Ha 50 fedeli il reverendo Jones l'uomo del falò con il Corano

Sul suo sito vende libri e gadget: tazze per il caffé e magliette con scritte anti-islam. In passato ha anche condotto campagne contro politici locali omosessuali

Ha 50 fedeli il reverendo Jones 
l'uomo del falò con il Corano

Baffoni alla Cecco Beppe, pistola alla cintola e poster di Mel Gibson nei panni di Braveheart, Terry Jones, pastore evangelico, è l’americano che l’11 settembre rischia di replicare la reazione musulmana per le vignette danesi di Maometto. Da Gainesville, cittadina della Florida, ha annunciato al mondo, via YouTube, che brucerà 200 copie del Corano per protestare contro «l’islam del diavolo». Secondo lui è la maniera migliore per ricordare le vittime dell’attacco di Al Qaida agli Stati Uniti. Peccato che in Afghanistan e in Egitto i musulmani siano già scesi in piazza gridando «morte all’America».

Timorosi del riaffiorare dello scontro di civiltà, la Casa Bianca, il segretario di Stato Hillary Clinton, il comandante delle truppe Nato in Afghanistan, David Petraeus, l’Unione europea e il Vaticano hanno lanciato appelli per far cambiare idea a Jones. Lui non molla, deciso ad appiccare il falò anti-islam negli otto ettari della sua chiesetta pentecostale. Ma chi è Terry Jones, perfetto sconosciuto fino a pochi giorni fa?

Cinquantotto anni, vedovo, si è risposato con Sylvia, un’altra colonna della Dove World Outreach Center, la fazione cristiana che conta al massimo su una cinquantina di adepti. Anche la seconda moglie è stata vista girare armata, come il marito, che ha ricevuto almeno un centinaio di minacce di morte. Il predicatore anti-islam si fa chiamare «dottore», ma i suoi studi in teologia sono dubbi. Il bello della vocazione religiosa di Jones è che nasce nella vecchia Europa. Per una trentina d’anni ha vissuto in Germania. Nel 1981 ha fondato una parrocchia pentecostale a Colonia. La leggenda vuole che cominci a opporsi all’islam a causa di dissensi con la comunità turca del posto.

Nel 2008 abbandona la Germania, dopo una rivolta dei fedeli che lo accusavano di aver scambiato la parrocchia per un feudo personale. La figlia di primo letto, Emma Jones, rimane in Germania e parla di «violenza mentale. Diceva sempre che se non obbedivamo a lui, Dio ci avrebbe punito».

Il pastore guidava già dal 1996 in Florida la chiesetta fondamentalista cristiana di Gainesville. Con l’11 settembre ha cominciato a far la spola fra la Germania e la Florida. Nella parrocchia americana ha puntato su una specie di business sull’onda dello scontro di civiltà. È autore di «L’islam del diavolo», un libro che ha messo in vendita su internet assieme a una serie di gadget, come la tazza di caffè e magliette con scritte anti-islamica. Jones ha lanciato una crociata anche contro i gay. Nel 2009 ha fatto appendere poster contro un candidato a primo cittadino con l’eloquente slogan: «No a un sindaco omosessuale».

La chiesa di Jones ha fondato un’accademia, che dovrebbe forgiare i figli dei cristiani nell’obbedienza, il ferro e il fuoco. Un paio di allievi si sono presentati alla scuola pubblica con le magliette anti-islam e sono stati immediatamente rimandati a casa.

Sulla gestione delle finanze della chiesetta in Florida, fino a un certo punto esentasse, ha voluto vederci chiaro il fisco. Sembra che i Jones continuino a scambiare le casse della parrocchia per il proprio portafoglio. Nel suo ufficio il predicatore ha una foto dell’ex presidente, George W. Bush, accanto al poster di Braveheart. Sull’onda della polemica per la costruzione della moschea vicino a Ground Zero a New York, l’ultrà cristiano ha inventato «il giorno del rogo del Corano». Jones vuole «mandare un messaggio chiaro agli elementi islamici radicali. Non siamo più dominati da paure e minacce». L’idea del falò, lanciata a fine agosto, raccoglie su Facebook, in pochi giorni, 11.158 adesioni, oltre a una valanga di proteste e insulti.

Sul blog dell’annunciata provocazione, il predicatore scrive, in toni da giudizio universale, che «il Corano guida le persone all’inferno». Per questo ha deciso di bruciarlo fra le «fiamme eterne», incurante delle conseguenze.
www.faustobiloslavo.eu

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