I democratici disertano la Sala rossa E Marta li «sfiducia»

(...) «La città non si merita questo - osserva dura Marta Vincenzi - siete degli irresponsabili». E poi, il carico da novanta. «Se fossi nei capigruppo, darei le dimissioni». In quella sporca - quasi doppia - dozzina di uomini, infatti, mancavano all'appello 6 dei suoi. Troppi. Volano rimproveri a destra, ma soprattutto a sinistra. E a chi le spiega che era in ritardo per il mega ingorgo che ha bloccato la città, lei risponde: «Non è una giustificazione - spazientita -, se c'è un impegno alle 8.30, ci si mette in grado di uscire prima di casa!». Le questioni bollenti, come il bilancio da approvare entro fine anno, saranno affrontate oggi in una seduta a fiume. E se non basta «vi faccio lavorare anche a Natale», tuona il sindaco. «Abbiamo sentito il sindaco che ha chiesto le dimissioni dei capogruppo della maggioranza - racconta Alessio Piana, Leganord-. Ma la responsabilità è sua. E' lei che deve saper gestire il suo gruppo. Dei suoi, in aula erano solo 18».
All'uscita dall'aula, il Pd convoca una riunione di urgenza. Qualche ora dopo, alla domanda di un giornalista, Marta risponderà seccata: «Non ho chiesto le dimissioni - dice -. Semmai, sarà lo stesso Danovaro (capogruppo PD, ndr) a dover cogliere uno spunto di riflessione. E se non l'ha fatto, peggio per lui». Ma la soluzione c'è: la scuola di politica. «Si dovrebbe andare tutti a scuola di politica - osserva Vincenzi - e partire proprio dai fondamentali: come ci si comporta in una situazione del genere, come ci si difende da questi scivoloni. Dietro al bilancio c'è stato uno sforzo politico notevole, che ci ha costretti a lavorare contro il tempo. L'assessore Miceli che se ne è occupato ha perso nottate di sonno. Quello che è successo in aula è solo un segno di trascuratezza». Con le assenze non c'entrano le doppie cariche (alcuni consiglieri di maggioranza hanno incarichi anche in regione): «Un segno di superficialità arrivare in ritardo - replica -: non si può ignorare il regolamento del consiglio».
Niente provvedimenti, ora, per i grandi assenti. «Non sono più una preside - osserva -. Il mio vuole essere un messaggio forte, che spero sia stato recepito. Ma si va avanti: domani è un altro giorno». Della stessa idea anche Marcello Danovaro, che resta in carica. Il capogruppo del Partito Democratico rassegna le dimissioni: «Rappresentando il principale partito di maggioranza - spiega Danovaro - ho ritenuto opportuno confrontarmi subito col gruppo e assumermi le mie responsabilità presentando le dimissioni, ma mi è stata riconfermata la piena fiducia da parte del gruppo e del partito. Comunque - conclude - è una grande delusione -: la preparazione del bilancio è stata lunga e faticosa. Per una serie di coincidenze che si sono incrociate, mancavano alcuni elementi del gruppo». E le dimissioni? «Una responsabilità da parte nostra c'è, ma abbiamo parlato, ci siamo chiariti, e ora siamo pronti a ripartire garantendo il numero per portare a casa il bilancio entro fine anno».

Intanto il segretario del Pd, Victor Rasetto, e il responsabile enti locali del partito, Simone Mazzucca, parlano di «semplice incidente di percorso, senza alcun significato politico».
Tutto rimandato a oggi. Da regolamento, devono passare 24 ore per convocare un altro consiglio utile.

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