I musei puntano sui quarantenni

I musei puntano sui quarantenni

Il 2011 finisce a giri di valzer nei musei italiani d’arte contemporanea. Cambi al vertice, licenziamenti, nomine imminenti o sulle quali regna l’incertezza. Tutta la penisola, da nord a sud, è investita da questo vento di rinnovamento, che intanto una cosa buona l’ha causata: finalmente la generazione dei quarantenni sembra aver preso posto nelle stanze dei bottoni, e ora dovrà dimostrare di cavarsela nello stesso Paese governato dagli ultrasettantenni Bonito Oliva e Celant. A Torino si registra la situazione più complessa e ingarbugliata. Finita l’epoca delle vacche grasse e dei clamorosi sprechi (sempre a Rivoli, due direttori per oltre 340mila euro annui suonano davvero come uno schiaffo alla miseria), l’assessore comunale Braccialarghe (centrosinistra) e il suo omologo regionale Coppola (PdL) stanno lavorando insieme per formulare una nuova «superfondazione» per l’arte contemporanea, in sostituzione di Torino Musei la cui presidente, Giovanna Incisa Cattaneo, è scomparsa pochi giorni fa. Tale nuovo soggetto, che centralizzerà i servizi ottimizzandoli, sarà chiamato a nominare i direttori di GAM (Danilo Eccher sulla via della riconferma), del Castello di Rivoli e di Artissima, la fiera d’arte condotta da Francesco Manacorda, dimessosi per approdare alla Tate Liverpool. Dopo decenni di nomine totalmente appannaggio della sinistra (Teatro Stabile, Regio ecc...) i giornali locali spingono per concorsi pubblici, certo per evitare che la destra possa avanzare qualsiasi pretesa su ciò che tradizionalmente non le compete. Chissà che la nuova classe dirigente guidata da Cota non riesca a dimostrare di aver voltato pagina rispetto a quella destra indifferente alla cultura o, peggio, attaccata a personaggi espressione di un pensiero reazionario e inadeguato ai tempi.
Il colpo a sorpresa dell’autunno è targato MART, il museo di Rovereto, dove l’ha spuntata a sorpresa Cristiana Collu, 42enne “inventrice” del MAN di Nuoro, che ha aperto nel 1999 offrendogli una credibilità nazionale nonostante l’infelice posizione geografica. Certo la mission in Trentino è molto diversa, poiché il precedente direttore Gabriella Belli (neo-responsabile dei Musei Veneziani) si è indirizzata verso mostre blockbuster dedicate a un ampio pubblico pur nel rispetto filologico. A pochi chilometri, per un museo che cambia testa, un altro che sta per chiudere. La Galleria Civica di Trento, diretta da un paio d’anni da Andrea Viliani, si è gradatamente spenta e non è certo la contrazione delle risorse un buon motivo per approntare un programma talmente elitario da risultare ostico persino agli addetti ai lavori.
Mentre Marco Bazzini ha appena ottenuto la conferma fino al 2013 alla direzione del Centro Pecci di Prato che il prossimo anno presenterà l’ampiamento degli spazi affidato agli olandesi NIO architecten, resta da decifrare la strategia romana rispetto al posizionamento dei due musei nuovi di zecca che non sembrano finora aver sciolto i dubbi sulla propria identità. Certo è che il MACRO, appena affidato a Bartolomeo Pietromarchi, si sta trasformando in fondazione molto attiva sul territorio, con un pool di curatori, tra cui Marco Delogu esperto in fotografia, già uomo chiave dell’ex sindaco Veltroni, fatto che evidentemente non turba l’assessore capitolino di centrodestra. Chi non ha ancora una guida precisa e proprio il MAXXI, paradossale per l’unico museo di Stato del settore che proprio non riesce a decidere cosa vuol diventare. Il curatore Carlos Basualdo è impegnato a Filadelfia, e dispiace assistere alla fuga di cervelli, come il citato Manacorda in Inghilterra, Massimiliano Gioni al New Museum di New York, Francesco Stocchi e Lorenzo Benedetti in Olanda, a dimostrazione che i nostri giovani curatori cominciano a vantare curricula di livello internazionale.
La «patata bollente» di questi giorni è però il MADRE di Napoli, condotto da Eduardo Cicelyn per sei anni e dimissionato dall’assessore regionale Miraglia. Una direzione travagliata fin dall’inizio: uomo di Bassolino, Cicelyn è stato capace di portare grandi nomi sotto il Vesuvio, ma è stato altresì accusato di aver speso fortune oggi inammissibili, ignorando la realtà territoriale sempre viva e pulsante. La polemica riguarda però l’incarico «a tempo indeterminato» che di fatto blinda Cicelyn alla poltrona, con possibili strascichi giudiziari.

Già orfana del PAN, pressoché chiuso, Napoli si interroga non solo sul futuro di questo costoso contenitore, ma su tutta la politica culturale, in bilico tra la Regione alla ricerca di un’alternativa credibile e il sindaco che ha individuato tra i suoi referenti il cantautore Roberto Vecchioni. La mancanza di originalità e la scarsa lungimiranza, in Italia, sono «qualità» decisamente bipartisan.

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