I Vaticani fanno 500 e festeggiano con un anno di eventi

Laura Gigliotti

L’inizio ufficiale delle raccolte pontificie si fa risalire al 14 febbraio 1506, cinquecento anni fa esatti, giorno in cui per iniziativa di Giulio II della Rovere il Laocoonte viene esposto nel giardino interno del Palazzetto del Belvedere di Innocenzo VIII. Un altro della Rovere, Sisto IV, creatore della Biblioteca Vaticana e della Cappella Sistina, con la donazione alla municipalità di Roma nel 1471 dei bronzi antichi aveva dato avvio al primo museo del mondo, il Museo Capitolino. A raccontare il ritrovamento del Laocoonte in una vigna presso Santa Maria Maggiore sotto sei braccia di terra è il figlio di Giuliano da Sangallo, Francesco, che va a vederla «in groppa» al padre e insieme a Michelangelo. Il pontefice, che non vuole che la «mirabile statua di marmo» vada in mano ad altri, la acquista ponendola accanto ai cimeli antichi di sua proprietà già nel Belvedere, vera culla dei Musei Vaticani, che si arricchisce di altri capolavori: l’«Apollo del Belvedere», la «Venus felix», l’«Ercole in lotta con Anteo» e poi delle statue del Nilo, del Tevere, dell’Arianna e del famoso Torso del Belvedere tanto ammirato da Michelangelo. È solo l’inizio di una grande storia che il Vaticano celebra con una serie d’iniziative culturali annunciate ieri dal direttore dei Musei Francesco Buranelli e dal cardinale Szoka del Governatorato della Città. Apre le manifestazioni il 16 marzo il nuovo allestimento del Museo Cristiano istituito alla metà del ’700 da papa Benedetto XIV Lambertini per accogliere gli oggetti ritrovati nella prima metà del ’700 nelle catacombe. Il 20 giugno aprono le sezioni Cina, Giappone, Corea, Tibet e Mongolia del Museo Missionario Etnologico fondato nel 1926 da Pio XI e allestito fino al 1936 nel Laterano. In mezzo, il 27 aprile, la presentazione del restauro della Sala dei Misteri dell’Appartamento Borgia, capolavoro di Pinturicchio. «L’inizio di un'impresa che richiederà ancora molti anni», dice Buranelli. Si tratta di «dipinti murali e non affreschi», una tecnica che non ha riscontro in altri cicli pittorici.
In autunno l’apertura di un nuovo settore della necropoli romana lungo la Via Triumphalis, riportata alla luce tre anni fa in occasione dei lavori per il parcheggio di Santa Rosa. Un’area archeologica di circa 500 mq con un sepolcreto intatto della Roma imperiale, tombe che vanno dal I secolo a.C. al III d.C. e che sarà possibile visitare per gruppi. «Ci si immerge in una realtà archeologica che non ha pari a Roma», dice Buranelli. Chiude le celebrazioni, a novembre nella sala polifunzionale, la mostra sul «Laocoonte. Alle origini dei Musei Vaticani», seguita da un convegno internazionale sull’identità del museo e la sua funzione che riunirà i responsabili dei maggiori musei del mondo.
Tempo di anniversari ma anche di consuntivi per i Vaticani: 400 dipendenti, un bilancio di circa 40 milioni di euro, «sufficienti per mantenere il museo, ma non per i restauri», dice il cardinale Szoka.

Il vero nodo resta quello delle file agli ingressi: ogni giorno i Vaticani sono visitati da 12-14mila persone e malgrado l’ingresso di 35-39 e l’apertura anticipata dalle 8,45 alle 8, servono soluzioni: dal concorso d’idee lanciato dal Comune per un passaggio dall’area di piazza Risorgimento ai Musei, alla possibilità di prenotazione e prevendita, nessuna idea è scartata.

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