I giudici congelano lo sciopero per gli stipendi

Anna Maria Greco

da Roma

Viene «congelato» lo sciopero dei magistrati contro i tagli di stipendi della Finanziaria. La giunta dell’Anm si apre in mattinata in un clima battagliero, ma poi l’apertura del premier Romano Prodi e le assicurazioni del Guardasigilli Clemente Mastella frenano i bollenti animi. Si decide di rinviare ogni decisione alla riunione di sabato prossimo. Le toghe si riservano, insomma, una settimana per vedere come il governo interverrà sul vituperato articolo 64, quello che taglia il 50 per cento degli scatti di anzianità e di quelli legati alla progressione della carriera.
Una tregua armata, mentre la base preme per la protesta e la corrente di Magistratura indipendente insiste per proclamare subito più giorni di astensione dal lavoro. Che la partita non sia chiusa lo dice anche la convocazione straordinaria, per il 26 novembre, dell’assemblea generale del «sindacato» delle toghe, secondo la richiesta di 400 magistrati per addirittura un mese di sciopero.
Quello che blocca la decisione imminente del «parlamentino» dell’Anm è, a metà giornata, la vaga dichiarazione del presidente del Consiglio che annuncia modifiche alla Legge finanziaria anche per i dipendenti pubblici non contrattualizzati, come magistrati e diplomatici, dopo il vertice di maggioranza a Villa Pamphili. Nella riunione il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, batte i pugni sul tavolo per opporsi ai tagli alle retribuzioni dei magistrati. «È giusto che sopportino un peso - dice - ma penalizzarli mi sembra un’ingiustizia. Mi batterò per difenderli, e questo è l’unico punto che non condividerei se nel risultato finale ci fosse questa espropriazione di titolarità e dignità anche costituzionali, che vanno garantite insieme all’autonomia della magistratura».
Nella giunta dell’Anm, la maggioritaria Unicost e le due correnti di sinistra Magistratura democratica e Movimento per la giustizia, si convincono a evitare lo scontro. «Quello del governo è un segnale forte», dichiara Carlo Fucci di Unicost, mentre poco prima il presidente dell’Anm, Giuseppe Gennaro, della stessa corrente, definiva «indispensabile» lo sciopero. Il segretario Nello Rossi (Md) fissa, però, dei punti irrinunciabili: abbandono totale dell’articolo 64, tutela dei giovani magistrati e nessuna modifica definitiva degli automatismi. Altrimenti, avverte Edmondo Bruti Liberati (anche lui di Md) «per primo mi adopererò per organizzare lo sciopero». A prendere le distanze rimane solo Mi, vuole che almeno si proclami la protesta senza fissare la data, perché l’apertura del premier non è «un fatto non così eclatante». Anzi, è «un ulteriore schiaffo», per Antonietta Fiorillo.
Tra le toghe è ancora viva la delusione perché dopo il tavolo tecnico a palazzo Chigi di mercoledì non è arrivata, come garantito, la proposta del ministero dell’Economia su come «abbandonare» l’articolo 64. Si parlava di interventi «temporanei» e infatti, secondo indiscrezioni, l’ipotesi sarebbe di una riduzione del 50 per cento degli scatti automatici solo per 2 anni. Sarebbe accettabile per l’Anm? Nelle correnti c’è chi non vedrebbe di buon occhio neppure questa soluzione, altri sostengono che qualcosa bisogna pur ingoiare.

Circa 15 anni fa le toghe hanno già subito un congelamento degli scatti ma si trattò solo di una «proroga di pagamento», per così dire. È su questa strada che si lavora o si tratterebbe di perdere gli aumenti biennali? L’Anm aspetta una proposta certa dal governo.

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