Enrico Lagattolla
da Milano
Al secondo giorno di sciopero nazionale degli avvocati, è scontro aperto tra legali e magistrati. Rinviate buona parte delle udienze in programma, si apre il fronte della «legittimità» della protesta. Già laltroieri alcuni giudici avevano messo in dubbio il diritto a uno sciopero nato senza preavviso, e destinato a protrarsi oltre i vincoli di durata. Ieri, lo scontro frontale a Roma, Milano e Cagliari. Nella metropoli lombarda laula della seconda sezione penale si trasforma in un«arena». Il presidente Vincenzo Perozziello ha appena rigettato la richiesta di rinvio avanzata da un avvocato, Piero Porciani. «Lagitazione non è un legittimo impedimento», il processo deve proseguire. Oltre un centinaio di avvocati, riuniti in assemblea a Palazzo di giustizia, interrompono il dibattito e al seguito di Paolo Giuggioli, presidente dellOrdine cittadino, occupano laula della discordia. «È una prevaricazione - dicono -. Noi non ci siamo mai permessi di dire qualcosa quando i magistrati hanno scioperato». Inutile, Perozziello non sente ragioni.
«Non sono stati rispettati gli obblighi di preavviso e i vincoli di durata - scrive invece il giudice milanese nellordinanza -. La Commissione di garanzia ha ritenuto di dover rilevare una situazione di infrazione alla regolamentazione predisposta, provvedendo a una formale segnalazione». Ancora, «la sospensione del procedimento comporterebbe il sacrificio dei valori di buon andamento dellamministrazione della giustizia e della ragionevole durata del processo». La tensione è altissima quando dibattimento e polemica vengono sospesi per «sopravvenuto black out» elettrico (laula rimane al buio, e si spengono gli strumenti per la registrazione). La miccia però è innescata.
«I magistrati - sbotta Giuggioli - si trasformano in giudici del nostro sciopero. Lastensione è legittima. Cè un attacco alla nostra professione che ha le caratteristiche di una violazione costituzionale. Dalla Commissione di garanzia non abbiamo ricevuto ancora alcuna comunicazione formale».
Eppure quelliniziativa il Garante lha presa davvero se anche a Roma viene brandita da Giorgio Di Iorio, presidente della seconda sezione penale della Corte di cassazione. Il magistrato, recependo il provvedimento della Commissione di garanzia sugli scioperi, dichiara illegittima la protesta e celebra le udienze, tra lo «sconcerto» dei difensori. «Siamo indignati - dicono i legali - fermo restando che il provvedimento esiste, sarebbe auspicabile che i magistrati riconoscessero il nostro elementare diritto di astensione».
A Cagliari otto avvocati potrebbero finire sotto inchiesta. Il sostituto procuratore generale della Corte dappello Giuseppe Geremia ha infatti chiesto la trasmissione degli atti perché lastensione dal lavoro stabilita senza preavviso costituirebbe interruzione di pubblico servizio. E uniniziativa analoga è stata presa a Rovigo dal gip Alessandra Testoni.
Ladesione allo sciopero, comunque, rimane alta (anche la dodicesima udienza del processo di Cogne ad Anna Maria Franzoni è slittata dal 13 luglio a fine settembre) ed è difficile intravedere uno sbocco alla protesta.
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