I primi 100 giorni di Alemanno tra emergenze e discontinuità

Cento giorni da sindaco di Roma. Un traguardo che Gianni Alemanno, proclamato primo cittadino il 30 aprile scorso, raggiungerà domani. E l’occasione per fare un primo bilancio della sua «rivoluzione conservatrice» per Roma - così Alemanno ha definito la sua amministrazione nel giorno del giuramento in consiglio comunale.
Prima di tutto i fatti: in questi cento giorni sono state partorite circa 150 delibere di giunta e messi sul tavolo temi forti. La nomina a commissario straordinario per l’emergenza bilancio, la firma del nuovo patto per Roma sicura, i provvedimenti contro il bivacco e per il decoro urbano, la cancellazione della notte bianca, la nomina di Gianluigi Rondi alla presidenza della Festa del cinema al posto di Goffredo Bettini, la sospensione delle strisce blu - la cui nuova regolamentazion per la verità ha subìto più di uno stop - e il posticipo dalle 21 alle 23 della Ztl notturna, l’intenzione di creare una commissione bipartisan sul calco della francese Attali.
Naturalmente di tenore assai diverso i commenti su questi primi cento giorni. Per il centrodestra il bilancio è senza dubbio positivo. «I primi 100 giorni della giunta Alemanno sono stati un esempio di serietà e sobrietà. Il sindaco ha dato un forte segnale di discontinuità con le passate amministrazioni, procedendo con rigore e concretezza nella risoluzione dei problemi. Ha avuto il merito di aver interessato il governo nazionale sul buco nel bilancio del Comune di Roma e, soprattutto, ha risposto al bisogno di sicurezza dei cittadini», dice Gianni Sammarco, deputato del Pdl e vicecommissario di Roma di Forza Italia. «È stato fatto più in tre mesi di giunta Alemanno che non nei quasi sette anni di Veltroni», dicono sicuri Dario Rossin e Federico Guidi, rispettivamente capogruppo del Pdl in Campidoglio e presidente della commissione comunale bilancio. I due sottolineano in particolare il «segnale forte» dato «alla città con concretezza e visibilità» in tema di sicurezza.
Negativo invece il giudizio di Luciano Ciocchetti dell’Udc: «Un uomo solo al comando e una città bloccata in cui si sono fatti solo interventi di facciata». «Il vero punto negativo riguarda le politiche sociali. Con la scusa del buco di bilancio sono stati tagliati fondi ai servizi sociali e tutto ciò è ricaduto sulle persone più povere», fa notare Maria Gemma Azuni, capogruppo del gruppo Misto al Comune di Roma. Infine sono almeno tre i motivi di delusione secondo il consigliere del Pd Angelo Marroni: «Si è continuato a respirare un clima da campagna elettorale; non ci sono stati provvedimenti amministrativi degni di nota ma solo atti di carattere propagandistico come ad esempio l’ordinanza anti-borsone; infine si è registrata qualche confusione, come nel caso delle strisce blu».

«Le parole di Marroni e Azuni sono pretestuose e prive di ogni fondamento, denotano irresponsabilità e rischiano di lanciare un allarme sociale immotivato e pericoloso», la risposta dell’assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma, Sveva Belviso.

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