiene qualsiasi colloquio «impossibile finché a Kiev ci sarà l'attuale regime e il clown Zelensky al potere». Per l'inviato cinese per la guerra in Ucraina Li Hui (ieri a Mosca da Lavrov) il tavolo di trattative «è una strada percorribile, ma i Paesi occidentali devono garantire una tregua e riconoscere al Cremlino il controllo delle quattro regioni del Donbass occupate lo scorso anno», ovvero Lugansk, Donestsk, Kherson e Zaporizhzhia. Il vice ministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov accusa Washington di dare carta bianca a Kiev per attaccare il territorio russo, nonostante le smentite degli Usa. Ryabkov ha rivelato che funzionari russi e americani continuano a parlarsi al telefono, «ma gli Stati Uniti non mostrano la volontà di migliorare le relazioni bilaterali». Lavrov affonda la lama sostenendo che «le relazioni sono in una crisi profonda e pericolosa, che rischia di portare a conseguenze imprevedibili». Per Lavrov l'unico interlocutore affidabile è Papa Francesco. Mosca infatti valuta positivamente i tentativi del Vaticano di aiutare a porre fine al conflitto e fa sapere che Putin sarebbe pronto ad accogliere un emissario di Bergoglio al Cremlino.

Alla lista dei candidati mediatori si aggiunge il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, che parla al telefono con Putin e ribadisce la disponibilità del Brasile, insieme a India, Indonesia e Cina, a dialogare per la pace.

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