Per Israele, l'operazione terrestre in Libano doveva essere "mirata". Una campagna chirurgica per colpire Hezbollah a ridosso del confine e scacciarlo oltre il fiume Litani, confine geografico e strategico di quella zona cuscinetto che lo Stato ebraico vuole creare tra se stesso e le forze sciite. Un concetto ribadito salle stesse Israel defense forces anche oggi, con una dichiarazione in cui si sostiene che le truppe sul campo conducono "attività operative limitate, localizzate e mirate" contro "obiettivi terroristici e infrastrutture di Hezbollah nel Libano sudoccidentale". Eppure, le ultime indicazioni che arrivano dal fronte nord di Israele non sembrano andare esattamente in quella direzione. E lo dimostra il fatto che proprio quell'ultima dichiarazione dell'Idf è correlata all'annuncio che nel Libano meridionale è stata dispiegata una quarta divisione, la 146a, una divisione di riservisti si unisce alle tre dell'esercito già presenti nelle aree centrali e orientali della regione: la 36esima, la 91esima e la 98esima.
La mossa di Israele non è una novità, ma il frutto di quello che appare ormai come un obiettivo dichiarato del governo di Benjamin Netanyahu: espandere le operazioni di terra nell'area. Solo ieri, l'Idf aveva annunciato l'ingresso in Libano della 91esima divisione, la divisione regionale "Galilea". E come aveva scritto anche il Guardian, le fotografie notturne diffuse dagli stessi comandi israeliani avevano iniziato a generare dei dubbi sulla reale portata dell'invasione. Le immagini in arrivano dal Libano meridionale mostravano una colonna della fanteria con materassini e zaini molto pesanti, ben diversa da quelle dei commando che operavano nelle prime incursioni. E l'impressione degli osservatori è che si inizia a palesare un cambiamento di prospettiva da parte dello Stato ebraico. Non più solo blitz mirati contro i centri di comando e i siti lanciamissili di Hezbollah, ma una guerra su più vasta scala e in un'area più ampia, al punto che l'evacuazione dei villaggi ora riguarda anhce i centri abitati a nord del fiume Litani.
La questione è stata sollevata anche dai media israeliani, in particolare dal Times of Israel, che facendo un calcolo delle divisioni impiegate dall'Idf fino a questo momento calcola che in Libano dovrebbero esserci circa 15mila soldati delle Tsahal. Un numero estremamente elevato rispetto a quello prefigurato nei primissimi giorni dell'incursione e che certifica come in Libano la questione sia molto più seria e complessa di quanto molti si aspettassero. Nonostante i bombardamenti a tappeto che hanno decimato la catena di comando di Hezbollah, il Partito di Dio appare ancora in grado di resistere. E oltre ai morti segnalati nei ranghi delle forze israeliane, quello che certifica il potenziale bellico del movimento è soprattutto il continuo lancio di missili verso il nord dello Stato ebraico. Soltanto ieri sono stati lanciati centinaia di missili.
E questo nonostante sia stata realizzata una delle più grandi ondate di attacchi aerei da parte di Tel Aviv, con più di cento jet che hanno bombardato senza sosta il sud del Paese dei cedri e anche i centri di comando a Beirut.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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