Il negoziato fallito e le voci di Putin in fuga: cosa succede al Cremlino

Il presidente russo ieri sera avrebbe provato a trattare una mediazione con Prigozhin, ma senza successo. Smentite intanto le voci di una sua fuga dalla capitale

Il negoziato fallito e le voci di Putin in fuga: cosa succede al Cremlino
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Vladimir Putin in questo momento si trova a Mosca. Lo ha dichiarato il suo portavoce, Dmitry Peskov, smentendo sul nascere ogni possibile voce su una sua fuga dalla capitale. Il presidente russo in queste ore starebbe lavorando dal Cremlino, dal cuore quindi delle sedi istituzionali della federazione. Avrebbe quindi lasciato anche Novo-Ogaryevo, a ovest di Mosca, sua residenza preferita. Si troverebbe nella capitale russa anche il vice segretario del consiglio di sicurezza della federazione, Dmitry Medvedev.

Anche su di lui erano giunte voci circa un possibile ritiro. Sullo sfondo intanto, sono emerse voci di un tentativo in extremis da parte di Putin di convincere Prigozhin a non avviare la crisi. Ma è stato tutto inutile. Il capo della Wagner ha rifiutato seccamente anche le ultime mediazioni provate dai collaboratori del presidente russo.

Da dove Putin sta seguendo la crisi

Il presidente russo non ha mai amato particolarmente risiedere al Cremlino. Qui ci sono sì gli uffici principali della presidenza, così come anche le dimore assegnate ai suoi principali consiglieri e segretari. Tuttavia, già poco dopo l'elezione avvenuta nel 2000, Putin ha sempre espresso il desiderio di vivere e lavorare lontano dal caos del centro di Mosca. Effettuare incontri, ricevere delegazioni, spostarsi per recarsi nelle altre dacie o per tornare nella sua San Pietroburgo, richiederebbe secondo Putin l'applicazione continua di rigidi protocolli di sicurezza.

Al Cremlino il presidente russo va solo per incontri ufficiali oppure per ricevere altri capi di Stato, ma gran parte del suo lavoro lo svolge all'interno della dacia di Novo-Ogaryevo. E questo per via della sua posizione ideale, né vicina ma nemmeno troppo lontana dagli ingressi occidentali di Mosca. Se quindi Putin è al Cremlino, vuol dire che sono in corso delle riunioni considerate importanti. Oppure vuol dare semplicemente l'idea ai propri concittadini di trovarsi nel più importante edificio governativo della federazione, lontano da ogni idea di fuga.

Non è un caso quindi se Dmitry Peskov, suo portavoce, nelle scorse ore abbia voluto sottolineare il fatto che il presidente russo al momento è al lavoro dal Cremlino. "Si trova al Cremlino - ha dichiarato - sta lavorando da lì". Circostanza ravvisabile e confermabile dal video registrato in mattinata e trasmesso in diretta televisiva poco prima delle 10:00. Alle sue spalle, si notano gli arredi della studio presidenziale del Cremlino.

Anton Gerashchenko però, consigliere del ministro dell'Interno ucraino, alle 13:47 ha postato su Twitter un'immagine presa dal sito FlightRadar in cui si mostra il decollo di un Ilyushin II 96-300 PU da Mosca. Con questa immagine, il consigliere del ministro ucraino ha voluto sottintendere una possibile fuga di Putin dalla capitale. Non lo ha dichiarato esplicitamente, ma lo ha lasciato ben intendere.

Tanto da costringere Peskov alle smentite sopra riportate. Così come, è stata smentita anche la fuga di Medvedev, accennata in alcuni canali Telegram. "Medvedev, i suoi assistenti e la segreteria sono nei loro luoghi di lavoro e svolgono i loro compiti", ha detto il suo portavoce Oleg Osipov.

Il tentativo fallito di mediare con Prigozhin

Putin avrebbe saputo dei tentativi del capo della Wagner di arrivare a Rostov nel tardo pomeriggio di ieri. Al termine cioè di una giornata già molto tesa, a causa delle parole molto dure pronunciate dallo stesso Prigozhin contro la guerra in Ucraina e contro i vertici militari russi. Sul sito Vazhnye Istorii nelle scorse ore sono usciti alcuni retroscena relativi alla reazione di Putin dopo le prime notizie allarmanti.

In particolare, il presidente russo avrebbe deciso di provare una mediazione con Prigozhin. Quest'ultimo sarebbe quindi stato contattato da un membro dello staff presidenziale, ma non da Putin in persona. L'offerta, secondo Vazhnye Istorii, era chiara: ritrattazione delle parole contro i vertici della Difesa in cambio di accordi sulla prosecuzione del conflitto. La ritrattazione peraltro sarebbe dovuta avvenire senza far peredere la faccia a Prigozhin: quest’ultimo avrebbe dovuto spiegare che le sue parole erano figlie di un hackeraggio avvenuto contro i suoi canali social.

Il capo della Wagner potrebbe aver rigettato questa

offerta nel giro di pochi minuti, senza pensarci molto. Putin allora ha deciso di passare al contrattacco, schierando i reparti difensivi attorno la capitale e parlando poi questa mattina di Prigozhin come di un traditore.

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