Sorprendente, inimitabile. E informatissimo, Carlo De Benedetti. Gli si fa una domanda e lui trova sempre la riposta giusta. Sa già come sarà lItalia dei prossimi anni, sa già persino che fine farà Berlusconi e quando e perché Berlusconi dovrà gettare la spugna. Quando il Cavaliere dovrà fare un passo indietro. Anzi, per usare le sue precise parole di vaticinatore, quando lattuale premier «sarà costretto a fare un passo indietro». Parole illuminanti e illuminate quelle che lo «storico» nemico del presidente del Consiglio (massì, lo stesso che, con la vicenda delloramai famigerato lodo Mondadori, è riuscito a soffiare alla Fininvest, con limprimatur dei giudici della Corte dAppello di Milano, oltre 560 milioni di euro) si è sentito in dovere di pronunciare in uno scambio di battute con i giornalisti, a Cuneo, a margine della commemorazione dei 50 anni della morte di Luigi Einaudi. Ascoltiamo le sue parole: «Mi pare evidente che questo governo sia a fine corsa ma se mi si chiede se Berlusconi farà un passo indietro, conoscendolo, la mia risposta è no. Se mi si chiede se sarà costretto a farlo, la mia risposta è sì, che lo farà». Affermazione sibillina, o profetica? Messaggio in codice o segnale trasversale? Che cosa sa Carlo De Benedetti, più di quanto non sappia il resto del popolo italiano, compreso, probabilmente, lo stesso Silvio Berlusconi? Che cosa sta per capitare o magari per venire recapitato al premier, chissà forse ancora una volta da certi scalpitanti magistrati o da certi amici degli amici che, magari, un giorno, hanno fatto una foto assieme al premier ed ora sono desiderosi di incastrarlo? «Il nostro Paese - ci ha spiegato ancora De Benedetti - si trova in una situazione assolutamente difficile, cè la necessità che qualcosa venga cambiato perché quello che è avvenuto fino adesso, al di là della crisi mondiale, ha caratteristiche peculiari che riguardano lItalia e non gli altri Paesi europei. Non ci si può nascondere dunque dietro alla crisi internazionale». Secondo Carlo De Benedetti le forze in grado di cambiare lattuale situazione sono i cittadini «lo dimostra il successo registrato dai referendum, quelli dei mesi scorsi e il milione e 200mila firme raccolte in pochi giorni per lultimo referendum sulla legge elettorale». In buona sostanza, una lezione di stile e di strategia politica che non è sfuggita al portavoce del Pdl, Daniele Capezzone («Le parole De Benedetti spiegano, ancora una volta, a tutti che è stato ed è in campo un partito di Repubblica, con tanto di indicazione di obiettivi e nemici politici. E che la sinistra italiana sta a rimorchio e prende diligentemente nota di queste indicazioni»). E nemmeno al presidente dei deputati Pdl, Fabrizio Cicchitto, che ha rintuzzato De Benedetti a proposito delle accuse mosse anche alla Fiat per la sua uscita da Confindustria: «Da che pulpito viene la predica. Cosa ha dato De Benedetti allItalia? Ad Ivrea ancora ricordano cosa ha fatto De Benedetti della Olivetti, cioè di un fiore allocchiello dellindustria italiana sul terreno dellalta tecnologia».
E nel «valzer dei passi indietro» a cui in tanti sembrano accodarsi, come non ricordare le affermazioni fatte ieri in unintervista a Repubblica da Pier Ferdinando Casini, altrettanto sintomatiche, anche se un filo meno sibilline di quelle di De Benedetti: «Lunica cosa credibile che possa fare Berlusconi è farsi da parte: non certo per andare in esilio, ma per concorrere in modo diverso alla vita democratica». E al riguardo il leader dellUdc invita «le forze più serie di destra e sinistra a farsi carico di un governo di responsabilità nazionale». Casini si dice «allibito» e «sorpreso» ogni giorno che passa: «Lunità dei moderati - ha tenuto aggiungere - è un tema suggestivo, ma dubito fortemente che Berlusconi labbia a cuore. Come può non pensare che è proprio lui, dopo aver spaccato il fronte dei moderati, lostacolo maggiore? È lui che ha cacciato lUdc dalla sua maggioranza, è lui che ha emarginato le figure più moderate e autorevoli allinterno del Pdl. Alfano, è animato da buone intenzioni ma il premier dovrebbe dargli sul serio ali per volare».
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