Il futuro del settore immobiliare lombardo? È in mano agli immigrati. In virtù degli imponenti flussi migratori sia dall’estero che dal sud del nostro Paese che interesseranno la Lombardia, la domanda abitativa aumenterà enormemente tra il 2009 e il 2015, portando la richiesta annua a 42mila unità. Potenzialmente, dunque, una boccata d’ossigeno per l’asfittico mercato immobiliare regionale e meneghino, almeno secondo le previsioni avanzate da Ance Lombardia nel «Rapporto sul mercato immobiliare lombardo tra scenari della domanda e modelli dell’offerta», presentato ieri nell’ambito dell’Eire.
La crisi economica ha fatto perdere alle compravendite del settore edilizio lombardo nel 2008 il 16% del valore registrato l’anno precedente, portandolo a 31,4 milioni di euro. Il quadro milanese rispecchia quello regionale, con un calo del numero delle compravendite immobiliari del 13,1% e con una riduzione imputabile prevalentemente al settore residenziale, che è sceso nel 2008 a 12,9 miliardi (-15,2% di valore rispetto all’anno precedente). Milano segna anche uno dei cali più consistenti nei prezzi delle abitazioni tra tutti quelli registrati nelle diverse province lombarde. Nel primo semestre del 2009 la perdita è stata mediamente del 9,3% rispetto all’anno scorso, ennesimo dato negativo che segue il -7,2 del 2008, il -1,4% del 2007 e il 0,5% del 2006.
Il calo dei prezzi, a Milano come nelle altre province, interessa soprattutto il mercato degli immobili usati e quelli di fascia medio-bassa, mentre tengono, almeno per il momento, i valori degli immobili di pregio e quelli delle nuove costruzioni. «Per fronteggiare la situazione - spiega Luigi Colombo, presidente di Ance Lombardia - a Milano come nel resto della regione, è fondamentale avviare un’azione imponente di demolizione e recupero delle vecchie abitazioni. E questo per portare anche i vecchi edifici a livelli qualitativi elevati. Dalla nostra indagine vediamo infatti che il mercato di qualità continua a tenere». Questo significa che, se per le nuove costruzioni, si applicano principi di ecosostenibilità, la stessa logica deve essere adottata per la ristrutturazione delle abitazioni già esistenti e datate. «Per qualità - continua Colombo - intendo soprattutto risparmio energetico e qualità dei prodotti. Queste due variabili diventano imprescindibili per la prospettiva di un mercato edilizio che intenda risollevarsi dalla crisi».
Certo, la qualità deve essere «a portata di tasca», sia per le diffuse difficoltà economiche, che per la prospettiva di una crescita del mercato generata soprattutto dalla domanda degli immigrati. «Qualità non significa costi elevati o inaccessibili. Si tratta di fissare standard qualitativi imprescindibili e poi, intorno a questi, modulare l’incidenza dei costi di realizzazione delle opere. Insomma, bisogna creare una qualità certa e diffusa a costi accessibili a ogni tipo di tasca».
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