Via i clochard da San Pietro: così è "fallita" l'accoglienza

Dopo lo sgombero da parte della gendarmeria vaticana, siamo andati in San Pietro per sondare le opinioni di senzatetto, residenti e commercianti

Via i clochard da San Pietro: così è "fallita" l'accoglienza

A San Pietro la tolleranza è finita. O meglio, quasi. Dopo il blitz anti-degrado della gendarmeria vaticana bivacchi e accampamenti sono stati banditi, per lo meno nelle ore diurne. Solidarietà non può far rima con indecenza: questo, in sintesi, lo spirito che ha spinto le alte sfere vaticane ad intervenire. Perché, se da un lato i bagni, le docce, il barbiere il lunedì ed un pasto assicurato al giorno hanno catalizzato migliaia di senzatetto, dall’altro, non tutti gli “ultimi” di Francesco, accorsi da ogni latitudine capitolina per usufruire dei comfort papali, hanno ricambiato con riconoscenza la proverbiale accoglienza del vescovo di Roma. Così il porticato di via della Conciliazione, il colonnato del Bernini e le strade limitrofe si sono presto trasformate in delle toilette en-plein-air.

Anche durante il giorno, anche di fronte a passanti e pellegrini, come ha documentato un video caricato su YouTube da un residente del quartiere Prati. Il filmato, diventato tristemente noto, mostra un senzatetto intento ad urinare tra i pilastri marmorei del colonnato della basilica. Proprio questo episodio increscioso, stando a quel che si mormora tra i clochard, avrebbe dato impulso all’operazione “Via i barboni da San Pietro”. Un’operazione che, sussurrano i bene informati, sarebbe stata a lungo rimandata per “non dare dispiacere a Papa Bergoglio”, talmente sensibile al problema dei senza casa che proprio in compagnia di alcuni di loro, nel dicembre 2016, aveva voluto spegnere le sue ottanta candeline. Non si sa con precisione da chi sia partito l’ordine di bonificare la zona. Ma una cosa è certa: il Santo Padre non poteva non esserne al corrente. Per questo la mossa è stata vista da molti come un vero e proprio blackout nella tradizionale politica delle porte aperte che da anni scandisce senza soluzione di continuità il pontificato di Francesco. L’intervento, del resto, affermano coralmente residenti e commercianti, "non poteva più essere rimandato".

Il popolo degli homeless, invece, si divide: da un lato c’è chi arriccia il naso e si lamenta, dall’altro chi plaude alla bontà dell’iniziativa. I primi accusano la task-force anti-bivacchi di aver usato “maniere spicciole” nei loro confronti. Accusa, questa, già respinta al mittente dal capo della gendarmeria Domenico Giani. “Cerchiamo di avere il massimo rispetto delle persone nell’ambito dello stesso rispetto delle regole”, ha chiarito ieri il capo della polizia della Santa Sede.

Tra le file dei difensori del decoro ci sono anche alcuni senzatetto che abitano a ridosso delle mura vaticane da tanti anni. “Di fronte a persone che riducono il cuore della cristianità ad una latrina - spiega uno di loro - era necessario usare un atteggiamento più risoluto”. Il popolo di San Pietro, quello delle tante anime che affollano il marciapiede, assicura: “Non siamo tutti uguali”. Ci sono “ubriaconi” e “prepotenti” ma anche “persone che vivono la povertà con dignità”. E chi non beve e non crea problemi si lamenta perché non vuole esser accomunato alle “mele marce”. Non tutti i poveri, infatti, “hanno tradito la fiducia del Papa”, dice un altro senzatetto. Quelli che lo hanno fatto “sono per lo più stranieri ed è assurdo perché dovrebbero essere ancora più rispettosi”. E poi, conclude l’uomo, “questo sgombero gli farà bene, così saranno spronati a non bivaccare tutto il giorno e magari si cercheranno un lavoro”.

Alla questione decoro, poi, si aggiunge quella della sicurezza. Non solo le scazzottate sotto al colonnato, diventate ormai frequenti tra alcuni senzatetto in preda ai fumi dell’alcol.

Ma anche l’elevata allerta terrorismo che imporrebbe il controllo di centinaia di zaini, valigie ed effetti personali che i senza fissa dimora lasciavano incustoditi negli accampamenti allestiti nei pressi della basilica. Insomma, l’accoglienza deve fare i conti con i suoi risvolti pratici. E il caso di Piazza San Pietro lo dimostra.

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