I ribelli jihadisti prendono Aleppo e avanzano verso Sud: cosa sta succedendo in Siria

Nella città settentrionale le forze curdo-siriane hanno preso il controllo di diverse postazioni in seguito al ritiro delle forze governative di Damasco. Migliaia di civili in fuga e situazione caotica

I ribelli jihadisti prendono Aleppo e avanzano verso Sud: cosa sta succedendo in Siria
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La Siria è nuovamente finita nell'occhio del ciclone. L'epicentro delle tensioni coincide con Aleppo, dove le forze curdo-siriane - espressione dell'ala locale del Pkk - hanno preso il controllo dell'aeroporto in seguito al ritiro delle forze governative di Damasco e delle milizie sostenute dall'Iran. L'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria e i media internazionali definiscono la situazione come caotica. Numerose auto colme di civili stanno adesso lasciando la città utilizzando la principale strada ancora controllata dal governo. L'avanzata su Aleppo si è concretizzata al termine di un'offensiva a sorpresa lanciata dai ribelli lo scorso mercoledì. Migliaia di combattenti hanno travolto villaggi e località nella campagna nord-occidentale della Siria, fino ad occupare gran parte del più grande centro urbano del Paese.

I curdi continuano a combattere all'aeroporto internazionale e le milizie delle fazioni anti-Assad continuano ad avanzare in tutto il Nord del Paese, mentre le truppe governative si ritirano. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ismail Baqaei, ha reso noto che il consolato di Teheran ad Aleppo è stato attaccato dai ribelli jihadisti.

Nel tardo pomeriggio, le forze ribelli hanno dichiarato di essere entrati nella periferia della città di Hama, circa 120 chilometri più a Sud di Aleppo. L'esercito di Damasco ha smentito le notizie diffuse sui social riguardo a una sua ritirata anche da questo caposaldo. "Le notizie pubblicate dalle organizzazioni terroristiche armate attraverso le loro piattaforme, siti web e alcuni canali mediatici sul ritiro dell'esercito siriano da Hama non sono vere", ha detto una fonte militare all'agenzia di stampa siriana Sana.

Aleppo nel caos: cosa succede in Siria

L'esercito siriano ha confermato che i ribelli sono entrati in "gran parte" della città settentrionale di Aleppo, denunciando decine di soldati uccisi e feriti in scontri su larga scala. "Organizzazioni terroristiche armate hanno lanciato un ampio attacco da più assi sui fronti di Aleppo e Idlib", si legge in un comunicato delle forze armate, che segnala feroci battaglie "su una striscia di oltre 100 chilometri". "Decine di uomini delle nostre forze armate sono stati uccisi e altri feriti", ha proseguito la nota, perché "le organizzazioni terroristiche sono riuscite nelle ultime ore a entrare in gran parte dei quartieri della città di Aleppo".

A minacciare Damasco sono Hay’at Tahrir al-Sham (Hts) e altre fazioni ribelli di curdo-siriane che hanno lanciato un'offensiva contro le forze governative. L'attacco ha gettato nuova violenza in una regione, il Medio Oriente, che sta già facendo i conti con una duplice guerra a Gaza e in Libano. Aleppo non veniva presa di mira dalle forze di opposizione dalla loro cacciata avvenuta nel 2016, in seguito ad una massacrante campagna militare in cui le forze del governo siriano erano sostenute dalla Russia, dall'Iran e da vari gruppi alleati.

Questa volta, spiegano i testimoni, non c'è stato alcun segno di una significativa resistenza da parte dell'esercito siriano. Al contrario, sono emersi resoconti di forze governative che si sono letteralmente sciolte come neve al sole di fronte all'avanzata rivale. I ribelli hanno addirittura pubblicato molteplici messaggi sui social media per invitare le truppe nemiche ad arrendersi.

L'avanzata dei ribelli e l'azione dei curdi

I progressi conseguiti questa settimana sono stati tra i più grandi raggiunti negli ultimi anni da parte delle fazioni ribelli, guidate dal gruppo Hayat Tahrir al-Sham, e rappresentano i combattimenti più intensi nella Siria nordoccidentale dal 2020. L'offensiva, tra l'altro, è avvenuta in un momento in cui i gruppi legati all'Iran, in primis Hezbollah, che sostiene le forze governative siriane dal 2015, sono impegnati ad affrontare le proprie battaglie in patria.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto che la Russia considera l'attacco dei ribelli come una violazione della sovranità della Siria. "Siamo favorevoli alle autorità siriane che riportino ordine nell'area e ripristinino l'ordine costituzionale il prima possibile", ha spiegato.

Il portavoce del ministero degli Esteri turco, Oncu Keceli, ha lanciato un appello alla "fine immediata" degli scontri tra i militari di Damasco e i ribelli. "Questi attacchi devono finire immediatamente. Stiamo assistendo a una escalation regionale che nessuno vuole. Seguiamo con attenzione gli sviluppi della situazione e gli attacchi nei confronti dei civili. I gruppi terroristici a Tal Rifat e Manbij (curdi Ypg, ndr) potrebbero trarre vantaggio da questa situazione e attaccare le nostre truppe", ha detto Keceli, che ha sottolineato l'importanza dell'integrità territoriale della Siria.

La Turchia ha un contingente militare schierato sia nella regione di Idlib che nelle province di Afrin e Kobane, tutte nel nord della Siria. Principale preoccupazione della Turchia è evitare flussi di profughi verso il proprio confine e contrastare i separatisti curdi siriani di Ypg, attivi nel nord est della Siria.

L'evacuazione dell'Onu

Fonti della Farnesina hanno rirferito che l'Italia sta coordinando con l'Onu l'evacuazione di connazionali e funzionari stranieri.

Le Nazioni Unite hanno avviato un'evacuazione da Aleppo verso Damasco, con un primo convoglio di auto - compresi mezzi con alcuni italiani a bordo - già in viaggio per uscire dalla città. Altri pullman Onusono in attesa di uscire.

L'ambasciata a Damasco, dove è in sede il nuovo ambasciatore Stefano Ravagnan, in stretta collaborazione con la Presidenza del Consiglio, è in contatto con il gruppo e riceverà i connazionali, in maggioranza con doppia cittadinanza. Una volta arrivati a Damasco si valuterà se la permanenza nella capitale o uno spostamento altrove. La situazione è sempre più delicata.

Nel frattempo sono andate in scena conversazioni telefoniche tra il ministro degli Esteri russo e i suoi omologhi turco e iraniano.

Il capo della diplomazia russo e il ministro turco, riporta Interfax, hanno espresso "preoccupazione per il pericoloso sviluppo della situazione in Siria a causa dell'escalation militare nelle province di Aleppo e Idlib".

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