L'estate si avvicina e cresce la voglia di abbronzarsi, di dire arrivederci al colorito pallido e spento dell'inverno. Ma attenzione a non esagerare, a non prendere le dovute precauzioni, perché i pericoli per la nostra pelle sono dietro l'angolo. Oltre ai danni noti dell'esposizione diretta ai raggi solari, uno studio recente a cura dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha dimostrato che l'utilizzo di lampade abbronzanti prima dei 35 anni aumenterebbe del 75% il rischio di sviluppare il melanoma, il tumore maligno più aggressivo tra quelli della pelle. Secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità ogni anno in Italia si registrano 10 nuovi casi ogni 100mila uomini, 9 ogni 100mila donne con conseguenze fatali per 5 abitanti su 100mila. Percentuali in progressivo aumento, con una forbice annua che oscilla tra il 3% e il 7%: valori superiori a qualsiasi altro tipo di tumore, con la sola eccezione di quello al polmone nelle donne.
Insomma, il tema non va preso alla leggera. I letti e le cabine solari usano raggi Uva, che sono in grado di farci abbronzare senza scottature, ma amplificano i pericoli di sviluppare tumori e inducono un precoce invecchiamento cutaneo. Non va meglio scegliendo la classica esposizione al sole: i raggi ultravioletti sono dannosi per l'epidermide e più cattivi a causa della riduzione dello strato d'ozono. «Tuttavia ciascuno può ridurre significativamente il rischio di sviluppare un melanoma evitando di esporsi al sole tra le 11 e le 15 e usando un filtro solare con fattore schermante alto», come ricorda Ketty Peris, direttore della Clinica dermatologica universitaria dell'Aquila. Fondamentale è indossare indumenti adeguati, vestiti a trama fitta di colore chiaro e proteggere i bambini.
Contro il melanoma un ruolo chiave lo svolge la prevenzione: le persone a rischio (i principali fattori sono genetici) dovrebbero andare dal dermatologo almeno una volta l'anno e controllarsi bene allo specchio ogni 2-3 mesi, ricorrendo ad un consulto medico in caso di anomalie.
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