I tesori della Provincia da Tiepolo ai futuristi

«Centocinquanta anni di opere e arte» si intitola il volume che la Provincia di Milano ha voluto dedicare ai suoi «tesori»: Il volume, realizzato in occasione del 150° anniversario dell’Unità, è interessante perché, se da un lato rimanda alla mostra omonima tenutasi allo Spazio Oberdan, dall'altro delinea l'idea della Provincia come museo permanente: la sede di rappresentanza milanese di palazzo Isimbardi, per esempio, è visitabile, previo appuntamento, insieme alle sue opere (tra le altre, i magnifici affreschi del Tiepolo o la Madonna cinquecentesca di Bernardino Campi). Questo corpus si affianca a un insieme di quadri, sculture, mobili e oggetti che nel corso di quest’ultimo secolo e mezzo concorrono a raccontare la storia del rapporto fra l'istituzione amministrativa e la vita culturale italiana su cui vale la pena brevemente soffermarsi.
Scandito in tre sezioni, il volume, riccamente illustrato, racconta infatti l'Ottocento in provincia, l'arte italiana nella prima metà del Novecento, e infine quello che si suole definire il «Novecento alternativo», ovvero l'acquisizione, fra gli anni Venti e Quaranta del secolo scorso, di un certo numero di opere che andavano in realtà a recuperare la tradizione precedente, piuttosto che inseguire gli sperimentalismi di quel particolare momento storico.
Così, la collezione pittorica della Provincia vede il futurismo di Fillia, Munari, Depero e Prampolini, nonché le opere di Carrà, Usellini De Grada, convivere con Bellotti, Roberto Borsa, Antonio Discovolo, Anacleto Margotti, fautori di una sorta di ritorno all'ordine pre-moderno, neo naturalista e post-scapigliato. E ancora, i primi come i secondi convivono con i Lilloni, i Novello, i Palazzi, ovvero artisti novecenteschi difficilmente riconducibili a un unico movimento o corrente pittorica.
Ciò è dovuto al fatto che, nel corso della sua storia artistica, la Provincia ha operato delle scelte che tenevano conto di una serie di elementi non necessariamente riconducibili al gusto del tempo o della critica. In alcuni casi, infatti, ci si muove in un'ottica di sostegno e di riconoscimento per autori la cui grandezza non era stata suffragata da un successo di pubblico; in altri a opere che in qualche modo richiamavano un elemento lombardo; in altre ancora ad acquisizioni che suonassero come il riconoscimento di nuove modalità espressive senza che questo significasse aderire in toto alla realtà artistica in esse rappresentata.


Di particolare interesse, inoltre, sono i due fondi fotografici conservati nel Museo di Fotografia contemporanea di Villa Ghirlanda: quasi ottomila immagini che rappresentano una vera e propria mappatura del territorio, a opera di maestri dello scatto quali Berengo Gardin, Luigi Ghirri, Gabriele Basilico, Pepi Merisio, Mimmo Jodice. Buon viaggio in Provincia.

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