I giornalisti del «Corriere»: l’azienda deve spiegare

E Mieli ammette: «C’era un tam tam su quelle foto, pensavo riguardassero al massimo Novella 2000»

da Milano

Il Corriere della Sera fa i conti con il caso-Sircana. Il Comitato di redazione (organismo sindacale che rappresenta i giornalisti) ha ieri incontrato il direttore Paolo Mieli, l’ad di Rcs Antonello Perricone e il direttore generale Giorgio Valerio. Al termine dell’incontro il comunicato è stato duro.
Il Cdr «ha fatto presente ai suoi intelocutori la necessità di garantire ai lettori un’informazione completa, trasparente e veritiera. Di qui l’esigenza di capire per quale motivo l’azienda abbia acquistato per il settimanale Oggi, in novembre e a caro prezzo, il servizio fotografico sul portavoce del governo, mai pubblicato da nessuna testata del gruppo; e come mai il 15 marzo scorso un fondo del Corriere abbia descritto la vicenda Sircana come un episodio “inventato”».
Nell’incontro Perricone ha dichiarato di «essere stato informato dell’acquisto, concordato tra il direttore di Oggi e la direzione generale periodici, e di averlo condiviso». La ragione era di «non dare vantaggio competitivo alla concorrenza». Perricone ha poi informato anche il presidente della Rcs, Marchetti, mentre Mieli non ne ha mai saputo nulla. Perricone ha poi dichiarato di non aver avvertito «né il presidente del Consiglio, né il suo entourage, né Sircana stesso». Secondo Rcs, il Corriere ha fatto un buon lavoro, fornendo «sulla vicenda mera cronaca, né più né meno di quanto fatto da quasi tutti gli altri quotidiani».
I giornalisti del quotidiano, invece, non la pensano così. E rispetto ai vertici aziendali di Rcs, nel loro comunicato scrivono come appaia «curioso che l’azienda si preoccupi soltanto di togliere dal mercato un servizio, esponendo la Rcs e i suoi azionisti al sospetto di favorire uomini politici, in particolare legati al governo. E tutto questo in un momento in cui si discute la legge sull’editoria e in cui l’esecutivo gioca un ruolo importante nella vertenza fra editori e giornalisti per il rinnovo del contratto nazionale». Il Cdr ritiene poi che «avere tenuto in cassaforte il servizio fotografico ha inevitabilmente danneggiato anche il Corriere, avvantaggiando, in questo caso sì, un giornale concorrente che ha potuto fare uno scoop».
Per quanto riguarda Mieli, che ha dichiarato di non essere stato mai informato, il Cdr ha fatto presente che già da giorni alcuni colleghi avevano segnalato alla direzione l’esistenza delle foto in Rcs. Il direttore ha replicato che «in effetti c’era stato un tam tam», ma non avendo il Corriere queste foto, aveva pensato che «al massimo riguardassero Novella 2000 o altri gruppi».
L’impressione raccolta al termine della giornata è quella di una forte tensione da parte dei giornalisti nei confronti dell’azienda, vale a dire dei vertici di Rcs, per il fatto di non aver informato il Corriere. Una circostanza vissuta dai più ottimisti come una leggerezza, peraltro inacettabile.

Ma dai più pessimisti come la rivelazione di una manovra esercitata proprio contro il direttore del quotidiano, visto che l’averlo tenuto all’oscuro di una tale questione è verosimilmente interpretabile un segnale di sfiducia.
Di certo la questione è già da giorni anche all’attenzione dei soci. E forse, da oggi, lo sarà ancora di più.

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