Il falso ombrello della Costituzione

Il pacifismo si è allargato a tutte le forze di governo e di opposizione sotto l'ombrello della Costituzione, ma è paradossale

Il falso ombrello della Costituzione
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Mentre il Cremlino dice no all'ennesima conferenza internazionale proposta da Kiev e pone come condizione imprescindibile l'annessione delle quattro provincie del Donbass oltreché della Crimea, c'è un'argomentazione che i pacifisti di casa nostra utilizzano per tagliare gli artigli all'esercito ucraino e quindi lasciare sul tavolo una pace che consiste in un semplice sì a tutti i diktat del Cremlino, un'argomentazione che appare - non me ne vogliano - un concentrato di ipocrisie: il dramma, sul piano concettuale, è che il pacifismo nostrano si è allargato a tutte le forze di governo e di opposizione dando vita ad una sorta di unità nazionale che per dire no alla legittima richiesta dell'Ucraina di poter utilizzare le armi che gli forniamo per colpire i siti militari in Russia da dove partono i missili e i bombardieri che la stanno radendo al suolo, si è messa sotto l'ombrello della Costituzione. Il che è alquanto paradossale. Intanto perchè anche se da noi è in voga il vecchio vizio di tirare la Carta da una parte e dall'altra, l'art.11 di cui si parla è innanzitutto una condanna senza appello della politica e dei comportamenti russi. In secondo luogo perchè fornire le armi per poi porre dei veti sulle modalità del loro uso è insensato. E soprattutto, non ha nulla a che vedere con un ingresso in guerra. Stiamo parlando d'altro. Per fare un paragone in un recente passato in Kossovo i nostri aerei - anche se hanno avvolto le loro azioni offensive in un alone di mistero - hanno bombardato la parte serba sotto le insegne della Nato. Qui parliamo, invece, di dare un Ok all'utilizzo dei nostri armamenti da parte di un paese aggredito e che si ritrova alla mercé di un avversario che non ha scrupoli. Li forniamo, appunto, e vengono utilizzati sotto una bandiera che non è la nostra. C'è una distanza siderale tra la situazione di ieri e quella di oggi eppure allora - la sinistra era al governo, il premier era Massimo D'Alema e il ministro della difesa era l'attuale capo dello Stato, Sergio Mattarella - nessuno si sognò di tirare in ballo la Costituzione. C'è una contraddizione di fondo. L'Italia è uno dei paesi che a livello mondiale esporta più armi. Forniamo non solo i nostri alleati della Nato ma anche paesi come l'Arabia, il Qatar, l'Egitto. Oppure il Pakistan e l'India. O ancora il Niger e il Sud Africa. E tanti altri tra i quali anche Israele dove imperversa un'altra guerra. Ora quando vendi armi non è che puoi imporre istruzioni per l'uso perché, nei fatti, tutto è lasciato alle esigenze militari dei paesi compratori. Per cui l'idea del permesso di cui l'Ucraina ha bisogno per utilizzare le nostre armi su obiettivi militari in Russia, nella realtà vera e non in quella dei codicilli che non rispetta nessuno, è un «unicum» mondiale. Anzi assistiamo al paradosso che l'Ucraina sotto una pioggia di piombo è l'unico paese che rispetta il criterio delle autorizzazioni. È il Cremlino che si è inventato l'assunto per cui si considera in guerra con i paesi occidentali che hanno fornito le armi che l'Ucraina utilizzerà sul territorio russo. E l'Occidente ha accettato questa logica irrazionale. È come se L'Ucraina minacciasse di considerare Cina e Iran dei nemici se la Russia utilizzasse - cosa che fa dall'inizio del conflitto - le armi che arrivano da questi paesi al di fuori del Donbass.

Siamo di fronte a capriole diplomatiche che mascherano in realtà un cedimento alle intimidazioni russe, un atteggiamento che fu alla base di alcune sconfitte delle democrazie dell'Occidente. Accettare quei limiti significa arrendersi alle logiche del Cremlino. E purtroppo nel Parlamento di Strasburgo i partiti italiani - tutti - in compagnia del solo Orban, si sono distinti in questo atteggiamento supino.

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