I furbetti del Botteghino

La Coop sei tu, ma Fassino può darti di più. Forse è per questo che l'altro Ricucci di quest'estate finanziaria, quel Giovanni Consorte che con la rossa Unipol ha dato la scalata alla Bnl, ama telefonare con una certa frequenza al segretario dei Ds. Telefonate intercettate e pubblicate, ça va sans dire. Tutto coperto dagli omissis, in questo caso, ma sufficiente per dimostrare una pesante intromissione della sinistra nel risiko bancario. Non male per chi da settimane si riempie la bocca di pane, marmellata e questione morale.
Fassino non nega i contatti. «Di fronte a una vicenda di tale importanza è naturale che mi informassi su come procedevano le cose», dice all'Unità. È naturale, certo. Voi provate a immaginare che cosa sarebbe successo se fosse stata trovata traccia di una telefonata tra Ricucci e Berlusconi: a parte il fatto che sicuramente gli omissis sarebbero stati immediatamente eliminati, Fassino avrebbe parlato anche in quel caso di «fatto naturale»? Avrebbe rivendicato il diritto di un politico a «informarsi su come procedono le cose»?
Fateci caso: sono settimane che si favoleggia su presunti manovratori della cordata Ricucci. Il presidente del Consiglio ha smentito ogni suo coinvolgimento. Ma sui giornali la smentita è stata accolta con un gran darsi di gomito, sfoggio di spiritosaggine, piccola gara a dimostrar chi è il più scettico del reame. Eppure una prova che è una dell'esistenza di un legame tra la libera cordata che vuole conquistare il Corriere della Sera e Berlusconi non è mai stata trovata, nonostante pagine e pagine di intercettazioni telefoniche e segugi finanziari scatenati dai maggiori quotidiani del Paese, come se non avessero nient'altro da fare. Sarà perché non si può provare ciò che non esiste?
Invece ecco, salta fuori una prova, questa sì, evidente, del legame tra Unipol e Fassino, per non dire di Prodi, Veltroni e persino Boselli e Marrazzo. Un intreccio di telefonate, scambi e richieste di favori, amicizie, inimicizie, visite, interventi e pressioni, dove si decide persino con chi bisogna andare o non andare a cena. Insomma: se finora nessuno ha ancora scoperto chi si muove dietro Ricucci (se mai dovesse muoversi qualcuno), è evidente invece chi si muove dietro Unipol, e cioè il gotha del centrosinistra.
Non è una gran scoperta, si capisce. In effetti «le cooperative non sono figlie di un dio minore», come dice ancora Fassino all'Unità. Di chi sono figlie le cooperative lo sanno tutti: il fatto che passino dal pomodori&sedano alla Bnl non cambia certo la loro paternità. L'unica cosa che scandalizza un po' è la faccia tosta con cui i Ds accusano Berlusconi di muoversi dietro i nuovi finanzieri, mentre gli unici che davvero si muovono sono loro. E fa effetto vedere questa faccia tosta andare a schiantarsi in modo inesorabile contro le pagine dei giornali: da una parte le interviste in cui invocano le mani pulite, dall'altra le intercettazioni dove si dimostra che in realtà hanno le mani in pasta.
Ma c'è un altro passo divertente dell'intervista di Fassino. Quella in cui dice che sì, a Consorte (Unipol) ha telefonato davvero, e così a «Montezemolo, Tronchetti, De Benedetti, Abete e Della Valle», ma «non si troverà mai una telefonata di Fassino a Fiorani, Ricucci, Gnutti». È divertente perché qui viene fuori tutto il disprezzo, già lungamente espresso in questi giorni sui giornali della sinistra, nei confronti di questi nuovi imprenditori, colpevoli di non appartenere al salotto buono, di parlare con accenti sgraditi alle orecchie radical chic e magari di non portare l'orologio sopra il polsino, secondo gli antichi dettami di Gianni Agnelli, nuovo eroe postumo dell'ex giornale degli operai.
Ma perché a Consorte si può telefonare e a Ricucci invece no? Che ha, Ricucci? L'alito pesante? L'ascella pezzata? Perché con Della Valle si possono intrattenere rapporti e con Gnutti invece no? Che ha, Gnutti? Dice le parolacce? Veste male? Non usa il balsamo preferito da Montezemolo? La differenza, sinceramente, ci sfugge.

E non è l'unica: perché, per esempio, su Unipol/Bnl spuntano gli omissis e invece su Antonveneta si pubblicano persino i messaggi d'amore di Anna Falchi al marito? E perché la scalata di Consorte (dietro cui si muove la sinistra) è considerata legittima («fa parte del suo essere impresa»), mentre quella di Ricucci (dietro cui fino a prova contraria non si muove nessuno) è considerato un duro attacco alla democrazia, alle libertà costituzionali e forse anche al buon costume? Altro che lezioni di etica e questione morale: qui siamo soltanto al gioco delle tre carte. E dopo i furbetti del quartierino, sembra l'ora dei furbetti del Botteghino.

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