I piccioni sporcano tutto E il sindaco di Tarquinia dà la licenza di ucciderli

Licenza di uccidere a Tarquinia. Un’ordinanza del sindaco, emessa per contrastare l’inquietante assedio, consente alla cittadinanza l’uso delle maniere forti contro i pennuti

I piccioni sporcano tutto 
E il sindaco di Tarquinia 
dà la licenza di ucciderli

Tarquinia - I piccioni sporcano? Bisogna sparargli, parola di sindaco. Licenza di uccidere a Tarquinia, storico Comune della Tuscia viterbese da anni letteralmente bersagliato dal guano di migliaia di pennuti annidati sui sottotetti del centro. Un’ordinanza del sindaco Mauro Mazzola, emessa per contrastare l’inquietante assedio, consente alla cittadinanza l’uso delle maniere forti contro i pennuti.

Il documento, emanato da pochi giorni, oltre a ordinare la somministrazione di mangime antifecondativo, di tappare buchi e feritoie, di rimuovere deiezioni e carcasse di animali, consente, in poche parole, l’abbattimento con armi da fuoco dei volatili incriminati. Le regole dettate sul documento, però, sono rigide: solo i "soggetti abilitati, in possesso di regolare licenza di caccia e porto d’armi", possono intervenire per limitare gli odiati pennuti denunciando alle varie associazioni venatorie il numero dei capi abbattuti e le zone, agricole, in cui sono avvenuti. Non tutti gli abitanti, però, hanno preso alla lettera le indicazioni dell’amministrazione comunale e del sindaco "sceriffo". Chi si è armato di petardi e mortaretti, chi di pistole e fucili ad aria compressa. Chi ha rispolverato, infine, il vecchio archibugio dei nonni o la doppietta del papà.

Parola d’ordine: morte ai piccioni.

"Di notte si sentono spari ed esplosioni ovunque", racconta Ettore, 53 anni, residente in pieno centro cittadino. Tanto che giovedì scorso qualcuno ha chiamato il 113. "Correte, si stanno ammazzando proprio sotto casa del sindaco". Le volanti del vicino commissariato accorrono in via Enrico Berlinguer: le segnalazioni, del resto, sono inquietanti. I poliziotti le pensano davvero tutte: una guerra fra bande scoppiata per il controllo della piazza, una faida fra immigrati clandestini, un regolamento di conti fra boss in trasferta. Eppure la cittadina è tranquilla, pochi i fatti di cronaca. Appena gli agenti giungono sul posto la situazione torna immediatamente sotto controllo. "Era solo una banda di ragazzi che ha acceso dei raudi per spaventare i piccioni” sogghigna un residente svegliato dalle sirene di polizia. Il primo cittadino, dal canto suo, spiega di essersi “limitato ad assecondare la volontà della gente. Gli abitanti non ne possono più di questa situazione. Sui tetti del centro storico si annidano a decine. Dunque l’ordinanza nasce da esigenze igienico-sanitarie, il rischio di malattie trasmesse dai volatili è reale".

A chi lo accusa di usare metodi violenti Mazzola risponde che non ha ordinato alcuno sterminio di animali: "La mia ordinanza - sostiene il sindaco - è stata varata a tutela della salute, della gestione e del contenimento del numero di questi volatili, che tra l’altro ledono anche il nostro patrimonio architettonico". Vecchio problema quello degli stormi per il territorio di Tarquinia, ma non solo, tanto che ogni anno sindaco e giunta sono costretti a correre ai ripari. Nel 2010 il piano elaborato per il controllo numerico dei piccioni prevedeva la somministrazione di mangime antifecondativo, il divieto di alimentazione diretta e indiretta e la distribuzione di cibo avvelenato, oltre ai sistemi di schermatura (reti metalliche a maglie sottili) degli accessi ai siti per la nidificazione, l’installazione di dissuasori sui punti di posa (cornicioni, terrazzi, pensiline, davanzali) e la rimozione di ogni rifiuto prodotto dai colombi.

Provvedimenti dichiarati fin troppo leggeri, poco efficaci, nonostante le proteste delle associazioni animaliste, dall’Enpa, l’Ente nazionale per la protezione degli animali alla Lipu, la Lega italiana protezione uccelli. E allora fucili puntati in alto, pronti a fare fuoco per abbattere, è il caso di dirlo, il problema.

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