"Niente tregua a Gaza". L'annuncio di Israele: perché è difficile un cessate il fuoco

Il governo israeliano ha ribadito di non fidarsi di tregue umanitarie e andrà avanti con le operazioni all'interno dello Striscia di Gaza

"Niente tregua a Gaza". L'annuncio di Israele: perché è difficile un cessate il fuoco
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Dopo le notizie circolate nei giorni scorsi su presunte trattative in corso tra Israele e Hamas, mediate da attori terzi, per una tregua umanitaria adesso, direttamente dalla portavoce del governo israeliano Ilana Stein, è arrivata la smentita. Non ci sarà, secondo i vertici dell'esecutivo dello Stato ebraico, alcuna tregua umanitaria con l'organizzazione islamista palestinese. Il motivo è dato, così come specificato da Ilana Stein, dal timore che Hamas possa poi violare il cessate il fuoco.

Tramontata per il momento l'idea di una tregua

"Non ci sarà alcun cessate il fuoco nella guerra che Israele sta conducendo nella Striscia di Gaza". A una domanda in merito posta dai giornalisti durante una conferenza stampa, la portavoce Ilana Stein ha risposto smentendo quindi ogni ipotesi di tregua. Al momento quindi appare lontano lo scenario visto a novembre, quando per poco più di una settimana l'esercito israeliano e i miliziani di Hamas non hanno sparato alcun colpo per rispettare una tregua mediata soprattutto dal Qatar.

In quell'occasione, diversi ostaggi israeliani rapiti nell'azione del 7 ottobre scorso sono stati liberati dal gruppo palestinese. In cambio, decine di prigionieri detenuti nelle carcere israeliane sono stati rilasciati. Poi però da allora non c'è più stato alcun nuovo accordo in tal senso. Anzi, nel corso delle settimane la diffidenza tra le parti è aumentata di pari passo all'intensità del conflitto.

"In passato - ha poi proseguito Stein - ci sono state delle tregue per scopi umanitari, ma Hamas le ha violate". Il timore più forte per il governo di Netanyahu è che una tregua possa portare a un allontanamento degli obiettivi di Israele. I quali, tra le altre cose, comprendono la distruzione dei quadri operativi di Hamas e la cattura dei principali responsabili del movimento.

Un timore alimentato soprattutto dai partiti religiosi a sostegno dell'attuale esecutivo di Netanyahu. "Israele - ha infatti ribadito non a caso la portavoce del governo - non rinuncerà alla distruzione di Hamas, alla restituzione degli ostaggi e a eliminare la minaccia alla sicurezza di Israele dalla Striscia di Gaza".

I colloqui tra Israele e Hamas mediati da terzi

Nei giorni scorsi erano però trapelate indiscrezioni su nuove trattative. Del resto, la morte di alcuni ostaggi israeliani avvenuta nei giorni scorsi e la crisi umanitaria molto grave scatenata dalla guerra hanno indotto a non poche pressioni internazionali per una tregua. Gli ultimi colloqui sarebbero avvenuti sempre con la mediazione del Qatar. Le due parti in causa però non hanno dato seguito agli sforzi della diplomazia, giudicando irricevibili le rispettive proposte.

Da qui probabilmente lo stop di Israele a ogni ipotesi di tregua. Tuttavia, questo non significherebbe lo stop anche dei colloqui.

Trattative e contrattazioni potrebbero andare avanti anche nelle prossime settimane. Nessuno però, a livello internazionale, sembra illudersi: per assistere a un nuovo cessate il fuoco occorrerà aspettare tempi molto lunghi.

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