Haiti, la denuncia del governo: "Le ong? Creano solo problemi"

Il sottosegretario all’Agricoltura: "Qui non c’è bisogno di altre organizzazioni umanitarie, ma di più risorse"

Haiti, la denuncia del governo:  
"Le ong? Creano solo problemi"

«Troppe organizzazioni umanitarie, tanti progetti e scarso o nessun coordinamento. Questi sono i problemi. Non abbiamo bisogno di altre ong ad Haiti, ma di più risorse». Parola di Michel Chancy, sottosegretario all'agricoltura nel governo dell’isola sfortunata. La scorsa settimana era in visita a Roma per una riunione sulla ricostruzione di Haiti. E con Il Giornale Chancy si leva qualche sassolino nella scarpa. Sei mesi dopo il terremoto anche l'ambasciatrice haitiana in Italia, Gerie Benoit, non ha peli sulla lingua. «Gran parte delle raccolte fondi attraverso le donazioni è avvenuta senza avere un'idea precisa sull'utilizzo di queste somme - osserva la rappresentante diplomatica -. Capisco che sia stato colto l'attimo per il grande impatto emozionale del disastro, ma di tanti soldi raccolti forse non si ancora bene come utilizzarli, per cosa e per chi».
Le grandi organizzazioni umanitarie, come Catholic relief services (Crs) hanno utilizzato appena l'8% dei fondi raccolti. Care, un altro colosso dello slancio benefico, il 16%. La stessa fondazione Clinton-Bush per Haiti, dei due ex presidente americani, su 52 milioni di dollari in cassa, grazie alle donazioni, ne ha spesi appena 7. In Italia, grazie al buon cuore della gente, il cartello di ong Agire, ha ottenuto 15 milioni di euro. Al momento ne ha utilizzati il 21%, poco meno in termini percentuali, della Croce rossa americana, che aveva a disposizione 444 milioni di dollari.

«Se le grandi ong hanno raccolto i soldi devono utilizzarli. Avrebbero già dovuto farlo. Adesso esiste un piano d'azione dell'esecutivo di Haiti per i vari settori. Se non usano i soldi che li diano al governo», sottolinea l'ambasciatrice.

Il sottosegretario evidenzia il problema dell'affollamento umanitario: «Ci sono troppo attori sul terreno. Solo nel mio settore, quello agricolo, esistono 400 ong con diversi progetti e mentalità. È praticamente impossibile coordinarle». E l'agricoltura è il principale sostentamento del 65% della popolazione, che vive nelle aree rurali. «Ogni giorno arriva una nuova organizzazione con il suo programma e progetto. Bisogna, invece, unire le forze e concentrare le risorse nel rispetto delle linee guida del piano della ricostruzione, che riguarda ogni settore - spiega Chancy -. Non puoi realizzare un nuovo sviluppo per Haiti in queste condizioni. Le risorse vanno concentrate aiutando il governo, ma non possiamo andare avanti con sempre più ong e dispersione».

Le organizzazioni umanitarie denunciano la speculazione sui terreni per la ricostruzione e sulle derrate alimentari accusando il governo di non concedere i permessi per i progetti. Una speciale commissione presieduta dal primo ministro di Haiti e dall'ex presidente Usa, Bill Clinton, coordina gli sforzi per risollevare il paese e dovrebbe approvare i progetti secondo il «master plan» nazionale. «Però non basta: dobbiamo creare altri meccanismi per l'esecuzione dei progetti», ammette il sottosegretario. Clinton ha anche un altro grattacapo. Dei 15 miliardi di dollari promessi per far rinascere Haiti ben pochi sono stati raccolti. «Il governo non ha in mano neppure un soldo. L'ex presidente Usa deve andare a bussare alle porte di chi si è impegnato per incassare gli assegni - osserva l'ambasciatrice -. Dalle promesse bisogna passare ai contanti».

Secondo il governo di Haiti ancora 300mila persone sono ancora in strada. Fonti umanitarie parlano di almeno 500mila. «Ci servirà tempo per la ricostruzione. Con l'incombente stagione delle piogge abbiamo bisogno di prefabbricati più duraturi, che ospitino i terremotati per almeno 3-4 anni. I teli, le tende o le sistemazioni temporanee non bastano più», spiega il sottosegretario haitiano.
Altre priorità sono i posti lavoro, per non far dipendere la popolazione in maniera cronica dagli aiuti alimentari, la rimozione delle macerie e il coordinamento dell'armata umanitaria e internazionale.

In Italia l'ambasciatrice Benoit, in collaborazione con la Farnesina e la Cooperazione, sta facendo il possibile per «coordinare tutti gli attori coinvolti nell'aiuto ad Haiti comprese regioni, comuni, ong e privati». Gli spazi di intervento riguardano l'agricoltura, la ricostruzione, il turismo, ma pure la moda in aiuto al sistema manifatturiero dell'isola.
La rappresentante diplomatica è convinta che «le ong non devono fare solo quello che loro ritengono sia giusto. Bisogna capire le priorità secondo il masterplan governativo. Ad Haiti ci troviamo di fronte a migliaia di organizzazioni umanitarie che operano con un deficit di coordinamento. I soldi sono stati donati, ma la gente di Haiti non ha ancora visto risultati attesi e tangibili».

Stanno circolando dubbi e veleni su organizzazioni che hanno avuto grande visibilità nella raccolta dei fondi per i terremotati. «Ho sentito delle voci sulla Fondazione Rava - fa notare l'ambasciatrice -. Inoltre ci sono dei casi di alcuni bambini portati in Italia per venir curati, ma non tutte le carte e procedure erano a posto. Almeno due di questi bimbi sono arrivati in Italia grazie alla Fondazione Rava attraverso la Croce rossa». Il console di Haiti a Milano e la stessa Croce rossa stanno cercando di capire cosa sia accaduto.

L'ambasciata haitiana, in collaborazione con gli uffici del ministro degli Esteri, Franco Frattini, sta organizzando, per gli inizi di luglio a Roma, un importante incontro «con tutti gli attori italiani coinvolti nell'aiuto ad Haiti per passare dall'emergenza allo sviluppo».
Non solo: l'ambasciatrice spezza una lancia in favore di Guido Bertolaso, il capo della protezione civile in mezzo ad una bufera mediatico-giudiziaria. «Sono rimasta molto impressionata da Bertolaso. Ricordo bene quando siamo arrivati ad Haiti e alle otto del mattino eravamo a colloquio con il presidente - racconta la Benoit -. Bertolaso è stato molto chiaro su cosa andava fatto e alcuni dei suoi consigli sono stati ascoltati.

Poi abbiamo apprezzato il triangolo Brasile-Italia-Haiti, compreso l'invio della portaerei Cavour. Penso che le ong, a cominciare dal cartello di Agire, avrebbero qualcosa da imparare da Bertolaso sull'intero processo degli aiuti ad Haiti».
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