Le foto non ancora non esibite, le versioni riviste e corrette, le incongruenze, i dubbi generati dalla sepoltura in mare. Il raid perfetto, l'operazione destinata a rilanciare l'immagine dell'amministrazione Obama fa i conti con ricostruzioni approssimative e contraddizioni grossolane. Regalando punti ai sostenitori delle più folli tesi complottiste.
IL BIN LADEN ARMATO
Inizialmente John O. Brennan, consigliere per l'antiterrorismo della Casa Bianca, giustifica l'uccisione sostenendo che Bin Laden fronteggia armi alla mano l'incursione. «E' stato coinvolto in uno scontro mentre entravano, ma non so se abbia sparato» racconta Brennan. Stando alle rettifiche del portavoce della Casa Bianca Jay Carney e dal capo della Cia Bin Laden non era armato. E non ha forse neanche tentato di far resistenza. «Far resistenza - precisa Carney - non richiede il possesso di un’arma». Panetta racconta invece di «alcune mosse minacciose» e questo sarebbe «il motivo per cui hanno aperto il fuoco».
LA MOGLIE MAI MORTA
Nelle prime versioni John O. Brennan racconta di una moglie di Bin Laden usata come «scudo umano» uccisa nello scontro a fuoco. Ora sappiamo che la 27enne Amal Al Sadah, la più giovane delle cinque mogli di Bin Laden ha riportato solo una leggera ferita ad una gamba e non ha è mai stata usata come scudo. La donna morta si trovava due piani più sotto, non era una moglie di Bin Laden e non è stata usata come protezione.
UCCISO DALLE GUARDIE DEL CORPO?
Nel 2001 durante l'assedio di Tora Bora il capo di Al Qaida aveva chiesto alle sue guardie di ucciderlo in caso di imminente cattura. Secondo alcune tesi i guardiani di Abbottabad avrebbero beffato le forze speciali arrivate, in verità, per catturare Bin Laden e sarebbero riuscite ad ucciderlo con tre colpi di kalashnikov. La devastante ferita al volto sarebbe proprio la conseguenza dei colpi calibro 7,62 sparati dall'Ak 47.
GIUSTIZIATO DOPO LA CATTURA?
Leon Panetta ammette che l'ordine «era di uccidere Bin Laden» ma «se lui - precisa - avesse alzato le mani, si fosse arreso e non fosse risultato minaccioso l'avrebbero catturato». La regola potrebbe esser stata infranta per rispettare l'ordine primario. Una delle figlie di Bin Laden prese in custodia dai pakistani dopo il raid sostiene che il padre è stato ucciso dopo la cattura. Le ferite riportate sarebbero compatibili con quest'ipotesi. Il colpo al bersaglio grosso (il petto) e il doppio colpo alla nuca rispecchiano la prassi di sicurezza seguita dalle Forze speciali nelle operazioni di ricerca e uccisione. Questa ipotesi porta direttamente alle foto «orribili». La carabina Colt M4 calibro 5,56 in dotazione ai Seals provoca piccoli fori d'entrata, ma devastanti danni all'uscita della pallottola. Il doppio colpo alla nuca avrebbe fatto esplodere la faccia del capo di Al Qaida. E questo sarebbe il motivo per cui l'amministrazione esita a renderle pubbliche.
CADAVERE IN MARE O IN FRIGORIFERO?
Ufficialmente il cadavere di Bin Laden arriva prima nella base di Baghram in Afghanistan e poi sulla portaerei Carl Vinson. La decisione di gettarlo in mare arriva dopo il «no» di Arabia Saudita, Yemen e Afghanistan alla richiesta di accogliere il cadavere e risponde all'esigenza religiosa di seppellirlo entro il tramonto. Il primo dubbio riguarda il trasporto del cadavere. Non può viaggiare su un jet e vista la distanza neppure su un elicottero. Dunque come atterra sulla tolda di una portaerei che accetta solo pochi tipi di aerei da trasporto? Secondo le tesi più deliranti Bin Laden non è mai stato ucciso in quanto alleato segreto dell'America. Secondo una versione più sofistica gli americani vogliono analizzarne il corpo ed esibirlo solo in seguito. In barba a tutte le regole islamiche.
IL PAKISTAN SAPEVA?
Washington nega di aver informato il Pakistan. Islamabad accusa Washington di aver messo a segno un'azione unilaterale. Secondo alcune versioni gli elicotteri sarebbero partiti non dalla base afghana di Jalalabad, ma da quella pakistana, in uso alla Cia, di Tarbela Ghazi nelle provincie nord occidentali del paese. Washington avrebbe ottime ragioni per non informare gli alleati visti i dubbi sul ruolo dell'intelligence di Islamabad sospettata di coprire Al Qaida. Il Pakistan invece negherebbe ogni collaborazione per evitare una rivolta guidata dai sostenitori di Al Qaida.
LA PRESENZA MAI PROVATA
Contrariamente alla versione iniziale non esisteva la certezza di trovare Bin Laden nel rifugio di Abbottabad. Il direttore della Cia Leon Panetta rivela che l'intelligence statunitense non è mai riuscita a scattare una foto di Bin Laden dentro il rifugio né a raccogliere la prova della sua presenza. Le probabilità di una presenza oscillava tra il 60 e l'80 per cento.
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